I mercati finanziari
cinesi sono più attivi che mai e continuano a sorprendere: il Quotidiano del Popolo, lo storico
giornale del partito comunista, da più di un anno è passato dalla parte dei capitalisti quotandosi
in borsa. Ma il fascino della Borsa ha ammaliato perfino i monaci buddisti: anche
i monasteri della montagna di Putuo hanno deciso di quotarsi in Borsa.
Il Monte
Putuo è una delle quattro montagne sacre
del buddismo cinese, dove ogni anno milioni di fedeli buddhisti si recano in
pellegrinaggio per onorare la grande statua della dea della misericordia Guanyin. Ad alcune ore di viaggio in barca in direzione sud da Shanghai o un
oretta in direzione nord da Ningbo si
trova l'isola di Putuoshan, che copre un'area di soli 12 kmq, ed è divisa
dall’isola di Zhoushan, di dimensioni molto più grandi, da uno stretto canale. Il
piccolo monte che sorge sull’isola (solo 300m) dai cinesi viene chiamato anche «la
fatata terra degli Immortali». Indubbiamente è uno dei luoghi più incantevoli
dell’intera Cina, dove al posto di automobili e grandi magazzini ci sono solo
un mare azzurro che si stende all’infinito, spiagge sabbiose, colline
lussureggianti e monasteri antichi, tutti elementi che rendono il posto ideale
dove fuggire dal rumore, dal traffico e dall’inquinamento delle grandi città, e
fare delle belle escursioni a piedi.
In un Paese in cui il Partito Comunista accetta
tutte le fedi religiose - purché sotto il controllo del governo - e cerca di
soddisfare anche il bisogno di spiritualità sempre più diffuso tra i cittadini,
l’iniziativa dei monasteri di Putuo sta provocando effetti paradossali. Gli
alti dirigenti addetti alle questioni di culto fanno di tutto per smentire
l’immagine di una Cina spietata e
materialista: “Quest’idea danneggia l’immagine della religione e offende la
sensibilità dei fedeli - dice all’agenzia Xinhua Liu Wei, rappresentante
dell’Amministrazione Statale Affari Religiosi- e se guardiamo a quello che
succede nel resto del mondo, nessun luogo di culto è mai stato quotato sui
mercati prima d’ora”. Secondo Liu Yuanchun, ricercatore che si occupa di
buddismo per l’Accademia Cinese di Scienze Sociali, l’operazione potrebbe
essere addirittura contro la legge: “Le norme stabiliscono che i siti storici,
culturali e religiosi di proprietà dello Stato non possono essere impiegati per
il business. Un tempio buddista è un bene pubblico che appartiene allo Stato,
non ai manager del complesso turistico o al governo locale”. Non è la prima
volta che in Cina un luogo religioso tenta la scalata ai mercati: tre anni fa i
monaci del Tempio Shaolin - già accusati di aver trasformato la presunta culla
del kung fu in una specie di Disneyland delle arti marziali - furono costretti a
ritirare il progetto di esordio sulla Borsa di Shanghai, ma l’idea
delle autorità dello Zhejiang sta
entusiasmando i gestori di altri picchi sacri, come Wutai
nello Shanxi e Jiuhua nell'Anhui, abbagliati dal miraggio di un boom di
guadagni.
Sono almeno mille anni che i pellegrini di
religione buddista di tutta l'Asia nord-orientale vengono a Putuoshan, e
circolano molte leggende che spiegano perché l’isola è al centro del culto di
Guanyin, la dea della misericordia. Guanyin è il nome cinese della figura del bodhisattva Avalokiteśvara, il bodhisattva
della compassione: la sua popolarità è legata alla larga diffusione in Cina
della traduzione del Sutra del Loto. L’origine di questa figura religiosa è
tutt’oggi controversa, tuttavia la maggioranza degli studiosi ritiene che sia
stata originata dalle comunità buddhiste collocate ai confini nord-occidentali
dell'India. Il nome deriva da Avalokita
[colui che guarda] e iśvara [signore]: «Signore che guarda». Reso
inizialmente da Xuanzang il famoso
pellegrino e traduttore cinese, come Guan Zi Zai (觀自在)
ovvero come «Colui che osserva con libertà», fu poi trasformato in Guanyin. Questa è una abbreviazione di Guan Shi Yin: guān (觀): termine cinese che
rende il sanscrito vipaśyanā nel
significato meditativo di «osservare, ascoltare, comprendere»; shì (世): termine cinese che
rende il sanscrito loka quindi la
«Terra, mondo» ma originariamente riportava anche il significato di saṃsāra, il ciclo sofferente
delle nascite, yīn (音): termine cinese che rende numerosi termini
sanscriti (come ghoṣa, ruta, śabda, svara, udāhāra)
che significano
suono,
voce, melodia, rumore» e termini simili. Accanto a shì (世), il doloroso saṃsāra, yīn (音) acquisisce il
significato di "suono del doloroso saṃsāra" quindi di
lamento, espressione della sofferenza. Quindi Guān Shì Yīn (觀世音) è «Colei che ascolta i lamenti del mondo»,
il bodhisattva della misericordia.
Narra una
leggenda che Guanyin era la figlia di un uomo ricco e crudele che ambiva per
lei a un matrimonio di interesse, volto ad aumentare il prestigio sociale della
famiglia. Ma Guanyin aveva altro in mente: desiderosa di raggiungere
l’illuminazione spirituale, disobbedì al padre e fuggì, trovando rifugio in un
tempio proprio nell’isola di Putuoshan, dove fin dall'inizio si fece apprezzare
per il suo atteggiamento gentile e caritatevole. Tuttavia, tale fu l’ira di suo
padre che, a causa del suo gesto, la fece uccidere. In virtù dei meriti acquisiti
con le tante buone azioni compiute nella sua pur breve vita, a Guan Yin si
erano schiuse le porte del Paradiso: ma mentre si accingeva a varcare i
cancelli del Cielo, Guanyin udì un grido elevarsi dal di sotto. Era il grido
di una persona che soffriva sulla terra, il grido dì qualcuno bisognoso del suo
aiuto. In quel preciso istante, essa giurò di non abbandonare il mondo degli
uomini fintanto che tutti, nessuno escluso, fossero stati liberati dal tormento
e dal dolore. In seguito a questa promessa, Guanyin fu trasformata in una Dea. Oggi
la dea è oggetto di grande culto, in quanto le viene attribuita la facoltà di
guarire coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, proteggendo altresì
madri e figli ridotti alla disperazione, e addirittura i marinai sorpresi dalla
burrasca.
Secondo un'altra storia, infatti, il monaco
giapponese Hui'e, stava tornando a casa sulla sua barca ma fu
colto da una violenta mareggiata: devoto di Guanyin, chiese aiuto alla dea che
gli fece trovare un riparo proprio a Putuoshan. Il monaco rimase a tal punto
incantato dalla bellezza dell’isola che vi si stabilì e costruì un santuario
dedicato a lei.
Numerose sono le famiglie cinesi che
tengono una statuetta di Guanyin in un angolo tranquillo della casa; non di
rado queste statuette raffigurano la Dea avvolta in un manto bianco, seduta su
di un trono composto da un fiore di loto, mentre stringe fra le braccia un
bambino piccolo. Fiori, frutta o incenso vengono deposti in segno di offerta al
cospetto di questi templi domestici.
Certo è che nel
corso degli anni sull isola sono stati edificati più di un centinaio di monasteri e
santuari, con magnifiche sale e giardini. Ci fu un periodo in cui sull’isola si
trovavano addirittura 4000 monaci, e nel 1949 la comunità buddista contava
ancora 2000 persone. A quell’epoca le strutture secolari erano vietate
sull’isola, popolata solo da religiosi. Nonostante le grandi distruzioni nel
corso del tempo, molti dei tesori di Putuoshan sono sopravvissuti, e alcuni di
essi sono conservati nel Museo provinciale dello Zhejiang di Hangzhou. In ogni
caso, le opere di restauro continuano a buon ritmo. Attualmente sull’isola ci sono
tre monasteri principali: Puji, il più antico e centrale; Fayu, sulle pendici
meridionali; e Huiji, sulla cima. Ci sono anche diversi templi e monumenti
minori. Molte persone vengono qui con l’intento specifico di chiedere dei
favori alla dea, spesso inerenti alla nascita di figli e nipoti. All’arrivo sull’isola è d’obbligo pagare una tassa che varia da estate a
inverno, 160/140¥. [e qui si comincia già a capire il distacco dai beni
materiali del mondo buddhista cinese…]. Sulla punta
meridionale dell’isola si trova il luogo di maggior interesse, il Guanyintiao
(Salto di Guanyin), un promontorio dal quale si innalza una spettacolare statua
placcata in bronzo alta 33 metri della dea della misericordia, visibile
praticamente da ogni punto dell’isola.
Nella mano sinistra Guanyin tiene un
timone, che protegge simbolicamente i pescatori (e i monaci girovaghi come Hui'e)
dalla violente tempeste. I pescatori e gli abitanti dei villaggi sul mare
considerano Guanyin una salvatrice, che da sempre li difende dalla furia del
mare. In un padiglione alla base della statua è esposta una piccola mostra di
dipinti su legno che raccontano di come Guanyin abbia aiutato gli abitanti e i
pescatori di Putuoshan nel corso degli anni, mentre in una piccola stanza che
si trova direttamente sotto la statua sono custodite 400 statue minori che rappresentano
le varie incarnazioni spirituali della dea. Dalla base della statua si ha una
vista sublime sulle isole circostanti e sulle barche da pesca, soprattutto
nelle giornate serene.
La costa dell’isola è in gran parte rocciosa,
tuttavia esistono grandi spiagge di sabbia fine e chiara che, inaspettatamente, dispongono di
attrezzature per il noleggio – come tende e ombrelloni. Le due maggiori spiagge
si trovano nella parte est del Monte Putuo: La spiaggia dei cento passi e
La spiaggia dei mille passi
(ingresso attorno ai 15¥).
I tre principali templi
dell’isola sono in condizioni estremamente buone e sono stati da poco
restaurati; la calda tonalità giallo ocra delle loro mura si staglia sul verde
scuro degli alberi dei parchi che li circondano. Questa descrizione si adatta
in particolare al Puji Si, (ingresso 5¥), che si trova proprio nella piazza principale del piccolo borgo dell’isola;
fu costruito nel 1080 e venne ampliato in seguito. Sorge fra magnifici alberi
di canfora e vanta un ponte ai lati del quale sono poste delle statue, e una
pagoda alta ed elegante dotata di un'enorme campana di ferro. Qui dalle 4.30 fino alle 7 del mattino, si svolge il rituale, aperto al
pubblico, praticato dai monaci buddisti. La parte che colpisce di più di questo tempio è un’immensa
lastra di marmo raffigurante una
schiera di divinità, sita nella parte più alta del monastero.
A sud di qui, immediatamente a est dei laghetti della piazza, si trova
la pagoda Duobao, costruita nel 1334; è alta cinque piani e ha iscrizioni
buddiste sui quattro lati. Le pietre che sono state utilizzate per costruirla
provengono dal Tai Hu, nella provincia del Jiangsu.
In direzione sud lungo
l’angolo sud-orientale dell’isola si trova la grotta Chaoyin Dong, notevole per
il suono delle onde che si infrangono, che sarebbe simile a quello della voce
del Buddha (per questo motivo in passato tanti monaci si sono suicidati
buttandosi da qui). Il vicino Zizhu Si (Tempio del Bambù Purpureo) è uno dei
templi meno turistici dell’isola, e perciò uno dei posti migliori dove
osservare i rituali quotidiani dei monaci.
Da qui è possibile
vedere La cima del Buddha, (Fodingshan) dove si trova il tempio
Huiji. da dove si ha una splendida vista sul mare e
sulle isole vicine. Questo tempio non è antico come il Puji (fu costruito in
gran parte fra il 1793 e il 1851) e sorge in una bellissima zona a nord-ovest
della cima, circondata da verdi piantagioni di tè. Le sale del tempio sono
situate in una zona pianeggiante fra vecchi alberi e boschetti di bambù, e le
diverse tonalità di verde, rosso, azzurro e oro delle piastrelle smaltate
brillano alla luce del sole.
Un sentiero conduce alla vetta del monte, ma per chi non se la sente è possibile salire, e scendere, in funivia
(A/R 50¥). Scendendo a piedi ci si imbatte in devoti intenti nella loro scalata
verso il Buddha. Ogni
tre passi si fermano, inginocchiano, pregano e ripartono. Spostarsi
da una parte all’altra dell’isola è molto semplice, dei minibus sono a
disposizione dei turisti, e i prezzi variano tra 5/8¥ per tratta.
Alla fine
della visita, il portafoglio pesa decisamente meno, ma l’animo si è arricchito molto
di più!
Sitografia
http://www.putuoshan.net/English/Seeings/huiji%20temple.php
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