Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

domenica 19 maggio 2013

Li Bai, l'immortale poeta Tang, a cui piaceva lo spirito di...vino!


 
Il periodo della dinastia Tang (618-907) è considerato l'età dell'oro della letteratura cinese e in particolar modo della poesia: il mecenatismo degli imperatori, spesso poeti a loro volta, portò la poesia a livelli qualitativi e quantitativi mai visti prima: tra le oltre 50.000 poesie dell'epoca che ci sono rimaste si annoverano le opere dei più grandi poeti della letteratura cinese.

Uno dei più illustri esponenti della poesia Tang è certamente Li Bai (detto anche Li Po) (701-762) poeta taoista, spirito libero e insofferente a qualsiasi regola che scrisse soprattutto su temi come la natura, il vino e la bellezza femminile. Li Bai è conosciuto per l'esuberante immaginazione visiva, il desiderio di distacco dalla mondanità, per gli elementi taoisti nelle sue poesie e per la gran passione per l'alcol, spesso cantata. Come il più giovane poeta Du Fu, passò gran parte della sua vita viaggiando. La leggenda vuole che sia morto annegato nel Chang Jiang cadendo dalla barca mentre, ubriaco, tentava di prendere la luna riflessa nelle acque.

Ed ecco una serie di sue poesia dedicate ad un argomento molto… spirituale!

 

Offrendo il vino

il garzone si chiamò,

che vada e li cambi

con vino di quel buono.

Dimenticheremo insieme

diecimila tristi amarezze!

 
Rimpianto di nonno Chi, il bravo distillatore di Xuancheng

Nonno Chi,

giù all'altro mondo,

certamente distilla ancora

il suo vecchio vino.

Ma laggiù al buio,

se manca Li Po,

a chi lo venderà

il vino?

 
Bevuta  solitaria sotto la Luna.

Una brocca di vino tra i fiori,

bevo da solo, nessuno mi fa compagnia.

Alzo il calice alla chiara Luna vagante,

e assieme alla mia ombra, siamo tre.

Ma la Luna non sa come bere,

mentre all’ombra basterà seguire il mio gesto.

Per ora la Luna fa compagnia alla mia ombra,

ma la gioia non dura che una  Primavera.

Canto e la luna accenna una danza,

danzo anch'io e la mia ombra mi segue.

Da sobri ci siamo divertiti assieme,

ora da ubriachi ognuno se ne va per la sua strada.

Ma sempre legati, in questo vagabondare senza senso,

ci rincontreremo ancora, lontano, nella Via Lattea.
 

Svegliandomi dall’ubriachezza in un giorno di primavera

« La vita nel mondo non è che un lungo sognare:

Col lavoro e le cure io non la voglio sciupare ».

Cosí dicendo restai tutto il giorno ubriaco

Allungato nel portico innanzi alla porta di casa.

Sveglio, sgranai gli occhi abbagliati sul prato:

Un uccello cantava, solo, in mezzo ai fiori.

Mi chiesi se il giorno era stato bello o piovoso:

Lo zeffiro ne parlava all’uccello mango.

Da quel canto commosso trassi un lungo sospiro

E poiché il vino c’era riempii la mia coppa.

Come un pazzo cantando attesi l’alba lunare;

A canzone finita i miei sensi se n’erano andati.
 

Abbandono

Stavo seduto a bere e non mi accorsi del buio;

Finché cadenti petali mi empiron le pieghe dell’abito.

Ebbro, mi alzai; camminai verso il ruscello lunare:

Gli uomini erano radi e gli uccelli non c’erano piú.


 
 
da Canzone di Siang-yang


Lontano - verdi testine di anitre lievi

Galleggiano deliziose sul fiume blu.

Mi pare che somiglino al vino novello

Quando comincia a fermentare nei tini.

(He, he! Se l’acqua che scorre in questo fiume

Si trasformasse ad un tratto in un buon vino...

Penso che col deposito che farebbe

Si potrebbe elevare una terrazza).

 
Lungo il fiume cantando


Remi di magnolia, scafo di pero selvatico,

flauti di giada, pifferi d’oro siedono ai due estremi.

Mille misure di vino pregiato versate negli otri,

portiamo ragazze, seguendo le onde ci lasciamo andare.

L’immortale attende di montare sulla gru gialla,

il nocchiero senza pensare segue il gabbiano bianco.

I canti di Qu Yuan sono alti nel cielo con il sole e la luna,

le torri del re di Chu sono oggi nude colline.

Inebriato do mano al pennello e scuoto i cinque picchi,

la poesia è compiuta, rido e fiero raggiungo Cangzhou.

  
Sfuggendo me stesso

In compagnia del vino non avverto la notte

Di fiori caduti ho riempito il mantello

Sono ubriaco, mi alzo e inseguo la luna nel torrente

Tornano al nido gli uccelli e pochi son rimasti i miei compagni.
 
 
Riferimenti



 
 

domenica 5 maggio 2013

Du Fu, un poeta pacifista dell'epoca Tang


 

La dinastia Tang fu molto importante nella storia cinese, spiccando per la prosperità dell’economia e la stabilità sociale, mentre anche la cultura e l’arte registrarono splendidi successi. Gli anni dal 712 al 762 sono chiamati periodo di massimo splendore, in cui la poesia g vide la massima fioritura, con una gran ricchezza di contenuti e stili e canti alla natura, alle zone di frontiera, all’eroismo ed anche sospiri di delusione. Molti poeti furono ispirati dall’atmosfera romantica del tempo, creando il quadro di splendore che scosse a fondo le successive generazioni.

I poeti più famosi dell’epoca furono Li Bai, Du Fu, Wang Wei, Meng Haoran, Gao Shi, Cen Shen e molti altri: tuttavia i veri rappresentanti sono “l’immortale della poesia” Li Bai e il “saggio della poesia” Du Fu, le cui opere influenzarono profondamente la creazione poetica posteriore.

Du Fu nacque nel 712 d.C. in una famiglia di burocrati feudali; educato secondo l’ideologia confuciana, fin dalla giovinezza, egli decise di impegnarsi per migliorare l’amministrazione del paese al servizio della dinastia. A trentacinque anni, Du Fu si recò a Chang’an, allora capitale, dove dimorò per dieci anni. I dieci anni di vita a Chang’an permisero a Du Fu di rendesi conto che la dinastia Tang, florida in apparenza, cominciava a volgere al declino. La sua intuizione fu poi confermata dagli sviluppi della storia. In questi dieci anni, le condizioni dello stesso Du Fu peggiorano sempre più, il che lo aiutò ad avvicinarsi a poco a poco ai sentimenti della gente comune, trasformandolo in poeta in pena per il destino del paese e del popolo. Allora, la poesia nelle sue mani non fu più solo uno strumento per esprimere sentimenti personali e raffigurare le immagini e gli oggetti, bensì un mezzo per intervenire nei problemi di attualità, commentare la politica dello Stato e riflettere la volontà del popolo.


Durante il suo soggiorno a Chang’an, Du Fu vide con i propri occhi i misfatti delle autorità che, a dispetto delle sofferenze della popolazione, continuavano a procedere a reclutamenti forzati, inviando i coscritti alle frontiere per combattere guerre di aggressione espansionistiche. Di fronte alla politica di ricorso alla forza per scopi aggressivi ed ai travagli della gente comune, Du Fu scrisse il suo primo capolavoro ispirato alle amarezze del popolo dal titolo “Carri di guerra”. Si tratta di un nuovo punto di partenza del poeta sulla strada della creazione letteraria, passando dallo sfogo dei sentimenti personali all’espressione dei vari aspetti del mondo reale. Il poeta compose l’opera quando era sui quarant’anni.

Questa poesia narrativa dall’intenso realismo, si divide in due parti. La prima racconta il tragico saluto tra i coscritti forzati e i loro cari, di cui lo stesso poeta è stato testimone, la seconda riferisce la denuncia di un soldato.

La poesia si apre con un quadro epico: carri di guerra sferragliano sul selciato della via trascinati da cavalli sbuffanti per la fatica, e lunghe file di uomini forzatamente coscritti, con archi e frecce, lasciano la città per andare al fronte. I genitori, le mogli e i figli dei soldati seguono le truppe per individuare i propri cari, cercano di trattenerli aggrappandosi ai loro abiti e piangono disperatamente, battendo i piedi per terra dalla rabbia. Nel gran polverone, che offusca la vista, le grida e i lamenti di migliaia di persone risuonano assordanti nel cielo.

La seconda parte della poesia, consiste nella lunga narrazione di un coscritto al poeta: nelle vesti di un vecchio passante, Du Fu chiede infatti ad un soldato cosa stia accadendo alla zona. Come prima breve risposta, questi afferma che ci sono state frequenti coscrizioni. Successivamente, inizia una lunga narrazione, ricordando come alcuni dei soldati, reclutati quando avevano solo quindici anni, a quaranta si trovino ancora ai confini per dissodare i terreni. Quando partirono per la prima volta, erano ragazzi che si facevano avvolgere di bende la testa dal vecchio del villaggio; tornati coi capelli bianchi, sono stati reclutati di nuovo alla frontiera. Le ripetute coscrizioni avevano fatto sì che nelle duecento prefetture ad est del monte Hua, gli abitanti si fossero diradati e sebbene le donne si dessero da fare con zappe ed aratri,  i campi erano tristemente abbandonati e coperti di rovi. Il poeta collega subito la scena alle gravi conseguenze causate a tutto il paese da questa politica espansionistica.

Il soldato prosegue, portando il discorso sui fatti più recenti. Egli dice: dall’inverno dell’anno scorso, non cessa la coscrizione. Eppure i funzionari distrettuali esigono come al solito l’imposta fondiaria. Ma dove ci si può procurare i soldi per pagarla? Il poeta rivela qui la doppia sventura che colpisce i semplici contadini: la forzata coscrizione e l’obbligo del pagamento delle imposte.

Quindi il soldato commenta con rammarico: Oggi, è meglio generare una femmina che un maschio. Le ragazze almeno possono essere accasate tra i vicini, mentre l’unico destino che aspetta i ragazzi è la morte sul campo di battaglia. Si sa che nella società feudale cinese, era consuetudine dare importanza ai maschi, in quanto forza lavoro, disprezzando le femmine: tuttavia, davanti alla realtà crudele in cui moltissimi uomini venivano inghiottiti da guerre senza fine, Du Fu arriva al paradosso di invertire il giudizio.


La poesia termina con un quadro di devastazione: territori di confine popolati solo dalle ossa dei cadaveri abbandonati, spiriti dei soldati morti senza sepoltura che vagano gridando rancore e i vecchi fantasmi che piangono sconsolatamente. Il verso finale evoca il suono dolce della pioggia che scende dal cielo scuro di nuvole, come per dire che anche la natura partecipa a suo modo al dolore degli umani.



Scrivendo “Carri di guerra”, il poeta cominciò ad imboccare la strada del realismo nella creazione letteraria. Nelle composizioni successive, egli denuncia i principi e gli aristocratici che conducevano una vita sfarzosa e licenziosa, critica i crimini dei funzionari corrotti che depredavano i semplici cittadini, costringendoli a vendere i propri figli, e deride l’incapacità dei generali codardi che mettevano a rischio la sicurezza del paese. Contemporaneamente, il poeta inneggia ai soldati che davano la vita per la patria, descrive la sincerità, la franchezza e la semplicità dei contadini e apprezza la diligenza delle donne lavoratrici nel superare le impetuosi correnti.

Il più grande contributo di Du Fu consiste nell’aver portato in campo poetico molti argomenti di importanza sociale, avvicinando la poesia cinese classica al popolo e alla vita reale. Quindi Du Fu venne considerato dai posteri il più grande poeta realista e politico nella storia della letteratura cinese, meritandosi il titolo di “Saggio della Poesia”.

Ed ecco la poesia, con il suo testo originale a fronte,  ed una mia (immodesta) traduzione!

 

[essendo un dilettante della lingua cinese, mi hanno molto aiutato le traduzioni trovate nei riferimenti citati: ho provato a dare qualche sfumatura che mi sembra più aderente al contenuto: sarò tuttavia grato a chiunque mi segnalerà eventuali errori di traduzione o di interpretazione]

兵车行
bīng chē xíng
(bīng) = guerra, armi, soldato
(chē) = carro, veicolo
(xíng) = camminare
 
Carri di guerra
chē lín lín
(lín lín) = onomatopeico: frastuono del veicolo sul selciato
I carri sferragliano,
mǎ xiāo xiāo
(mǎ) = cavalli
萧萧 (xiāo xiāo) = onom. nitrito
I cavalli sbuffano,
行人弓箭各在腰
xíngrén gōng jiàn gè zài yāo
 
行人 (xíngrén) = fanti, pedoni
(gōng) = arco  (jiàn) = freccia
(gè) = ciascuno  (zài) = stare
(yāo) = cintola, vita
Gli uomini marciano
 con archi e frecce sui fianchi.
 
耶娘妻子走相送
yē niáng qī zi zǒu xiāng sòng
 
(yē ,simile a) = padre
(niáng) = mamma
(qī) = moglie  (zi) = figlio
(zǒu) = andare, camminare
(xiāng) = l’un l’altro
(sòng) = accompagnare, scortare
Padri, madri, mogli e figli,
camminano assieme scortandoli
尘埃 不见咸阳桥
Chén’āi bù jiàn xiányáng qiáo
尘埃 (chén’āi) = polvere
(bù) = non   (jiàn) = vedere
(qiáo) = ponte
il polverone nasconde il ponte Xianyang.
牵衣顿足阑道哭
qiān yī dùnzú lán dào kū
 
(qiān) = trattenere (yī) = vestito
顿足 (dùnzú) = battere i piedi per il dispiacere
(lán) = ringhiera, parapetto
(dào) = via, strada
(kū) = piangere, gridare
Dalle transenne del viale
Si aggrappano alle loro vesti , piangono, e sbattono i piedi per la rabbia
哭声直上干云霄
kū shēng zhí shàng gān yúnxiāo
 
(shēng) = suono, voce
(zhí) = dritto, verticale (shàng) = su
(gān) = implorare
云霄 (yúnxiāo) = i cieli, regione delle nuvole
i lamenti s’innalzano  a implorare i cieli.
 
道傍过者问行人
dào bàng guò zhě wèn xíngrén
(bàng) = avvicinarsi
(guò) =  attraversare  (zhě) = uno che
(wèn) = chiedere
Un passante si avvicina  e chiede notizie a un fante:
行人但云点行频
xíngrén dàn yún diǎn háng pín
(dàn) = ma   (yún) = dice
(diǎn) = contare
(háng) = fila, riga, colonna
(pín) = spesso, ripetutamente
E il fante risponde:
«le coscrizioni capitano di frequente
或从十五北防河
huò cóng shíwǔ běi fáng hé
(huò) =  alcuni    (cóng) = da
十五 (shíwǔ) = 15    (běi) = nord
(fáng) = difendere     (hé) = fiume
A quindici anni, [ci mandarono] al Nord, in difesa del Fiume,
 
便至四十西营田
biàn zhì sì shí xī yíng tián
 
便 (biàn) =  inoltre, per di più
(zhì) = fino a       四十 (sì shí) = 40
西 (xī) = ovest  (yíng) = far funzionare
  (tián) = campo, terreno
e per di più,  a quaranta,
alla guarnigione dell’Ovest mandare avanti il campo.
 
去时正与裹头
qù shí lǐ zhèng yǔ guǒ tóu
 
(qù) = andare   (shí) = tempo, ora
(lǐ) = lett: luogo di nascita, paese
(zhèng) = giusto, onesto, retto
(yǔ) = dare, concedere
裹头 (guǒ tóu) = fasciare la testa, turbante
 
Al momento di partire,
 il capo del villaggio
ci impose in capo il turbante,
 
归来头白还戍边
guī lái tóu bái hái shù biān
 
归来 (guī lái) = ritornare in patria
头白 (tóu bái) = testa bianca
(hái) ancora, inoltre
戍边 (shù biān) = guarnigione di frontiera
tornati a casa coi capelli bianchi,
ci tocca ancora
la guarnigione di frontiera.
 
边亭流血成海水
biān tíng liú xiě chéng hǎi shuǐ
 
(biān) = confine  (tíng) = padiglione
流血 (liú xiě) = sangue versato
(chéng) = divenire, cambiarsi in
海水 (hǎi shuǐ) = acqua di mare
Al confine, il sangue sparso è diventato un mare,
 
武皇开边意未已
wǔ huáng kāi biān yì wèi yǐ
 
(huáng) = imperatore
(kāi) = dispiegare, sviluppare
(yì) = desiderio, intento
(wèi) = no, non ancora
(yǐ) =  cessare, terminare
l’imperatore Wu non è ancora pago di ampliare i confini.
 
君不闻汉家山东二百州
jūn bù wén hàn jiā shān dōng èr bǎi zhōu
 
(jūn) = signore
 不闻 (bù wén) = non udire
汉家 (hàn jiā) = il casato degli Han
(shān) = monte   (dōng) = est
二百州 (èr bǎi zhōu) = 200 prefetture
 
Signore, non ha sentito che sotto il casato Han nelle duecento prefetture ad est dei monti,
 
qiān cūn wàn luò shēng jīng qǐ
 
千村 (qiān cūn) = 1000 villaggi
万落 (wàn luò) = 10.000 borghi
(shēng) = crescere
(jīng) = pianta spinosa
(qǐ) = varietà di salice
migliaia di villaggi
 e innumerevoli borghi
sono abbandonati ai rovi?
 
zòng yǒu jiàn fù bǎ chú lí
 
(zòng) = sebbene, quantunque
(yǒu) = esserci
(jiàn fù) = donne robuste
(bǎ) = impugnare, guidare
锄犁 (chú lí) = zappa e aratro
Sebbene ci siano donne robuste
che lavorano con la zappa e l’aratro,
 
禾生陇亩无东西
hé shēng lǒng mǔ wú dōng xī
 
(hé) = cereale
(lǒng) = altro nome della prov. Gansu
(mǔ) = unità di misura superficie
(wú) = nulla niente
西 (dōng xī) = est e ovest, cosa,oggetto
né ad est né ad ovest
cresce il grano
nei campi di Long
况复秦兵耐苦战
kuàng fù qín bīng nài kǔ zhàn
(kuàng) = inoltre, per di più
(fù) = ancora, un’altra volta
秦兵 (qín bīng) = i soldati di Qin
(nài) = sopportare, tollerare
苦战 (kǔ zhàn) = fare strenui sforzi
E se non bastasse,
ancora un volta
i soldati di Qin
 dovranno sopportare
strenui sforzi:
 
被驱不异犬与鸡
bèi qū bù yì quǎn yǔ jī
 
(bèi) = voce passivante
(qū) = guidare, spronare
不异 (bù yì) = non diverso
犬与鸡 (quǎn yǔ jī) = cani e polli
siamo trattati
come cani e polli.
 
长者虽有问
zhǎng zhě suī yǒu wèn
长者(zhǎng zhě) = venerabile, anziano
(suī) = sebbene, benché
有问 (yǒu wèn) = chiedere
E anche se, Signore,
se ne chiedesse il perché, [direbbero]
役夫敢申恨
yì fū gǎn shēn hèn
 
役夫 (yì fū) = servo
(gǎn) = osare, ardire
(shēn) =  dichiarare
(hèn) = odio, astio
“Come osano i servi
 lamentarsi? “
 
且如今年冬
qiě rú jīn nián dōng
 
(qiě) =  e            (rú) = come
今年 (jīn nián) = questo anno
(dōng) = inverno
Così, anche nel prossimo inverno
未休关西卒
wèi xiū guān xī zú
 
(wèi) = no
(xiū) = riposare, fermarsi
关西 (guānxī) = passo di frontiera ovest
(zú) = soldati,truppe
i soldati non riposeranno sul confine occidentale
县官急索租
xiàn guān jí suǒ zū
 
县官 (xiàn guān) = funzionari del distretto
(jí) = pressante, impaziente
(suǒ) = esigere, richiedere
(zū) = imposte terriere
I funzionari del distretto
esigono impazienti
 il pagamento delle imposte,
 
租税从何出
zū shuì cóng hé chū
 
租税 (zū shuì) = imposte terriere
(cóng) = seguire, obbedire a
(hé) = come?
(chū) =  uscire
ma dove troveremo
 i soldi per pagarle?
 
信知生男恶
xìn zhī shēng nán è
 
(xìn) = credere
(zhī) = comprendere, rendersi conto
生男 (shēng nán) = generare maschi
(è) = male
Abbiamo capito che
generare figli maschi
è una disgrazia
 
反是生女好
fǎn shì shēng nǚ hǎo
(fǎn) = invece, al contrario
生女 (shēng nǚ) = generare femmine
(hǎo) = bene
Mentre avere bambine
è la cosa migliore
生女犹得嫁比邻
shēng nǚ yóu de jià bǐlín
 
(yóu) = ancora, tuttora
(de) = ottenere, conseguire
(jià) = dare in sposa
比邻 (bǐlín) = vicini di casa
Le femmine possono ancora
essere date in sposa
ai vicini di casa,
 
生男埋没随百草
shēng nán máimò suí bǎi cǎo
埋没 (máimò) =  sotterrare, ricoprire
(suí) = lasciare, permettere
百草 (bǎi cǎo) = le 100 erbe
ma generare maschi
è consentire alle erbacce
di seppellirli.
君不见青海头
jūn bù jiàn qīnghǎi tóu
(jūn) = signore
不见 (bù jiàn) = non vedere
(tóu) = testa, estremità
Signore, non hai visto
 le regioni remote
 del Qinghai
 
古来白骨无人收
gǔ lái bái gú wú rén shōu
 
古来 (gǔ lái) = da tempo immemorabile
白骨 (bái gú) = bianche ossa
(wú) = no  (rén) = uomo
(shōu) = raccogliere
dove le bianche ossa
da tempo immemorabile
 nessuno raccoglie?
 
新鬼烦冤旧鬼哭
xīn guǐ fán yuān jiù guǐ kū
 
新鬼(xīn guǐ) = i nuovi spettri
(fán) = essere irritato
(yuān) = torto, ingiustizia
旧鬼(jiù guǐ) = i vecchi fantasmi
Gli spiriti degli ultimi morti
sono rancorosi
 per l’ingiustizia subita
e i vecchi fantasmi piangono»
 
天阴雨湿声啾啾
tiān yīn yǔ shī shēng jiū jiū
 
(tiān) = cielo
(yīn) = scuro
(yǔ) = pioggia, piovere
湿(shī) = umido, bagnato
(shēng) = suono, voce
啾啾(jiū jiū) = onom. cinguettio
Dal cielo scuro
cade l’umida pioggia
con un suono leggero.
 

 

 

Riferimenti

http://italian.cri.cn/chinaabc/chapter15/chapter150104.htm