La
festività del Natale è entrata ormai a pieno titolo nel novero delle numerose
ricorrenze cinesi: colpa della globalizzazione? In realtà, se le cose stanno
così, è colpa di Confucio, con la complicità del Partito Comunista … con buona
pace del Grande Timoniere … se volete sapere perché, leggete:
Ma
vediamo come i cinesi si preparano al
Natale quest’anno. Canti, luci colorate, alberi addobbati: le strade di Pechino
in questo periodo dell'anno sono delle 'piste' per la corsa allo shopping delle
tante persone che, sfidando la neve e il freddo, si riversano nei negozi per
acquistare gli ultimi regali, una cartolina natalizia o l'ingrediente mancante affinché
la cena della vigilia sia perfetta. Se non fosse per i caratteri cinesi sulle insegne dei negozi,
l'istantanea di Pechino potrebbe essere stata scattata a Roma, Londra, Parigi o
New York.
Una via di Pechino |
Il
fatto è che ai cinesi le feste piacciono molto: il loro antico calendario
lunare è zeppo di ricorrenze festose , tipo il «quinto giorno della quinta
luna», o il «quindicesimo giorno dell’ottava luna»: tutte le festività sono
rivolte alle fasi lunari. Il «settimo giorno della settima luna», ad esempio,
corrisponde al nostro S. Valentino. Altre festività riguardano i giorni 1
Ottobre, 1 Gennaio, 1 Maggio, che corrispondono a Feste Nazionali. I cinesi
hanno un forte legame con le loro tradizioni e vivono molto intensamente le
festività che sono legate alle fiabe, alle leggende e ai racconti che
tramandano da generazione in generazione.
Ma
c’è un altro aspetto, nella società cinese che sostiene il perpetuarsi del
binomio tra la tradizione popolare e le festività nazionali ed è il migliorato
benessere economico del paese. Infatti le festività tradizionali sono un ottimo
incentivo per una maggiore crescita verso i consumi interni, un po’ come
succedeva nei paesi occidentali nel dopo guerra e nel periodo del boom
economico.
E
fin qui nulla di strano se non fosse per il fatto che, secondo le stime
ufficiali, solo il 2% dell'intera popolazione cinese si definisce cristiana (in
realtà, secondo la Chiesa cattolica
i fedeli in Cina sono almeno il doppio, ma qui si aprirebbe una polemica sulle
libertà religiose…). Ma al di là della querelle
politica tra Pechino e Santa Sede, continuano anche in Cina i
preparativi per il Natale, anche
se ad aver catturato i cuori e le tasche dei cinesi è soprattutto l'aspetto
commerciale della festività che registra il picco di vendite, nonostante non
sia previsto neppure un giorno di vacanza. La gente non si fa gli auguri per
strada, non ci sono le file ai negozi di giocattoli per bambini, il 25 dicembre
è un giorno di lavoro come gli altri.
Fino a ieri, il Natale capitalista si erano
limitati a produrlo da operai e ad esportarlo: addobbi, giocattoli,
elettronica, vestiti, a prezzi da fiera. La cosa strana è che la maggior parte
degli alberi di plastica del mondo, e le decorazioni natalizie sono fatti
proprio in Cina, ma la gente che li fa non sa perché: oggi la Cina produce
circa l'80 per cento mondiale di tutti gli addobbi, i balocchi e le luminarie
natalizie. Solo in Italia attualmente il 75% circa dei giocattoli presenti sul
mercato proviene dalla Cina, mentre addobbi e luminarie toccano il 95%. Ma ora
tutto è cambiato. Per la prima volta, lo scorso anno, le spese natalizie
interne, in Cina, sono state superiori all'export. Una febbre nazionale. Dietro
il mausoleo di Mao, nelle nuove vie del lusso, davanti ai centri commerciali
dei quartieri del business, si aggirano migliaia di confuciani Babbi Natale:
distribuiscono doni a bambini stupefatti e vecchi spaventati. Megafoni
diffondono "Happy Christmas" anche nel Tempio dei Lama. Le
municipalità di Pechino, Shanghai e Shenzen hanno steso 170 chilometri di
luminarie. Non ci sono, è chiaro, presepi: ma per il resto, in Cina ormai è più
Natale che a Berlino, Roma, o New York.
Una curiosità: Pechino ha deciso di stupire
i propri cittadini esponendo un originale abete di Natale:
sono occorsi ben cento violini per decorare questo albero, alto cinque metri. È
stato posizionato fuori dal centro commerciale Landgent City Mall.
E,
a proposito di alberi, da qualche anno si assiste alla crescente richiesta di
alberi di Natale da parte del mercato orientale, cinese in particolare. I
neocapitalisti di Pechino e dintorni dimostrano infatti una forte passione per
gli abeti europei, soprattutto per i pregiatissimi Nordmann coltivati in
Germania del nord. Niente di particolarmente strano fin qui, la globalizzazione
ci ha abituati all'interscambio culturale più spinto.
Il
"problema" è che la massiccia richiesta di piante "made in
Europa" sta sconvolgendo il mercato di settore al punto da far crescere i
prezzi degli alberi fino a 20 euro al metro, record mai raggiunto in
precedenza. Tale rincaro viene subìto sia dagli acquirenti cinesi che, loro
malgrado, dai cittadini europei e, nello specifico, tedeschi.
Il
paradosso è, dati alla mano, che la già alta richiesta di alberi in plastica
potrebbe salire a tutto vantaggio del leader di settore per l'esportazione di
alberi in PVC che è, guarda caso, è proprio la Cina. Solita metafora del cane
che si morde la coda, questa volta però "a mordere la coda del cane"
sembrano essere proprio i produttori cinesi che, mentre incrementano i guadagni
derivati dalle piante sintetiche (che consumano petrolio, la loro produzione
libera gas ad effetto serra), fanno incetta di abeti tedeschi di prima qualità.
Tornando al Natale cinese, bisogna
precisare che questo fenomeno riguarda principalmente bambini, giovani e adulti
che vivono in città. Non è così nelle zone rurali: nelle campagne il Natale
continua a rappresentare un'incognita. Pochi conoscono il vero significato
della festa. "So che riguarda una persona che si chiamava Gesù, ma non ne
sono sicuro" è stata la migliore risposta data a un cronista della
CBN news (Christian Broadcasting news) deciso a indagare più a fondo sulla questione.
I giornali, invasi dalla pubblicità di orologi, gioielli e alta moda, osano
chiedere discretamente: "Compagni, ma cosa festeggiamo in dicembre?".
Un sondaggio ha stabilito che lo sa il 4% della popolazione. Di questo, il 96%
ha meno di 24 anni e il 100% naviga in Internet.
E
se i cristiani del Paese di Mezzo festeggiano la nascita di Gesù nel più classico dei modi: aspettando la
mezzanotte riuniti intorno alla tavola con amici e parenti e andando a messa –
in cinese o in inglese – gli altri cinesi fanno lo stesso festeggiando il Natale senza…Gesù. Dopo aver addobbato
«l'albero delle luci» – così viene chiamato in Cina – con lanterne,
fiori e collane di carta,
molti cinesi continuano la tradizione riunendosi con
gli amici attorno al tavolo di casa o di un ristorante dove vengono serviti
piatti «sino-natalizi» come l'immancabile Babao ya, l'anatra dagli otto
tesori, versione cinese del tradizionale tacchino di Natale dei Paesi
anglofoni. E dopo la cena le opzioni sono due: messa o festa? Mentre molti
giovani trascorrono la notte del 25 ballando, le famiglie, forse solo per
curiosità, optano per la Chiesa dove poter ascoltare i canti natalizi. Ai più
piccoli invece non resta che aspettare Shengdan Laoren, il Babbo Natale dagli occhi a mandorla
che vive a Beiji Cun, nella freddissima provincia dello Heilongjiang il
luogo più freddo nel nord della Repubblica popolare a circa ottanta chilometri
dal confine con la Russia. Temperature che toccano i meno quaranta gradi
centigradi e venti gelidi che arrivano dalla Siberia potrebbero far
sembrare questa località una destinazione poco gettonata dai turisti,
ma da quando è arrivato Babbo Natale,
il numero di visitatori è progressivamente aumentato. C’è una casa, quella di
Babbo Natale, un ufficio postale dove si possono spedire cartoline di
auguri e lettere per richiedere doni: arrivano tutti per vedere la neve, i
paesaggi e la vegetazione tipica di montagna, e per provare la novità di
indossare cappotti, sciarpe e calzettoni di lana. Come Rovaniemi in Lapponia,
anche il Villaggio di Santa Claus di Beiji Cun è una delle poche località al
mondo da dove è possibile ammirare l’aurora boreale. I turisti possono
scegliere due sfondi per portarsene a casa un ricordo fotografico: quello più
classico, con le montagne cinesi, e quello più esotico, con la Russia alle
spalle.
Concludendo, quest'anno si può
affermare con certezza che la festa del "povero bambin Gesù" sia
diventata per i cinesi un nuovo status symbol del benessere.
Sitografia
http://news.panorama.it/esteri/orientexpress/Babbo-Natale-vive-anche-a-Beiji-Cun-la-Rovaniemi-cinese
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