Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

mercoledì 10 novembre 2010

Wu Wei: il non-agire

Di fatto, ogni volta che la mia azione è volontaria, ogni volta che cerca di «imporre il mio io» andando controcorrente rispetto al corso naturale delle cose, essa dipende dall’Uomo o da ciò che i taoisti chiamano wei (l’agire che forza la natura). Quando l’azione va nel senso delle cose, quando si lascia portare dalla corrente, come il nuotatore che segue il dao dell’acqua senza cercare di imporvi il suo io, essa dipende da ciò che è naturale (ossia dal Cielo o dal Dao) ed è quello che i taoisti chiamano 无为 wu wei (letteralmente il «non-agire», ma meglio «l’agire che aderisce alla natura»). Tutto ciò che nell’uomo è volizione, costruzione, istituzione di distinzioni, non rappresenta che la parte periferica del suo essere: soltanto quando la lascia cadere, l’uomo ritrova il suo proprio centro. Ma cerchiamo di capire meglio cosa si intenda davvero per «non-agire».: il Lao Zi parte dalla constatazione assai semplice, che la forza finisce sempre per ritorcersi contro se stessa:

Non cercare di primeggiare con le armi,
perché primeggiare con le armi chiama risposta.
(Lao Zi,30)


Colui che agisce distruggerà,
Colui che prende perderà
Il Santo, non agendo su nulla, nulla distrugge,
Non impadronendosi di nulla, nulla ha da perdere
(Lao Zi,64)

Così dunque il non-agire cerca di spezzare il cerchio della violenza, assorbendo l’aggressione, astenendosi dall’aggredire di rimando. Per esemplificare il paradosso il Lao Zi fa ricorso alla metafora dell’acqua.

L’uomo del bene supremo è come l’acqua: l’acqua, benefica a tutti, di nulla è rivale.
Essa ha dimora nei bassifondi, da tutti disdegnati, ed alla Via è assai vicina.
Niente al mondo è più cedevole e più debole dell’acqua
Ma per intaccare ciò che è duro e forte, niente la supera
Niente potrebbe prenderne il posto
Che la debolezza vince la forza
E la mollezza vince la durezza
Non vi è nessuno sotto il Cielo a non saperlo
Benché nessuno lo sappia mettere in pratica.
(Lao Zi,78)

4 commenti:

  1. Ciao,
    Un bell'articolo !!

    Di chi è la traduzione del capitolo 78 del DDJ in fondo all'articolo?

    Ti risulta inoltre che si tratti di due frasi tratte da due capitoli diversi anziché uno?

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  2. Ho letto varie versioni del DDJ: tutto sommato quella che preferisco è
    TAO TE CHING (ED Adelphi,a cura di Duyvendak)
    Pare che recenti scoperte archeologiche abbiano rimesso in discussione la sequenza dei capitoli...nessuno riuscirà (secondo me) a capire cosa voleva dire VERAMENTE il buon Lao Zi.
    per me quello che conta è cosa le sue parole, riportate dai sinologi, dicono OGGI alla nostra mente...
    Per quanto riguarda la seconda domanda: in effetti ho mescolato frasi del cap 70,43 e 78...
    suonavane bene assieme! a presto!

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  3. Ciao,
    Infatti la traduzione del Duyvendak è particolarmente bella.
    Hai letto quella da poco uscita di Augusto Sabbadini (Ed. Urra)?
    Non solo la traduzione è ottima, ma ci sono ottimi commenti e soprattutto c'è il testo originale cinese con la traduzione di ogni singolo ideogramma !!

    Infine riguardo te, sei uno studioso del Taoismo? Pratichi qualche disciplina?

    A presto

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  4. grazie per la segnalazione: me lo procurerò sicuramente. Mi interessa molto anche il testo originale (ho studiato un po' di cinese e mi piace "controllare" le traduzioni, anche se sicuramente non sono un sinologo!)
    Si, studio il taoismo da molti anni: è una visione del mondo che mi convince.
    Mi piace in generale il pensiero orientale: lo trovo un ottimo "complemento" al modo di pensare occidentale.
    La mia pratica? Quando ci riesco, mangio quando ho fame e dormo quando ho sonno!
    ciao!

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