Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

domenica 19 settembre 2010

Le parole del Maestro Kong

Proprio a partire da queste ultime considerazioni, proviamo ad analizzare il pensiero di Confucio in un modo insolito: dalla analisi delle sue «parole» cerchiamo di identificare la sua visione del mondo:

Xue: l'apprendimento

Nei Dialoghi per la prima volta nella storia cinese si fa sentire la voce di qualcuno che parla «in prima persona»: la parola di Confucio è, da subito incentrata sull'uomo e sua realizzazione. Tre cose risultano essenziali nel suo insegnamento: L'apprendimento, il senso di umanità e lo spirito rituale. Per lui innanzitutto c'è l'apprendimento xue ( nella versione tradizionale, 學è composto dal carattere 子 zi = bambino, sotto un tetto, riceve dei “segni” che gli vengono offerti con le mani) e il ruolo centrale che Confucio vi attribuisce corrisponde alla sua intima convinzione che la natura umana sia perfettibile. Per la prima volta in una cultura aristocratica fortemente strutturata in caste e in clan si ha una integrale considerazione dell'individuo: tale atteggiamento rappresenta una sostanziale scommessa sull'uomo ispirata ad un sostanziale ottimismo. L'apprendimento, dunque, non come un procedimento intellettuale ma come esperienza di vita: l'apprendimento è una esperienza che si pratica, che si condivide con altri, che è fonte di gioia, che trova in se stessa al propria giustificazione.

«…Apprendere qualcosa per applicarlo costantemente nella vita non è forse fonte di grande piacere?» (Dialoghi I,1)

L'apprendimento deve condurre non tanto alla acquisizione di contenuti intellettuali «sapere cosa», quanto allo sviluppo di nuove attitudini di carattere concreto e pratico, cioè «sapere come» (oggi diremmo «know-how»)

Il Maestro disse: «Ti vanti di sapere recitare a memoria le trecento Odi? Ma supponi di essere chiamato ad un incarico di governo e di non esserne all'altezza, o di essere inviato in missione all'estero e di risultare incapace di rispondere di testa tua: a che ti servirà allora tutta la tua erudizione?» (Dialoghi XIII,5)

La finalità pratica della educazione consiste nella formazione di un uomo capace di servire la comunità sul piano politico e di diventare un «uomo di valore» sul piano morale: la responsabilità dunque dei membri della elite colta è precisamente quella di governare gli altri per il loro maggior bene. In tal modo si delinea da subito il destino «politico» dell'uomo colto che, invece di tenersi in disparte per meglio assolvere ad un ruolo di coscienza critica, avverte invece la responsabilità di impegnarsi nel processo volto ad armonizzare la società.

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