Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

Visualizzazione post con etichetta buddhismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta buddhismo. Mostra tutti i post

giovedì 2 aprile 2015

Sul monte Wutai si venera la Saggezza





Il Monte Wutai (五台山 Wǔtái Shān), situato nella provincia cinese dello Shanxi,  è uno dei quattro monti sacri del Buddhismo cinese. Il suo retaggio culturale comprende 53 monasteri sacri, inclusi tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO 2009.

In Cina ci sono 9 montagne sacre: 5 Taoiste e 4 Buddhiste, disseminate sul territorio secondo regole precise. I monti sacri sono generalmente di difficile accesso, ma sono molti i cinesi che intraprendendo il pellegrinaggio per visitarli: ne rimangono affascinati e atterriti, ma allo stesso tempo spinti da una curiosità intellettuale e spirituale.

In cinese «andare in pellegrinaggio» si dice 朝圣进香 (cháo shèng jìn xiāng) che significa letteralmente «presentarsi al sacro offrendo l’incenso» come lo si fa davanti ad un antenato o a un sovrano. Molto spesso, nei loro giri, i pellegrini usavano visitare diverse montagne. Il più conosciuto di questi «giri» è quello delle «quattro montagne celebri» del buddhismo cinese (四大名山sì dà míng shān) tutte dedicate ai dei bodhisattva, cioè a quegli esseri illuminati che hanno rinunciato alla loro liberazione per la salvezza di tutti
Ricordo che gli altri tre monti sacri sono:

Il Monte Emei (峨嵋山 Éméi Shān) nella provincia di Sichuan (3099 metri), consacrato al culto di Samantabhadra (Puxian)

Il Monte Jiuhua, (九华山 Jiǔhuá Shān) nella provincia di Anhui (1342 metri), casa madre del sovrano dei morti che è Ksitigarbha (Dizang)

Il Monte Putuo, (普陀山 Pǔtúo Shān) nella provincia di Zhejiang (297 metri), centro dei devoti di Avalokitesvara (Guanyin)

Wutai Shan (Il Monte delle Cinque Terrazze) prende il nome dalla sua strana topografia, composta da cinque picchi arrotondati (nord, sud, est, ovest, centrale), di cui quello settentrionale, chiamato Beitai Ding  è il più alto, nonché punto più alto della Cina settentrionale (3058 m s.l.m.).
Il Wutai Shan è uno dei siti più antichi di diffusione del buddhismo in Cina; come centro religioso data dal regno dell'imperatore Ming Di (58-75 d.C.) quando, secondo una leggenda, un monaco indiano giunse al monte ed ebbe una visione nella quale incontrò Buddha Manjusri. E fu così che a somiglianza delle altre montagne sacre al buddhismo - dedicata ognuna a un bodhisattva particolare -  Wutai Shan fu dedicato a Manjusri (noto anche come Buddha Wenshu, 文殊).


Manjushri, (che significa "Dolce Gloria" ) è uno dei più importanti bodhisattva: è definito il principio della saggezza di tutti i Buddha, ed è considerato il Bodhisattva della Consapevolezza. La sua figura acquisisce rapidamente notorietà in India, ma anche in tutti i paesi toccati dal Mahayana, e la sua popolarità è confermata da numerose leggende. Nel suo aspetto più consueto è raffigurato come un adolescente dai capelli annodati in cinque crocchie, seduto a gambe incrociate, con una spada fiammeggiante nella mano destra (che serve a recidere il velo dell'Illusione e delle apparenze, ed è l'emblema della Prajna, la "Suprema Conoscenza", e nella sinistra lo stelo di un loto blu (Uptala), sormontato dal volume della Prajnaparamita, che è la esposizione del Buddha sulla sapienza trascendente che si può raggiungere attraverso la realizzazione della vacuità (shunyata).
Nella iconografia buddhista cinese Wenshu viene tradizionalmente mostrato come un bodhisattva maschio, a cavallo di un leone, che tiene in una mano o uno scettro o una spada e nell’altra un rotolo. Lo scettro è simbolo di buon auspicio e dell’ottenimento dei desideri, mentre la spada rappresenta la potenza della saggezza trascendente che spezza l’ignoranza e le visioni erronee e il rotolo rappresenta il sutra Prajnaparamita. Il leone su cui Wenshu siede rappresenta, se di colore d’oro, la nobile maestà della saggezza trascendente, mentre se è di colore verde o blu è simbolo della mente selvaggia che viene addomesticata dalla saggezza.

Si dice che il bodhisattva si manifesti spesso sulla montagna, assumendo la forma di pellegrini, monaci o, più raramente, di cinque nuvole colorate. La festa di Wenshu si celebra il IV giorno del IV mese lunare.

Il Wutai è stato il primo dei quattro monti  ad essere riconosciuto come monte sacro. Avvenne sulla base di un passaggio dell'Avatamsaka Sutra (Húayán jīng; 華嚴經), che descrive i luoghi di culto di molti bodhisattva. In questo capitolo, si dice che Manjusri si trova su una «montagna fresca e pura» nel nord-est. Questo gli ha fatto meritare il soprannome di清涼山Qīngliáng Shān.

All'epoca dei Wei settentrionali, Wutai Shan era un prospero centro buddhista, così importante da essere raffigurato su un affresco nelle grotte di Dunhuang a Gansu. Il monte raggiunse il massimo della popolarità sotto la dinastia Tang, epoca in cui si raggiunse la cifra di oltre duemila templi disseminati sulle sue cime, nei quali i monaci si dedicavano allo studio dell'Avatamsaka sutra. Il numero dei templi diminuì nel tardo periodo Tang, quando il buddhismo fu perseguitato, ma la montagna godette di una seconda giovinezza sotto la dinastia Ming, grazie al favore imperiale. L'imperatore Kang Xi la visitava di frequente. Nel XV secolo, in zona andò a predicare il fondatore della setta tibetana dei Berretti gialli, che sosteneva il rigore e l'austerità contro la dottrina più blanda della precedente setta dei Berretti rossi.


Della quarantina di templi rimasti, buona parte si trova nel villaggio monastico di Taihuai, situato in una depressione circondata dalle cinque sacre vette. La zona, per la sua difficile accessibilità, è sempre stata abbastanza al riparo dagli eccessi del periodo maoista, per cui molti templi sono usciti indenni Rivoluzione Culturale. Oggi paradossalmente la situazione si è rovesciata: gli speculatori hanno prestato attenzione al richiamo di Jiang Zemin di "rendere famoso il Wutai" (un ordine che da allora è affisso accanto all'immagine del presidente su un cartellone gigantesco all'ingresso di Taihuai), cominciando a costruire ville imponenti nella valle. Lo stesso ha fatto la sezione locale del Partito che ha costruito un monumento a Mao Zedong, e oggi un busto in ceramica di quell'ateo impenitente troneggia nel cuore del tempio principale. Grazie al miglioramento della rete stradale, e possibile raggiungere Taihuai in sole cinque ore da Datong o da Taiyuan. I templi sono tutti attivi, per cui è normale vedere monaci dalla testa rasata e in vesti arancioni e marroni che officiano cerimonie esoteriche o girano intorno agli stupa. Purtroppo, sta diventando normale anche vedere gruppi turistici stranieri e cinesi sbarcati dai pullman che si ammassano ad osservarli.




Il Tempio Tayuan (Tayuan Si), riconoscibile per la grande pagoda bianca a forma di bottiglia, fu costruito durante la dinastia Ming ed è il più imponente tempio di Taihuai. La pagoda, alta 50 m e in stile tibetano,  è il simbolo del villaggio. La sua guglia bianca a forma bulbo, collocata su un'ampia base quadrata, s'innalza sopra i tetti grigi, mentre, quando c'è forte vento, il rintocco dei 250 campanelli appesi al tetto in bronzo si sente in tutta la cittadina. Le molte pagode di questo stile sul Wutai - di cui questa è la più grande - testimoniano l'importanza del monte per il lamaismo tibetano e mongolo, rappresentato anche dagli alti pali in legno con cappucci in bronzo che si vedono entrando in molti templi.


Dietro la pagoda fu costruita una biblioteca a due piani della dinastia Ming per custodire la bella, quanto strana, libreria girevole in legno, molto più antica del resto del complesso e ancora in uso. La libreria, a forma di torre esagonale è coperta da un tetto conico, sale al secondo piano attraverso il soffitto del primo e gira intorno a uno stretto perno dipinto a somiglianza di un fiore di loto. I 33 piani di scaffali, suddivisi in piccoli vani e dipinti a motivi ornamentali, custodiscono volumi di sutra, in tibetano, mongolo e cinese, fra cui un sutra Ming scritto con il sangue e altri con inchiostro fabbricato con pietre preziose polverizzate.



 A est del Tayuan Si si trova il Luohou Si, una ricostruzione Ming di un tempio Tang, degna di nota soprattutto per l'altare circolare ligneo del salone centrale, con un motivo a onde alla base che sorregge un grande loto in legno con petali mobili, che vengono aperti da un meccanismo sottostante per mostrare i quattro Buddha seduti al suo interno.


Lo Xiantong Si, sempre dietro al Tayuan Si, pare che risalga ai Han orientali (52 d.C.), ma il complesso attuale è in stile Ming e Qing. Tra le quattrocento sale, ce n'è una completamente in bronzo, con tanto di puntelli e cardini a imitazione di un raffinato lavoro in legno. Le pareti e le porte sono decorate a motivi animali e floreali verso l'esterno, mentre all'interno da file su file di minuscoli Buddha, insieme a un elegante Buddha Manjusri in bronzo seduto su un leone dal volto umano. Nel cortile centrale sorgono due pagode sempre in bronzo, la cui complessa decorazione comprende figure che cavalcano pesci e cavalli in mare e file di bodhisattva. Il tempio è noto anche per la raffinatezza della costruzione, che si ammira soprattutto nel Padiglione dello Splendore Incommensurabile, le cui gronde sono a imitazione di puntelli lignei. Il teatro all'aperto, di tanto in tanto, ospita rappresentazioni operistiche della compagnia itinerante dello Shanxi, in cui si può ammirare la gente del posto, vestita alla Mao, che canta le arie seguendo le parole proiettate su nastri di seta appesi.


Circa 2,5 km a sud di Taihuai si trova il vasto Tempio Nanshan (南山寺 Nanshan Si), costruito durante la dinastia Yuan, che offre un bel panorama sulla valle del Wutai Shan. Il tempio è composto da sette terrazze, divise in tre parti. I tre più bassi sono chiamati tempio Jile (极乐寺), i mediani sala Shande (善德堂) ed i superiori tempio Youguo (佑国寺), è ornato da affreschi che illustrano la storia del romanzo Viaggio in occidente.

Tra gli altri luoghi di interesse ricordiamo l'arco in marmo del Tempio Longquan (Longquan Si) e il Tempio Shuxiang (Shuxiang Si), che custodisce una statua del Buddha, alta 26 m, e sculture di 500 arhat. 

Accessibile da una scala in pietra di 108 gradini (il numero di grani del rosario buddhista), il Pusa Ding (Y5), un complesso Ming e Qing dove alloggiarono anche gli imperatori Kangxi e Qianlong, è situato su un colle al centro di Taihuai, in posizione ideale per contemplare la cittadina e organizzarsi un giretto.


Proseguendo verso sud, si arriva al Padiglione Wanfo, un tempo parte del Tayuan Si, che racchiude un gran numero di statue buddhiste e ha davanti due pagode in pietra in stile tibetano. Più a sud sorge lo Shuxiang Si (Y4) il più grande del Wutai Shan, un restauro Qing di un edificio Tang, notevole per il Buddha Manjusri bronzeo affiancato da cinquecento lohan.



mercoledì 11 marzo 2015

Il monte sacro dell’ isola Putuo: spiritualità e pragmatismo.



I mercati finanziari cinesi sono più attivi che mai e continuano a sorprendere: il Quotidiano del Popolo, lo storico giornale del partito comunista, da più di un anno  è passato dalla parte dei capitalisti quotandosi in borsa. Ma il fascino della Borsa ha ammaliato perfino i monaci buddisti: anche i monasteri della montagna di Putuo hanno deciso di quotarsi in Borsa.

Il Monte Putuo  è una delle quattro montagne sacre del buddismo cinese, dove ogni anno milioni di fedeli buddhisti si recano in pellegrinaggio per onorare la grande statua della dea della misericordia Guanyin. Ad alcune ore di viaggio in barca in direzione sud da Shanghai o un oretta in direzione nord da Ningbo  si trova l'isola di Putuoshan, che copre un'area di soli 12 kmq, ed è divisa dall’isola di Zhoushan, di dimensioni molto più grandi, da uno stretto canale. Il piccolo monte che sorge sull’isola (solo 300m) dai cinesi viene chiamato anche «la fatata terra degli Immortali». Indubbiamente è uno dei luoghi più incantevoli dell’intera Cina, dove al posto di automobili e grandi magazzini ci sono solo un mare azzurro che si stende all’infinito, spiagge sabbiose, colline lussureggianti e monasteri antichi, tutti elementi che rendono il posto ideale dove fuggire dal rumore, dal traffico e dall’inquinamento delle grandi città, e fare delle belle escursioni a piedi.



 In un Paese in cui il Partito Comunista accetta tutte le fedi religiose - purché sotto il controllo del governo - e cerca di soddisfare anche il bisogno di spiritualità sempre più diffuso tra i cittadini, l’iniziativa dei monasteri di Putuo sta provocando effetti paradossali. Gli alti dirigenti addetti alle questioni di culto fanno di tutto per smentire l’immagine  di una Cina spietata e materialista: “Quest’idea danneggia l’immagine della religione e offende la sensibilità dei fedeli - dice all’agenzia Xinhua Liu Wei, rappresentante dell’Amministrazione Statale Affari Religiosi- e se guardiamo a quello che succede nel resto del mondo, nessun luogo di culto è mai stato quotato sui mercati prima d’ora”. Secondo Liu Yuanchun, ricercatore che si occupa di buddismo per l’Accademia Cinese di Scienze Sociali, l’operazione potrebbe essere addirittura contro la legge: “Le norme stabiliscono che i siti storici, culturali e religiosi di proprietà dello Stato non possono essere impiegati per il business. Un tempio buddista è un bene pubblico che appartiene allo Stato, non ai manager del complesso turistico o al governo locale”. Non è la prima volta che in Cina un luogo religioso tenta la scalata ai mercati: tre anni fa i monaci del Tempio Shaolin - già accusati di aver trasformato la presunta culla del kung fu in una specie di Disneyland delle arti marziali - furono costretti a ritirare il progetto di esordio sulla Borsa di Shanghai, ma l’idea delle autorità dello Zhejiang sta entusiasmando i gestori di altri picchi sacri, come Wutai nello Shanxi e Jiuhua nell'Anhui, abbagliati dal miraggio di un boom di guadagni.
 Sono almeno mille anni che i pellegrini di religione buddista di tutta l'Asia nord-orientale vengono a Putuoshan, e circolano molte leggende che spiegano perché l’isola è al centro del culto di Guanyin, la dea della misericordia. Guanyin è il nome cinese della  figura del bodhisattva Avalokiteśvara, il bodhisattva della compassione: la sua popolarità è legata alla larga diffusione in Cina della traduzione del Sutra del Loto. L’origine di questa figura religiosa è tutt’oggi controversa, tuttavia la maggioranza degli studiosi ritiene  che sia stata originata dalle comunità buddhiste collocate ai confini nord-occidentali dell'India. Il nome deriva da Avalokita [colui che guarda] e iśvara [signore]: «Signore che guarda». Reso inizialmente da Xuanzang  il famoso pellegrino e traduttore cinese, come Guan Zi Zai (觀自在)  ovvero come «Colui che osserva con libertà», fu poi trasformato in Guanyin. Questa è una abbreviazione di Guan Shi Yin: guān (): termine cinese che rende il sanscrito vipaśyanā nel significato meditativo di «osservare, ascoltare, comprendere»; shì (): termine cinese che rende il sanscrito loka quindi la «Terra, mondo» ma originariamente riportava anche il significato di sasāra, il ciclo sofferente delle nascite, yīn (): termine cinese che rende numerosi termini sanscriti (come ghoa, ruta, śabda, svara, udāhāra) che significano suono, voce, melodia, rumore» e termini simili. Accanto a shì (), il doloroso sasāra, yīn () acquisisce il significato di "suono del doloroso sasāra" quindi di lamento, espressione della sofferenza. Quindi Guān Shì Yīn (觀世音) è «Colei che ascolta i lamenti del mondo», il bodhisattva della misericordia.
 Narra una leggenda che Guanyin era la figlia di un uomo ricco e crudele che ambiva per lei a un matrimonio di interesse, volto ad aumentare il prestigio sociale della famiglia. Ma Guanyin aveva altro in mente: desiderosa di raggiungere l’illuminazione spirituale, disobbedì al padre e fuggì, trovando rifugio in un tempio proprio nell’isola di Putuoshan, dove fin dall'inizio si fece apprezzare per il suo atteggiamento gentile e caritatevole. Tuttavia, tale fu l’ira di suo padre che, a causa del suo gesto, la fece uccidere. In virtù dei meriti acquisiti con le tante buone azioni compiute nella sua pur breve vita, a Guan Yin si erano schiuse le porte del Paradiso: ma mentre si accingeva a varcare i cancelli del Cielo, Guanyin udì un grido elevarsi dal di sotto. Era il grido di una persona che soffriva sulla terra, il grido dì qualcuno bisognoso del suo aiuto. In quel preciso istante, essa giurò di non abbandonare il mondo degli uomini fintanto che tutti, nessuno escluso, fossero stati liberati dal tormento e dal dolore. In seguito a questa promessa, Guanyin fu trasformata in una Dea. Oggi la dea è oggetto di grande culto, in quanto le viene attribuita la facoltà di guarire coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, proteggendo altresì madri e figli ridotti alla disperazione, e addirittura i marinai sorpresi dalla burrasca. 
 Secondo un'altra storia, infatti, il monaco giapponese Hui'e, stava tornando a casa sulla sua barca ma fu colto da una violenta mareggiata: devoto di Guanyin, chiese aiuto alla dea che gli fece trovare un riparo proprio a Putuoshan. Il monaco rimase a tal punto incantato dalla bellezza dell’isola che vi si stabilì e costruì un santuario dedicato a lei.
Numerose sono le famiglie cinesi che tengono una statuetta di Guanyin in un angolo tranquillo della casa; non di rado queste statuette raffigurano la Dea avvolta in un manto bianco, seduta su di un trono composto da un fiore di loto, mentre stringe fra le braccia un bambino piccolo. Fiori, frutta o incenso vengono deposti in segno di offerta al cospetto di questi templi domestici.
  Certo è che nel corso degli anni  sull isola sono stati edificati più di un centinaio di monasteri e santuari, con magnifiche sale e giardini. Ci fu un periodo in cui sull’isola si trovavano addirittura 4000 monaci, e nel 1949 la comunità buddista contava ancora 2000 persone. A quell’epoca le strutture secolari erano vietate sull’isola, popolata solo da religiosi. Nonostante le grandi distruzioni nel corso del tempo, molti dei tesori di Putuoshan sono sopravvissuti, e alcuni di essi sono conservati nel Museo provinciale dello Zhejiang di Hangzhou. In ogni caso, le opere di restauro continuano a buon ritmo. Attualmente sull’isola ci sono tre monasteri principali: Puji, il più antico e centrale; Fayu, sulle pendici meridionali; e Huiji, sulla cima. Ci sono anche diversi templi e monumenti minori. Molte persone vengono qui con l’intento specifico di chiedere dei favori alla dea, spesso inerenti alla nascita di figli e nipoti. All’arrivo sull’isola è d’obbligo pagare una tassa che varia da estate a inverno, 160/140¥. [e qui si comincia già a capire il distacco dai beni materiali del mondo buddhista cinese…]. Sulla punta meridionale dell’isola si trova il luogo di maggior interesse, il Guanyintiao (Salto di Guanyin), un promontorio dal quale si innalza una spettacolare statua placcata in bronzo alta 33 metri della dea della misericordia, visibile praticamente da ogni punto dell’isola.



Nella mano sinistra Guanyin tiene un timone, che protegge simbolicamente i pescatori (e i monaci girovaghi come Hui'e) dalla violente tempeste. I pescatori e gli abitanti dei villaggi sul mare considerano Guanyin una salvatrice, che da sempre li difende dalla furia del mare. In un padiglione alla base della statua è esposta una piccola mostra di dipinti su legno che raccontano di come Guanyin abbia aiutato gli abitanti e i pescatori di Putuoshan nel corso degli anni, mentre in una piccola stanza che si trova direttamente sotto la statua sono custodite 400 statue minori che rappresentano le varie incarnazioni spirituali della dea. Dalla base della statua si ha una vista sublime sulle isole circostanti e sulle barche da pesca, soprattutto nelle giornate serene. 
 La costa dell’isola è in gran parte rocciosa, tuttavia esistono grandi spiagge di sabbia fine e chiara  che, inaspettatamente, dispongono di attrezzature per il noleggio – come tende e ombrelloni. Le due maggiori spiagge si trovano nella parte est del Monte Putuo: La spiaggia dei cento passi e La spiaggia dei mille passi (ingresso attorno ai 15¥). 



 I tre principali templi dell’isola sono in condizioni estremamente buone e sono stati da poco restaurati; la calda tonalità giallo ocra delle loro mura si staglia sul verde scuro degli alberi dei parchi che li circondano. Questa descrizione si adatta in particolare al Puji Si, (ingresso 5¥), che si trova proprio nella piazza principale del piccolo borgo dell’isola; fu costruito nel 1080 e venne ampliato in seguito. Sorge fra magnifici alberi di canfora e vanta un ponte ai lati del quale sono poste delle statue, e una pagoda alta ed elegante dotata di un'enorme campana di ferro. Qui dalle 4.30 fino alle 7 del mattino, si svolge il rituale, aperto al pubblico, praticato dai monaci buddisti. La parte che  colpisce di più di questo tempio è un’immensa lastra di marmo raffigurante una schiera di divinità, sita nella parte più alta del monastero.



 A sud di qui, immediatamente a est dei laghetti della piazza, si trova la pagoda Duobao, costruita nel 1334; è alta cinque piani e ha iscrizioni buddiste sui quattro lati. Le pietre che sono state utilizzate per costruirla provengono dal Tai Hu, nella provincia del Jiangsu.





In direzione sud lungo l’angolo sud-orientale dell’isola si trova la grotta Chaoyin Dong, notevole per il suono delle onde che si infrangono, che sarebbe simile a quello della voce del Buddha (per questo motivo in passato tanti monaci si sono suicidati buttandosi da qui). Il vicino Zizhu Si (Tempio del Bambù Purpureo) è uno dei templi meno turistici dell’isola, e perciò uno dei posti migliori dove osservare i rituali quotidiani dei monaci.  



Da qui è possibile vedere La cima del Buddha, (Fodingshan) dove si trova il tempio Huiji. da dove si ha una splendida vista sul mare e sulle isole vicine. Questo tempio non è antico come il Puji (fu costruito in gran parte fra il 1793 e il 1851) e sorge in una bellissima zona a nord-ovest della cima, circondata da verdi piantagioni di tè. Le sale del tempio sono situate in una zona pianeggiante fra vecchi alberi e boschetti di bambù, e le diverse tonalità di verde, rosso, azzurro e oro delle piastrelle smaltate brillano alla luce del sole.




 Un sentiero conduce alla vetta del monte, ma per chi non se la sente è possibile salire, e scendere, in funivia (A/R 50¥). Scendendo a piedi ci si imbatte in devoti intenti nella loro scalata verso il Buddha. Ogni tre passi si fermano, inginocchiano, pregano e ripartono. Spostarsi da una parte all’altra dell’isola è molto semplice, dei minibus sono a disposizione dei turisti, e i prezzi variano tra 5/8¥ per tratta. 

Alla fine della visita, il portafoglio pesa decisamente meno, ma l’animo si è arricchito molto di più!


Sitografia







http://www.putuoshan.net/English/Seeings/huiji%20temple.php