Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

domenica 12 settembre 2010

Kong Zi, il maestro Kong

Confucio non rappresenta soltanto un uomo o un pensatore, o una scuola di pensiero, ma un vero e proprio fenomeno culturale che si fonde con il destino di tutta la civiltà cinese. Tale fenomeno, comparso nel V secolo prima della nostra era, è durato per 2.500 anni e perdura ancora oggi, dopo aver superato molteplici trasformazioni ed essere sopravvissuto a parecchie vicissitudini.

Se Confucio è divenuto una figura della cultura universale allo stesso titolo di Buddha, Socrate, Cristo o Marx è perché con lui si produce in Cina un «salto di qualità» nella riflessione dell'uomo sull'uomo. Dopo Confucio non sarà più possibile in Cina pensare altrimenti che situandosi in rapporto a tale figura fondatrice.

Confucio è la latinizzazione operata dai gesuiti missionari (Confutius) del nome cinese Kong Fu Zi (Maestro Kong). Le notizie biografiche che possediamo sono scarse e di molto posteriori alla sua morte: secondo la tradizione, Confucio nacque nel 551 a.C. e morì nel 479, all'età di settantadue anni. Era originario del piccolo principato di Lu (attualmente lo Shandong, provincia costiera a sud di Pechino). Apparentemente di discendenza aristocratica, Confucio stesso fa allusione nei Dialoghi ad una giovinezza di condizioni modeste. Per le sue origini sociali, Confucio è rappresentativo di un ceto in ascesa, intermedio tra la nobiltà guerriera e il popolo dei contadini e degli artigiani: si tratta del ceto degli shi che, in virtù delle loro competenze in ambiti diversi e segnatamente nel campo culturale, finiranno per formare la nota categoria dei letterati-funzionari della Cina imperiale.

Confucio fu impegnato fin da giovane nella vita politica di Lu, e dopo aver ricoperto incarichi amministrativi subalterni divenne infine ministro della giustizia. La leggenda vuole che abbia poi lasciato il paese natale per protestare verso il malgoverno del suo sovrano: sta di fatto che verso la cinquantina egli rinuncia alla carriera politica. Deluso dal sovrano del suo paese tenta in seguito di offrire i propri servigi e i suoi consigli ad altri, pare senza grande successo.
Dopo i sessant'anni se ne torna a Lu, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita ad insegnare a discepoli sempre più numerosi. E' in questo periodo che, secondo la tradizione, avrebbe composto (o quanto meno riordinato) i testi che gli sono attribuiti.

La formazione dei testi canonici è indissociabile dal nome di Confucio, pur se determinate tradizioni ne fanno risalire l'origine ad altre figure mitiche del periodo di fondazione della dinastia Zhou, come il Re Wen ed il Duca di Zhou. Nei Dialoghi Confucio ricorre a delle citazioni ed opera un uso didattico di un certo numero di testi, che egli stesso dichiara di avere modificato, rimaneggiato ed anche emendato. Due libri risultano da lui citati con maggiore frequenza ed occupano un posto privilegiato fra i Cinque Classici 五经 wu jing catalogati all'inizio dell'epoca Han (II° sec a.C.): si tratta dei Documenti e delle Odi . Nel II° sec a.C. allorché si apre con la dinastia Han l'epoca imperiale, il primo grande storico cinese Sima Qian così descrive i Classici:

«Il Classico dei Mutamenti (yi jing) che tratta del Cielo e della terra, dello Yin e dello Yang,
delle Quattro Stagioni e dei Cinque Elementi è lo studio del divenire per eccellenza;
Le Memorie sui Riti (li ji) che definiscono i rapporti tra gli uomini, sono lo studio della condotta;
Il Classico dei Documenti (shu jing), che ci tramanda le gesta dei re dell'antichità, è lo studio della politica;
Il Classico delle Odi, (shi jing) che canta monti e fiumi, vallate e burroni, alberi ed erbe, animali ed uccelli, maschi e femmine, è l'espressione per eccellenza della poesia;
Gli Annali delle Primavere ed Autunni, (chun qin) che distinguono il giusto dall'ingiusto, sono lo studio del governo dell'umanità.»

E' molto più probabile che tali testi già esistessero all'epoca di Confucio, che se ne è servito nel suo insegnamento e, ciò facendo, li ha indubbiamente rimaneggiati e reinterpretati alla sua maniera in una ottica etica e pedagogica.

I testi definitivi dei «Cinque Classici» vennero stabiliti successivamente, negli anni 172-178 d.C. sotto l’imperatore Ling della dinastia Han. Dall’epoca della dinastia Song (581-618) le opere confuciane costituirono il programma ufficiale che i candidati dovevano studiare per sostenere gli esami di stato: in Cina attraverso questi esami si accedeva a tutti i livelli della carriera politica ed amministrativa.

A partire dal X secolo, ai cinque classici venne aggiunta un’altra collezione, detta dei «Quattro Libri», che comprende tre opere di Confucio ed una del filosofo Meng Zi (o Mencio): in particolare

1) Lun Yu (I Dialoghi)
2) Zhong Yong (Il Giusto Mezzo)
3) Da Xue (Il Grande Studio)
4) Meng Zi (Il maestro Mencio)

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