Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

venerdì 28 gennaio 2011

I nati di quest'anno saranno del segno del Coniglio...voi di che animale siete?


Quando si parla di astrologia cinese bisogna distinguere tra l’originale e più antica dottrina (basata sulla astronomia) e quella popolare più recente e maggiormente conosciuta in Occidente, che presenta il i dodici segni contraddistinti dai nomi di animali.
Partendo dalle regole di base che riguardano l’astronomia, esistono notevoli differenze di impostazione tra l’astrologia occidentale e quella cinese: l’astrologia occidentale prende come riferimento l’eclittica, cioè il percorso immaginario che il sole compie in un anno attorno alla terra; questo grande “cerchio”, lungo cui sembrano muoversi anche i pianeti, viene chiamato anche Zodiaco ed è suddiviso in dodici sezioni a cui sono associati i noti simboli Ariete, Toro, Gemelli, etc. La previsione astrologica occidentale è basata sull’esame delle posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti nei vari segni dello zodiaco.

L’astrologia cinese fa invece riferimento al Polo Nord celeste; il cielo viene diviso in ventotto sezioni, dette «Case Lunari» (Xiu) ognuna delle quali rappresenta il percorso quotidiano della Luna attraverso la volta celeste. Ad ogni sezione venne associato secondo un simbolismo astrologico, un nome, una costellazione, un pianeta ed uno dei Cinque Elementi (Terra, Acqua, Fuoco, Legno, Metallo). Le 28 case Lunari sono infine raggruppate in quattro «Palazzi» abbinati alle quattro stagioni.

In Cina la divisione del tempo ha mantenuto la sua originalità conservano il sistema sessagesimale, dove l’unità di tempo più grande è l’epoca, comprendente 3600 anni, divisa in 60 cicli di 60 anni ciascuno. Ogni ciclo di 60 anni è suddiviso a sua volta in cinque «Grandi Anni» o «Anni di Giove» (in quanto questo pianeta percorre lo zodiaco in 12 anni), composto ognuno da 12 anni. Ad ogni anno dell’Anno di Giove è associato uno dei simboli dei cosiddetti «Dodici Animali». L’origine di questa associazione si perde nella notte dei tempi, e numerose sono le leggende fiorite intorno ad essa. Una di queste narra che, un giorno, il Buddha chiamò a raccolta tutte le creature viventi. Il topo, furbo e veloce di natura, arrivò per primo. Il diligente bue arrivò secondo, seguito dall'intrepida tigre e dal pacifico coniglio. Il drago arrivò quinto seguito subito dal suo fratello minore, ovvero il serpente. L'atletico cavallo fu settimo e l'elegante pecora ottava, subito dopo arrivò l'astuta scimmia, e poi ancora il coloratissimo gallo, il fedele cane, per poi finire con il fortunato maiale che arrivò appena in tempo per salutare anch'egli il Buddha. Di tutti gli animali, solo questi si presentarono al cospetto del Maestro che, per premio della loro obbedienza, assegnò loro un onore imperituro: ogni anno sarebbe stato consacrato ad uno di loro. Il primo di questi animali fu il Topo, seguito dal Bufalo, e così via.

Secondo la volontà del Buddha, ogni animale, detto «reggitore» dell’anno associa le proprie qualità (meriti e difetti) all’ anno di cui è governatore. Per cui tutti i nativi di uno stesso anno hanno qualcosa in comune tra loro (carattere, tendenze, difetti) via via meglio specificati tenendo conto del mese, giorno ed ora di nascita, anche essi posti sotto la influenza di uno dei dodici animali. Tanto più gli animali che concorrono a definire la personalità di una persone sono in buoni rapporti tra loro, tanto più la personalità dell’individuo in questione sarà equilibrata e positiva. (questo meccanismo assomiglia al calcolo degli aspetti tra pianeti nell’astrologia occidentale). Analogamente, tanto più il proprio animale di nascita è in armonia con quello che governa l’anno in corso, tanto più quest’anno sarà fortunato (e viceversa).

Nel diagramma che segue sono rappresentate le interazioni positive e negative tra i vari animali: c’è in questa caratteristica un certo parallelismo con il sistema degli «aspetti» nella astrologia occidentale. Se disponiamo i Dodici Animali in un cerchio a formare un immaginario Zodiaco, scopriamo che ogni animale ha cattive relazioni con quello «in opposizione», mentre è in ottime relazioni con quelli «in trigono», e in buone relazioni con l’animale che lo fiancheggia sulla destra (una specie di «sestile»)


Ad esempio, il Coniglio (reggitore dell’anno nuovo) è in ottime relazioni con la Capra e il Maiale, ha buone relazioni con la Tigre (reggitore dell’anno che sta per finire) ma ha pessime relazioni con il Gallo.

Inoltre, dato che il ciclo dei Dodici Animali si ripete cinque volte nel Ciclo Sessagesimale, ad ognuno dei cinque cicli viene associato uno dei Cinque Elementi: non basta quindi essere Galli o Cani, poiché ogni animale ha cinque diversi modi di essere e di esprimere le proprie qualità: distingueremo quindi il Cane di Fuoco dal Cane di Acqua o la Capra di Terra dalla Capra di Metallo e così via.

Ad esempio un Topo di Legno sarà più duttile e creativo di un Topo di Fuoco che tenderà invece ad imporsi. Analogamente un Topo d’Acqua agirà in silenzio e con discrezione, mentre un Topo di Terra agirà con lentezza e determinazione: infine un Topo di Metallo esprimerà durezza nel conseguimento dei propri obiettivi.

Nelle tabelle seguenti potete trovare la data di inizio di ogni anno dal 1900 al 2019 (questo per non sbagliare in caso di data di nascita vicina all’inizio dell’anno cinese): una volta individuata la casella che contiene il vostro anno di nascita, potete trovare il Reggitore e l’Elemento corrispondente. Nella tabella potete trovare inoltre la polarità (yin/yang) del reggitore e il suo elemento intrinseco. Ogni animale dello zodiaco è infatti influenzato da un «elemento fisso», intrinseco alla sue stessa natura e che quindi non cambia nel tempo.

clikkate sulla immagine per ingrandire la tabella!
Per avere un oroscopo completo, è inoltre necessario conoscere l'ora di nascita, che determina un secondo animale complementare a quello reggitore dell'anno. Esso si chiama «compagno di viaggio», arricchisce ed influenza il segno annuale, ed ha alcune analogie con «l'ascendente» dell'astrologia occidentale. Potete determinare il vostro compagno di viaggio cercando nella tabella l’animale associato alla vostra ora di nascita.

Nella tabella che segue si riporta per ogni animale un insieme telegrafico di aspetti caratteriali dei vari animali:

In questa altra tabella riporto alcune caratteristiche psicologiche influenzate dai Cinque Elementi



Ed ora divertiamoci a fare l’oroscopo del NUOVO ANNO!

Il nuovo anno nasce (ovviamente) il 3 Febbraio 2011 a mezzanotte. Dalla tabella troviamo:

CONIGLIO di METALLO (elemento intrinseco LEGNO YIN), compagno di viaggio: TOPO

Il nuovo anno vorrebbe essere un anno tranquillo e ordinato, impostato sulla chiarezza e la praticità: la moralità e la giustizia dovrebbero prevalere (speriamo!) tuttavia ci sono elementi di confusione, che possono creare situazioni ambigue e bloccare una serena evoluzione

I nati della TIGRE si troveranno bene in questo anno, qualche problema potranno averlo quelli del GALLO, mentre per MAIALE e CAPRA sarà un ottimo anno!

sabato 22 gennaio 2011

Il Nuovo Anno cinese inizia il 3 Febbraio ... sapete perché?



La Repubblica Popolare Cinese adotta ufficialmente il calendario gregoriano: tuttavia, accanto al calendario occidentale, continua ad essere osservato, soprattutto per le festività, l'antico calendario lunare cinese 通书 Tong Shu. Tale calendario è tra i calendari antichi quello che è rimasto in uso più a lungo: senza dubbio è molto più complesso di quello occidentale perché è stato ideato tenendo conto contemporaneamente del ciclo lunare (29 giorni), di quello solare (365 giorni) di quello di Giove (12 anni) e di quello di Saturno (30 anni) e si presenta simile, per molti aspetti, al calendario ebraico.

Il calendario cinese è ciclico: esso è formato da un susseguirsi di «Epoche» lunghe 3600 anni suddiviso in 60 cicli di 60 anni l’uno, detti «Draghi» . Ogni Ciclo di 60 anni è a sua volta diviso in cinque «Grandi Anni» di 12 anni ciascuno (ciclo di Giove). Ogni 60 anni, infatti, Giove compie 5 rivoluzioni attorno al Sole, mentre Saturno ne compie due. Se teniamo conto che la simbologia associata a Giove è positiva (Grande Fortuna) mentre quella associata a Saturno è negativa (Grande Sfortuna), ecco che il ciclo dei 60 anni può essere letto come il periodico combinarsi delle forze del Bene e del Male. Il 1984 ha segnato l’inizio del diciottesimo ciclo della seconda epoca, a partire dall’anno in cui la storia cinese cominciò ad essere registrata, cioè il 2637 a.C. Secondo il calendario tradizionale « il 2011 è il terzo anno del terzo grande anno del diciottesimo ciclo della seconda epoca». I 12 anni che compongono un Grande Anno sono identificati da una sequenza di caratteri cinesi chiamati «Rami Terrestri», la cui origine, piuttosto oscura, sembrerebbe collegata alle azioni rituali che accompagnavano la scansione delle ore. Da circa mille anni, però, questi astratti ideogrammi sono inoltre conosciuti tra il popolo cinese come i «Dodici Animali». I Rami Terrestri venivano usati anche per designare i mesi dell’anno: va aggiunto infine che vi è una antica usanza di suddividere il giorno in 12 «ore doppie» che sono identificate con i nomi del 12 Rami Terrestri. La seguente tabella fornisce i nomi dei Dodici Rami Terrestri, la polarità yin/yang associata, l’elemento associato, l’animale associato e l’ora.


I 12 Rami Terrestri
I Dieci Tronchi Celesti sono usati meno comunemente che non i Dodici Rami: probabilmente in origine essi erano usati come indicatori dei giorni in una settimana di 10 giorni (la settimana di sette giorni fu introdotta soltanto nel XII° secolo verso la fine della dinastia Song). Ad ogni Tronco viene associato un termine polare ying/yang ed uno dei Cinque Elementi.

I 10 Tronchi Celesti

 Tutto ciò rappresenta l tentativo (in tempi molto antichi) di combinare il primitivo sistema di contare per decine con la tendenza posteriore del calcolo per dozzine. Quanto ai caratteri usati per identificare Rami e Tronchi, essi sono molto antichi: sono stati trovati negli ossi oracolari della dinastia Shang (circa 1500 a.C.) dove sono usati per il computo dei giorni.

Nella tabella che segue sono riportate tutte le 60 combinazioni dei Rami Terrestri con i Tronchi Celesti: ad ogni combinazione viene assegnato un binomio che identifica l’anno all’interno del ciclo sessagesimale. Ad ogni binomio viene anche associato uno dei cinque elementi (essenza del binomio) che specifica le caratteristiche dell’anno.





Mentre in occidente la durata dell’anno è fissa, nel calendario cinese gli anni hanno una durata variabile. E’ infatti calcolato in base al periodo della luna e, dato che la lunazione si ha in 29,5 giorni, i mesi cinesi possono essere di 29 o di 30 giorni. Ne risulta che l’anno cinese è più corto di circa dieci giorni rispetto a quello occidentale: per rimediare a questo inconveniente, ogni tanti anni viene aggiunto un mese extra che riporta il calendario «in armonia con il Cielo». Il calendario cinese prevede, infatti, anni comuni, composti da 12 mesi e da 353, 354 o 355 giorni, e anni embolismici, composti da 13 mesi e da 383, 384 o 385 giorni. (questa caratteristica lo accomuna al calendario ebraico).

Oltre all’anno lunare vi è anche quello solare, che si computa in base alle quattro tappe del ciclo terra-sole: i due solstizi e i due equinozi. Ma diversamente che da noi, queste date non rappresentano l’«inizio» delle stagioni bensì il loro «culmine»: le stagioni quindi iniziano 45 giorni prima rispetto all’occidente.

Ogni stagione è associata ad un Elemento: ma gli elementi sono cinque, quindi, per armonia, i cinesi hanno introdotto una «quinta stagione», con questo criterio: invece di durare 90 giorni, le stagioni durano solo 72 giorni, mentre la «coda» ossia gli ultimi 18 giorni di ciascuna, per un totale di 18x5=90 giorni, (tutti relativi all’elemento Terra, rappresentano la cosiddetta quinta stagione, in pratica la transizione climatica tra una stagione e la successiva.



L’anno viene inoltre suddiviso in 24 periodi di quindici o sedici giorni ciascuno, conosciuti col nome di 气 Qi (Soffi). La loro origine, come gli stessi nomi dei Qi suggeriscono, dipende soprattutto dal ciclo annuale agricolo. Più esattamente, i Qi rappresentano la divisione dell’eclittica solare in 24 segmenti, ognuno dei quali corrisponde grosso modo alla metà di un segno dello zodiaco occidentale. A loro volta i Soffi sono collegati attraverso sottili corrispondenze simboliche con un Ramo, cioè con un animale dello zodiaco.


I 24 Qi


Dodici Qi sono conosciuti come Feste mensili, o Jie节, (quelle in grassetto nella tabella) importanti per la formazione dell’oroscopo. Nascere in questo o in quel momento non è casuale, perché in fondo il temperamento di una persona viene in qualche modo influenzato dal clima del periodo di nascita: Il gelo e l’umidità rendono parimenti freddi e controllati coloro che sono nati di inverno, mentre la calura estiva porta ad un carattere estroverso e pigro; le piogge autunnali possono rendere malinconici, mentre il fermento primaverile conferisce dinamicità e creatività.

Nel calendario cinese la durata del mese è organizzata in modo che la luna nuova cada nel primo giorno del mese e la luna piena nel quindicesimo. Per far sì che certi mesi corrispondano alle stagioni loro convenienti, l’anno comincia il primo giorno della luna piena dopo il periodo solare «Grande Freddo», che equivale all’entrata del Sole nell’Acquario.

Perciò il capodanno cinese cade nel primo giorno della prima o della seconda luna nuova dopo il solstizio di inverno.
(tra il 20 gennaio e il 19 febbraio)

Senza l’aggiunta di mesi extra, o intercalari, il calendario cinese si troverebbe arretrato di 30 giorni ogni tre anni. I mesi intercalari nel numero di sette, vengono aggiunti in un ciclo di 19 anni, in modo che l’equinozio di primavera cada sempre nel secondo mese, il solstizio estivo nel quinto, l’equinozio di autunno nell’ottavo ed il solstizio d’inverno nell’undicesimo. Tali mesi non hanno un loro nome: vengono ottenuti semplicemente raddoppiando il mese che li precede.

E' importante la definizione di termine principale: è la data in cui il Sole, nel suo apparente moto intorno alla Terra, determina un angolo multiplo di trenta gradi, considerando l'angolo di zero gradi quello creato dalla posizione del Sole il giorno dell'equinozio di primavera. Il termine principale 1 si ha quando la longitudine del Sole è di 330 gradi, il termine principale 2 si ha quando la longitudine del Sole è di 0 gradi, il termine principale 3 avviene quando il Sole è a 30 gradi, e così via.

I mesi cinesi sono nominati semplicemente con i numeri: ogni mese prende il nome dal numero del termine principale in esso contenuto: così, Gennaio è il Mese 1 (一月 yi yue), Febbraio è il Mese 2 (二月er yue), e così via.

Nel caso in cui capiti che un mese contenga due termini principali, non si tiene conto del secondo. Il termine principale 11, che coincide col solstizio d'inverno, deve sempre cadere nel mese numero 11. Quando si hanno 13 lune piene tra l'undicesimo mese di un anno e l'undicesimo mese dell'anno successivo (ovvero tra un solstizio e il successivo), l'anno che segue diventa di 13 mesi. Poiché in tale anno c'è almeno un mese che non contiene nessun termine principale, il mese successivo a questo diventa il mese aggiuntivo, che porta però lo stesso numero del mese precedente.

Come si è visto, i mesi e gli anni cinesi hanno ben poco in comune con quelli del calendario occidentale: i mesi cominciano sempre con il novilunio ed inoltre il primo mese dell’anno non è come per noi gennaio, ma il mese della Tigre, che inizia con il novilunio del capodanno compreso tra il 20 gennaio e il 19 febbraio. Infine, per riportare la lunghezza dell’anno lunare al passo con quello solare, vengono intercalati sette mesi supplementari ogni 19 anni, raddoppiando il mese che li precede. Risulta chiaro che per identificare, a partire da una certa data del calendario occidentale, la corrispondente data del calendario cinese, non c’è altro mezzo che usare delle tabelle di corrispondenza.

sabato 15 gennaio 2011

La crisi dell'auto: paradossi cinesi e utopia taoista


FIAT, Chrysler, Marchionne, i sindacati, i diritti dei lavoratori …. giornali e le TV ci inondano di notizie sui problemi del settore automobilistico: la crisi dell’auto colpisce in tutto il mondo occidentale, ma in Cina, guarda caso, il settore auto non solo resiste, ma mostra problemi di carattere opposto.

La Repubblica Popolare cinese ha infatti superato gli Stati Uniti nel 2009 diventando il primo mercato del mondo per le automobili. Nel 2010 il mercato cinese ha immatricolato 18 milioni di autovetture con un aumento del 30% rispetto al 2009 – già in crescita del 50% con riferimento al 2008.

Ma… dove sono tutte queste automobili? Praticamente concentrate nelle megalopoli: Pechino, Shanghai, Tianjin, Chengdu, etc. Ma parliamo della capitale: pare che su circa 20 milioni di abitanti circolino in città ben cinque milioni di auto. Grazie al buon andamento della economia i pechinesi hanno da tempo scoperto che quattro ruote sono più piacevoli di due! Questo sta provocando parecchi problemi: uno studio governativo prevede che, se non si riuscirà a fermare gli acquisti, entro il 2015 circoleranno sette milioni di veicoli, due milioni 300 mila in più rispetto a quelle che ci sono adesso. Rischiano di aumentare in modo esponenziale quindi anche le ore impiegate ad attraversare la città nell’ora di punta, che al momento arrivano anche a cinque.



Limitare gli spostamenti di milioni di pechinesi è una sfida ardua anche per l’autoritario governo cinese. Attraverso una specie di lotteria, nel 2011 saranno concesse solo 240 mila targhe, circa un terzo di quelle rilasciate nel 2010: in questo modo Pechino intende porre un freno del 70% al crescente numero di veicoli privati che circolano sulle sue strade. Ma i cinesi sono furbi: proprio temendo il nuovo pacchetto antitraffico, molti si sono affrettati ad acquistare una nuova automobile. Negli ultimi giorni del 2010, sono state vendute quasi tremila vetture al giorno.

smog a Pechino

Chi ne fa le spese è l’inquinamento atmosferico, che rimane sempre alto: gli ultimi piani dei palazzi più alti sono spesso invisibili perché circondati da una fitta coltre di smog. Ad aggravare la situazione ci sono anche gli impianti di riscaldamento delle abitazioni, ancora basati in maggioranza sul carbone, e il costante sviluppo urbanistico. Tuttavia qualcosa sta cambiando a Pechino, a lungo bollata (ingiustamente) come la città più inquinata del mondo. Dopo le Olimpiadi del 2008, la capitale cinese è diventata più vivibile e meno inquinata, grazie alle misure adottate in occasione dei Giochi.


Cieli azzurri...
Ai tempi un rilevamento della qualità dell’aria aveva rivelato dati allarmanti. Secondo la scala AQI (Air Quality Index, che considera la presenza nell’aria di anidride solforosa, biossido di azoto e particolato), Pechino risultava «inqualificabile» con un valore superiore a 500, il più alto della scala. Però lo scorso 8 agosto, in occasione dell’ anniversario delle Olimpiadi, la capitale cinese ha celebrato anche il miglioramento della qualità dell’aria. Tra le eredità olimpiche celebrate, quella sicuramente più “visibile” è quella dei “cieli azzurri”. Dietro la poeticità del nome si nasconde un valore scientifico, che classifica una giornata di “cielo azzurro” quando il valore API non supera quota 100. A metà del 2009 è già stato superato il totale dei cieli azzurri del 2008: alcune delle misure provvisorie sono diventate stabili anche dopo la fine delle Olimpiadi: lo spostamento di diverse fabbriche lontano dalla metropoli, il divieto di ingresso nella città ai mezzi che non soddisfano lo standard Euro 1 e l’obbligo per le auto private di rimanere in garage un giorno alla settimana a seconda del numero di targa. Un ulteriore miliardo e 600 milioni di dollari è stato stanziato per migliorare i trasporti pubblici, misura che è stata abbinata alla consegna, nel 2015, di 10 nuove linee della metropolitana.

Per Pechino le notizie sono incoraggianti, ma per quanto riguarda il resto del Paese? Da anni l’inquinamento è al centro dell’agenda del governo cinese, consapevole che alla migliorata aria di Pechino fanno da contraltare le preoccupanti cifre fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità che già nel 2007 parlavano di almeno 6 milioni e 500mila morti all’anno per malattie causate dall’inquinamento dell’aria. Anche per questa ragione le autorità hanno dato la massima importanza e visibilità ai risultati raggiunti a Pechino, al fine di renderli un esempio da utilizzare nel resto della nazione e far sì che questa eredità delle Olimpiadi non rimanga un vantaggio solo locale ma che possa divenire una linea guida programmatica per il futuro.

C’è un luogo comune che torna sovente nell’opinione pubblica dei paesi occidentali: non vi è abitante del globo che inquini quanto un cinese. Ma il quadro delineato dai mass media occidentali è ben lontano dalla realtà, come spesso accade quando si parla di Cina. E’ chiaro che la Cina, vista nel suo insieme, è davvero il paese che inquina di più al mondo. E’ dal 2006 che il gigante asiatico occupa la prima posizione nella classifica dei paesi con le maggiori emissioni di, CO2 o biossido di carbonio, emissioni che sono il primo fattore del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. La Cina, con 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 prodotte nell’arco dell’anno, è davanti a Stati Uniti (5,8 miliardi) e Russia (1,7 miliardi), mentre l’Italia è soltanto 12esima con 455 milioni di tonnellate.

Ma leggere i numeri senza inserirli nel contesto porta inevitabilmente a non comprenderli, e il contesto, in questo caso, è costituito dalla popolazione. La Cina conta ormai 1,3 miliardi di abitanti: in altri termini, la popolazione cinese è 4,3 volte quella statunitense, 9,5 volte quella russa e 23 volte quella italiana.

Ecco che se prendiamo in considerazione i dati pro-capite delle emissioni di CO2 di ogni singolo paese, ci imbattiamo in un altro paradosso: un cinese “medio” inquina molto meno di un occidentale “medio”. Alle 4,9 tonnellate di emissioni annue di un cinese, corrispondono le 19,2 tonnellate di uno statunitense, le 12,3 di un russo e le 7,8 di un italiano.


densità della popolazione in Cina
La Cina ha una popolazione di circa 1,3 miliardi abitanti, con una densità media di 142 unità per km². Il dato rappresenta la media di una distribuzione geografica in realtà molto irregolare. La maggior parte della popolazione è infatti concentrata nelle province orientali, che contano in media 400 abitanti per kmq, quella centrale ha una densità media di 200 abitanti per kmq, sull’altopiano della parte occidentale vivono meno di 10 abitanti per kmq. Il che significa che contro 300 milioni di persone concentrate sulla costa orientale con redditi paragonabili al mondo occidentale, vi è circa un miliardo di persone che vivono in aree rurali, con redditi almeno dieci volte inferiori. Queste persone non possono inquinare come chi possiede un auto, viaggia in aereo e contribuisce in modo determinante, attraverso l’acquisto di una larga gamma di prodotti, all’inquinamento causato dallo sviluppo industriale.

I Cinesi residenti nelle province orientali sono dunque in quantità paragonabili agli abitanti degli Stati Uniti d’America (300 milioni): negli USA circolano 136 milioni di autovetture (450 per 1000 persone), mentre in Cina circolano attualmente circa lo stesso numero di veicoli privati ( 13 auto per 1000 abitanti se calcolato sul totale della popolazione, ma praticamente come gli Stati Uniti se calcolato su una popolazione equivalente agli USA).

Se poi paragoniamo la situazione auto con l’Italia, i dati sono ancora più sconvolgenti: nel nostro paese circolano 35 milioni di auto su 60 milioni di persone: praticamente un’auto ogni due persone Pensate cosa sarebbe se la densità delle auto in Cina raggiungesse quella dell’Italia: si avrebbero circa 6/700 milioni di veicoli!!

Il governo cinese sembra aver abbandonato il vecchio modello di sviluppo che consisteva nell’avanzare senza avere cura dell’inquinamento, e solo in seguito porvi rimedio a fronte di disastri perfettamente evitabili. Il Paese, infatti, dipende ancora dal carbone per il 70 per cento della sua produzione energetica; allo stesso tempo, però, la Cina procede alla diversificazione delle fonti energetiche: così nel nuovo piano quinquennale, il dodicesimo, sono state messe in cantiere numerose iniziative per incrementare la produzione di energia a bassa emissione di carbonio. Sono previsti investimenti nel fotovoltaico, nell’eolico e nella produzione di veicoli ibridi ed elettrici. E il tutto avviene nell’ambito dell’ambizioso piano di tagliare le emissioni di gas a effetto serra di 1,5 miliardi di tonnellate in cinque anni. Tra le sfide per migliorare la viabilità c’è anche lo sviluppo di un treno razzo che viaggerà a mille chilometri orari, grazie a speciali gallerie pressurizzate. Nella speranza che dia il colpo di grazie a traffico e smog, lo hanno soprannominato «Aspirapolvere».

Il sottotitolo di questo blog è “attualità del pensiero cinese antico”: in questo caso, quanto siamo lontani dalla utopia taoista del “ritorno” allo stato naturale, quale era alla nostra nascita. Il ritorno alla prima infanzia evoca qui non l’innocenza ma l’Origine perduta. Sul piano collettivo si tratta di tornare ad uno stato originario, anteriore alla formazione della società organizzata, esente da ogni forma di aggressione o di costrizione della società sugli individui; un mondo in cui l’assenza di morale, di leggi, di punizioni non indice gli individui ad essere a loro volta aggressivi, e in cui non vi è dunque guerra o conflitto, né spirito di competizione o volontà di dominio. Ecco la visione idilliaca di Lao Zi:

E’ un piccolo paese con pochi abitanti
Anche se avessero utensili per dieci o cento uomini
Essi non se ne servirebbero
Temono la morte e non se ne vanno a migrare lontano
Anche se avessero barche o carri non ne farebbero uso
Anche se avessero armi non ne farebbero sfoggio
Essi trovano gustoso il loro cibo
E ritengono adeguate le loro vesti
Comode le loro dimore
Piacevoli le loro usanze
Da questo paese a quello vicino
Si odono cantare il galli e i cani abbaiare
Ma coloro che vi abitano giungeranno alla morte in vecchiaia
Senza essersi mai frequentati
(Lao Zi, 80)


Ma forse questo messaggio è più attuale di quanto non possa sembrare …
meditate gente, meditate!



domenica 9 gennaio 2011

Arriva l'Anno del Coniglio! Miti, leggende e tradizioni del capodanno cinese

La Festa di Primavera ( 春节 Chūnjié) o capodanno lunare in Occidente generalmente noto come capodanno cinese, è una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali cinesi.



Cartolina augurale di Yangliuqing

Il calendario tradizionale cinese è di tipo luni-solare, i mesi iniziano in concomitanza con ogni novilunio; di conseguenza la data d'inizio del primo mese, e dunque del capodanno, può variare di circa 29 giorni, venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il solstizio d'inverno, evento che può avvenire fra il 21 gennaio ed il 19 febbraio del calendario gregoriano. Quest’anno, il Capodanno cinese capita il 3 di Febbraio.

In ossequio con i dettami dell'astrologia cinese, ogni anno è contrassegnato da un "segno" animale, costituito da un ciclo di 12 elementi; il capodanno cinese determina il passaggio da uno all'altro di questi elementi: dopo l’anno della Tigre, il 2011 sarà l’Anno del Coniglio.

L'antichissima civiltà cinese assegnò all'astrologia un ruolo assai importante, che ancora oggi è radicato nella mentalità popolare. La nascita dello studio del cielo e delle sue influenze, in questo paese, si perde nella notte dei tempi, e numerose sono le leggende fiorite intorno ad essa. Una di queste narra che, un giorno, il Buddha chiamò a raccolta tutte le creature viventi. Per primi si presentarono al cospetto del Maestro di tutto il creato dodici animali, che, per premio della loro obbedienza, ricevettero un onore imperituro: ogni anno sarebbe stato consacrato ad uno di loro.

Il primo di questi animali fu il Topo, seguito dal Bufalo, dalla Tigre, dal Coniglio, dal Drago, dal Serpente, dal Cavallo, dalla Capra, dalla Scimmia, dal Gallo, dal Cane e dal Cinghiale. Secondo la volontà del Buddha, ogni animale associa le proprie qualità (meriti e difetti) all’ anno di cui è governatore. Per cui tutti i nativi di uno stesso anno hanno qualcosa in comune tra loro (carattere, tendenze, difetti) via via meglio specificati tenendo conto del mese, giorno ed ora di nascita, anche essi posti sotto la influenza di uno dei dodici animali. Tanto più gli animali che concorrono a definire la personalità di una persone sono in buoni rapporti tra loro, tanto più la personalità dell’individuo in questione sarà equilibrata e positiva. (questo meccanismo assomiglia al calcolo degli aspetti tra pianeti nell’astrologia occidentale). Analogamente, tanto più il proprio animale di nascita è in armonia con quello che governa l’anno in corso, tanto più quest’anno sarà fortunato (e viceversa). Il coniglio è associato alla luna e le persone nate in questo anno presentano alcune qualità di essa. Sebbene a volte timidi, sono ambiziosi ed astuti finanziariamente. Possiedono un insolito gusto estetico: si vestono bene e la loro grazia li porta ad essere amici di chi ama i pettegolezzi, sebbene essi stessi non dicano nulla che possa ferire gli altri. Pensano sempre prima di agire, ma a volte sono fin troppo cauti. A volte si sentono malinconici e raramente si arrabbiano.

Secondo la mitologia cinese, l'origine della Festa di Primavera viene fatta risalire ad una antica leggenda, secondo la quale nei tempi antichi vivesse in Cina un mostro chiamato Nian (年), solito uscire dalla sua tana una volta ogni 12 mesi per predare esseri umani; l'unico modo per sfuggire a questo tributo di sangue era spaventare il Nian, sensibile ai rumori forti e terrorizzato dal colore rosso. Per questo motivo, ogni 12 mesi, si è soliti iniziare l'anno nuovo con canti, strepitii, fuochi d'artificio e con l'uso massiccio del colore rosso. (guarda caso, “Nian” in cinese significa proprio “anno”…).

Le festività per il nuovo anno hanno luogo in un lasso di tempo di due settimane consecutive; la festa vera e propria inizia dalla sera della vigilia quando i parenti più stretti si ritrovano -generalmente a casa della persona più anziana- davanti ad una tavola riccamente imbandita, evento che può essere paragonato al tradizionale veglione del Capodanno occidentale. Le pietanze principali ed immancabili sono pesce e pollo: in particolare, in molte regioni della Cina, viene servito in abbondanza, in modo che ne avanzi con certezza e questo per ragioni scaramantiche. Un proverbio popolare recita infatti "nián nián yǒu yú" ( 年年有余) con il significato di "ci possa essere sovrabbondanza quest'anno", dove il termine "sovrabbondanza", pronunciato , è omofono alla parola "pesce" ( 鱼) venendo a costituire un gioco di parole. Molte famiglie quindi guardano programmi televisivi fino a mezzanotte, essendo questo divenuto uno dei passatempi preferiti.

Generalmente, durante questo periodo si tende a stare in famiglia, con visite ai parenti e agli amici più prossimi. Si cerca di vestire il più possibile in rosso, colore propiziatorio e tradizionale, e adornare le case e le strade con oggetti e ninnoli caratteristici. Nei giorni che precedono l'arrivo del nuovo anno ci si dedica solitamente alla pulizia radicale della casa: questo per spazzare via simbolicamente gli accidenti dell'anno passato e preparare la casa per l'arrivo della fortuna nel prossimo. L'arrivo del nuovo anno è accompagnato da tipiche frasi di gioia e felicitazioni, che vengono scambiate tra amici e parenti ad alta voce e con entusiasmo. Queste frasi vengono spesso raccolte sotto il nome collettivo di Jíxiánghùa (吉祥話), "parole di buon auspicio". Fra le più usate vi sono Xīnnián kuàilè; (新年快乐) "Felice anno nuovo!", oppure Guo Nian Hao ( 过年好) di significato simile. Un'altra espressione comune è Gōngxǐ fācái (恭喜发财) "congratulazioni e che sia prospero!".

Il primo giorno del nuovo anno è dedicato all'accoglienza ed al benvenuto delle divinità benigne del Cielo e della Terra. Ancor più importante, questo giorno è altresì dedicato alla visita di parenti e amici stretti, e soprattutto dei genitori e dei nonni. Tipica di questa giornata è la sfilata allegorica detta danza del leone, con il tipico enorme manichino rappresentante appunto un leone portato in giro per le strade cittadine. Durate la sera sono tradizionali gli spettacoli con fuochi artificiali ed esplosivi rumorosi. Probabilmente questo evento è un eco della antica leggenda del mostro Nian: si sfila per le strade inseguendo una maschera da leone, che rappresenterebbe il Nian. Ci sono due scuole: le danze del sud privilegiano la varietà delle tecniche e il movimento, implicando normalmente due persone, mentre quelle del nord si presentano impressionanti per la presenza di una decina o più decine di persone che danzano con l’accompagnamento di musica popolare, con un’ampia partecipazione di pubblico.

Nel secondo giorno le donne sposate sono solite fare visita ai loro genitori: nella società antica cinese, le donne, quando si sposavano, abbandonavano la propria casa paterna per entrare nella casa del marito e molto probabilmente tornavano a casa una sola volta all’anno (cioè questa). In un paese dove per secoli l’assistenza agli anziani è stata esclusivamente un onere della famiglia, si può capire come la mancanza di un figlio maschio rappresentasse un grosso problema …

Il terzo ed il quarto giorno del nuovo anno si trascorre solitamente a casa, astenendosi dal fare visita o dall'incontrare parenti e amici. Questo sia per questioni scaramantiche, in quanto è credenza comune che i litigi siano più facili in questi giorni, sia perché questi sono dedicati solitamente alla commemorazione dei defunti, in particolare per coloro che hanno perso un familiare nei tre anni passati.

Il quinto giorno è considerato la data di nascita del Dio cinese del denaro e della ricchezza; a Taiwan solitamente gli uffici e gli esercizi commerciali riaprono in questo giorno, tra grandi festeggiamenti di buon auspicio per gli affari.

Il settimo giorno del nuovo anno si celebra la ricorrenza del renri (人日), il giorno della creazione dell'uomo. È considerato una specie di compleanno comune, in cui ogni persona diventa più vecchia di un anno. Si è soliti festeggiarlo mangiando il tradizionale Yusheng (鱼生), una sorta di insalata di pesce crudo, in compagnia degli amici.

Il nono giorno è dedicato al culto dell'imperatore di Giada, re del Cielo nel canone taoista, a cui vengono offerte preghiere. C'è un mito poco conosciuto su come l'Imperatore di Giada divenne il capo di tutti gli dèi del paradiso. All'inizio dei tempi, la Terra era un luogo inospitale e non adatto alla vita. Gli uomini andavano incontro a tremende difficoltà; ma non avevano solo a che fare con una difficile sopravvivenza, ma anche con vari tipi di esseri mostruosi. A quell'epoca, non c'erano molte divinità a proteggere gli umani, e gli Xian (immortali) del cielo erano minacciati da potenti demoni. L'Imperatore di Giada era ancora un semplice immortale che aiutava, come poteva, gli umani sulla Terra, ma era triste poiché i suoi poteri non bastavano ad alleviare le sofferenze degli uomini. Decise così di ritirarsi su una montagna e coltivare il Tao. Lo fece per 3000 periodi di tempo, ognuno di 3 miliardi di anni. Sfortunatamente, una potente entità del Male stava conquistando la Terra e sottomettendo gli Xian e gli dèi del cielo, per proclamare la sua sovranità sull'intero Universo. Ma anche l'entità maligna si ritirò per accrescere i suoi poteri, e dopo altri 3000 periodi di tempo di 3 miliardi di anni ognuno, tornò, reclutò un'armata di demoni e si preparò per attaccare il Cielo. Gli Xian immortali si prepararono alla guerra, ma gli dèi non erano abbastanza potenti per respingere i demoni. In questo periodo erano i Tre Puri i sovrani degli esseri celesti. Fortunatamente l'Imperatore di Giada concluse il suo accrescimento nello stesso periodo della guerra. Era ormai abbastanza potente per sconfiggere il Male. Salì al cielo, constatò che la guerra stava per iniziare e che i demoni erano troppo potenti per essere sconfitti dagli dèi presenti. Decise di sfidare i demoni e la guerra iniziò. Montagne crollarono e fiumi strariparono; comunque l'Imperatore di Giada uscì dalla guerra vittorioso, grazie alla grande saggezza che aveva coltivato. Dopo aver scacciato i demoni più potenti, gli altri furono sconfitti dagli Xian e dagli dèi. Grazie alla sua saggezza, dèi e immortali proclamarono l'Imperatore di Giada loro sovrano.

Il quindicesimo giorno, è il giorno del Yuánxiāo jié (元宵节), che conclude le festività. La ricorrenza principale è la Festa delle Lanterne, durante la quale le famiglie escono per le vie cittadine con in mano lanterne accese e colorate. Fuori dalle case si accendono candele, per guidare gli spiriti beneauguranti alle abitazioni. È costume tipico consumare il Tangyuan ( 汤圆), un dolce di riso.

Ma perché si appendono le lanterne colorate? Secondo la leggenda, nel 180 a.C. l’imperatore Han Wendi, sarebbe salito al trono il quindicesimo giorno dopo l’inizio dell’anno e per commemorare l’evento avrebbe fissato la data come festa delle lanterne. Ogni anno la sera della festa egli lasciava il palazzo per divertirsi con la popolazione. Per l’occasione, tutte le famiglie appendevano lanterne multicolori di forma svariata lungo le strade. Nel 104 a.C. la Festa delle Lanterne venne ufficialmente inserita fra le feste nazionali più importanti. La decisione ne ampliò ulteriormente le dimensioni. Secondo i regolamenti, occorreva appendere le lanterne in tutti i luoghi pubblici e davanti ad ogni casa, in particolare nelle zone più animate o nei centri culturali delle città si dovevano tenere grandi mostre di lanterne, offerte all’ammirazione della popolazione, che poteva anche impegnarsi nella soluzione degli indovinelli ivi iscritti e danzare con le lanterne del drago. La manifestazione divenne così permanente, continuando nei secoli.

Secondo la tradizione popolare, durante la festa si mangiano gli Yuanxiao, un tipico di dolce fatto con farina di riso glutinoso e ripieno di ingredienti dolci, che in Cina simboleggia la riunione, l’affetto e la felicità familiare.

Le lanterne della festa sono realizzate con carta colorata nelle forme di paesaggi, edifici, personaggi, fiori, uccelli, animali e altre figure, tra cui spiccano le lanterne dei cavalli in corsa, decisamente le più caratteristiche. Si tratta di un tipo di lanterna-giocattolo che si dice abbia una storia di più di mille anni. All’interno questa possiede un meccanismo rotante ed una candela, che una volta accesa crea aria calda che sale e fa muovere il meccanismo ed i cavalli di carta ivi applicati, che paiono quindi galoppare. L’ombra dei cavalli si riflette sulle pareti della lanterna, dando dall’esterno l’impressione di una mandria di cavalli sfreccianti.

 Lo scambio di buste rosse, hóng bāo (紅包) contenenti piccoli doni, è tipico delle festività per il nuovo anno. Queste buste contengono sempre e solo denaro, solitamente in forma di monete. Per tradizione, il numero di monete contenuto nelle buste deve essere sempre pari, in quanto i numeri dispari sono associati con il denaro che si dona in caso di funerali. Inoltre, poiché in Cina (come in altri paesi dell'Est asiatico) il numero 4 è considerato di malaugurio, a causa di una sua assonanza con il termine "morte", le buste non contengono mai monete in numero di quattro o multipli; fa eccezione il numero 8, considerato invece di buon auspicio e pertanto otto monete sono una scelta standard nel caso si voglia fare a qualcuno un piccolo dono. Solitamente le buste rosse vengono regalate dalle coppie sposate ai familiari o agli amici più giovani e scapoli;

Il lato economico, in ogni manifestazione cinese, non manca mai: nella vecchia Cina la Festa di Primavera, la Festa delle Barche Drago e la Festa di Mezz’Autunno, erano le tre occasioni principali per condurre nuovi affari, grandi o piccoli, e per chiudere i conti. Nei periodi intercorrenti tra una festività e l’altra venivano condotte molte transazioni commerciali a credito, non solo con gente relativamente povera ma anche con famiglie benestanti, riguardanti perfino generi ordinari quali olio, sale, combustibile e cibi. I debitori che non erano in grado di pagare per quel periodo spesso si nascondevano dai loro creditori fino al Capodanno. In questo modo il loro pagamento poteva, se tutto andava bene, essere differito fino alla Festa delle Barche Drago (5° giorno del 5° mese lunare). Proprio per questa ragione i creditori e i loro agenti cercavano spasmodicamente i loro debitori il giorno della vigilia - ultima possibilità per regolare i conti. Talvolta essi correvano di qua e di là con la lanterna in mano, alla caccia dei debitori, fino al sorgere del sole il mattino del giorno di Capodanno. Ma secondo le convenzioni, in quel momento non si poteva più richiedere il pagamento di un debito anche se un’altra convenzione diceva che una lanterna in mano significava che era ancora la sera del giorno precedente e che quindi era ancora accettabile inseguire un debitore.

Anche se oggi molte tradizioni del passato non sono più così vive, per tutti i cinesi la festa della Primavera è molto importante: in questa ricorrenza in Cina chiudono le fabbriche per almeno una settimana ed i cinesi che lavorano nelle grandi città raggiungono le famiglie nelle città natali. Considerata la rilevanza della immigrazione interna, durante il periodo di capodanno, si assiste in Cina a degli esodi biblici … guardare per credere!

Alla stazione, in attesa dei treni....

lunedì 3 gennaio 2011

Matteo Ricci: un genio italiano, più noto in Cina che da noi


«Nell’ottobre 1986, Giulio Andreotti era a Pechino in qualità di ministro degli Esteri, e fu condotto a visitare la scuola centrale del partito comunista. Con sua sorpresa scoprì che nel parco della scuola c’era un tempietto con la tomba di Matteo Ricci: il diplomatico che lo accompagnava commentò:”siamo dinnanzi alla tomba dell’unico straniero che ci ha aiutato a comprendere la nostra nazione”.»
G.Andreotti  “Un gesuita in Cina” - Ed. Rizzoli, 2001

Abbiamo parlato del Natale in Cina...ma chi ha introdotto il cristianesimo in quel lontano paese?
Naturalmente un italiano!

Matteo Ricci, pioniere delle missioni cattoliche in Cina, nasce a Macerata il 6 ottobre 1552. A vent’anni si trasferisce a Roma ed entra nel noviziato dei gesuiti: segue i corsi di retorica e filosofia, quelli di matematica, astronomia, cosmografia e altre scienze esatte. Avviato alla formazione missionaria, nel 1582 raggiunge a Macao il confratello Michele Ruggieri con il mandato di iniziare l’evangelizzazione dei cinesi.

L’anno successivo Ricci e Ruggieri, ottengono il permesso di risiedere a Zhaoqing, allora residenza del governatore locale. Entrano in cordiale relazione con i letterati del luogo, interessandoli anche con oggetti europei quali un mappamondo, orologi, ecc. Ottengono il permesso di edificare nella città una casa, e una chiesa. Nel 1584 stampano un breve catechismo in cinese, - il primo libro stampato da stranieri in Cina - in una tiratura di 1.200 copie.

Ricci dapprima, in quanto religioso, indossa l'abito dei bonzi. Ma i monaci buddisti in Cina non godevano di molta considerazione, sia presso il popolo che presso i mandarini. Decide allora di adottare le vesti e l'etichetta sociale dei letterati. Si presenta come "teologo, predicatore e letterato occidentale” e cerca di modellare la sua vita su quella dei letterati e dotti cinesi. E con la foggia del vestito armonizza, naturalmente, tutta la sua maniera del vivere esteriore; si fa chiamare Li Madu, si lascia crescere la barba e i capelli, ciò che non facevano i bonzi; nello spostarsi da un posto all'altro della città si serve della portantina, accompagnato da due o tre servitori. In poche parole, diventa un cinese!

Nel volumetto dal titolo Trattato sull'amicizia, Ricci riporta in cinese detti dei filosofi e santi occidentali sull'amicizia. L’opera viene stampata in diverse province "con molto applauso di tutti i letterati". Lo scopo di Ricci è di dimostrare ai cinesi che gli occidentali non erano "barbari", e che lui, conoscendo bene la letteratura della sua patria, aveva diritto al titolo di "letterato". I letterati pieni di ammirazione lo chiamano "uomo geniale", dandogli così il titolo più ambito usato allora in Cina.

Anni di esperienza avevano rafforzato in Ricci la convinzione che la diffusione dell'idea cristiana in Cina aveva bisogno dell'approvazione ufficiale per i predicatori e libertà per i cinesi di professarla pubblicamente. Ma ciò non si poteva ottenere fino a quando non fosse arrivato vicino alla corte di Pechino. Diversi furono i tentativi di Ricci di raggiungere la capitale, dove riuscì a stabilirsi solo nel 1601. Nel frattempo trova una sistemazione a Nanchino, dove è ben accolto da personalità governative e uomini di cultura. Inizia a dare regolari lezioni di scienze occidentali e compone un dizionario portoghese-cinese (primo lavoro sinologico del genere). Dal 1595 comincia a comporre libri di scienze e di religione: le sue opere, accolte con singolare favore e ammirazione, trattano di cartografia, matematica, filosofia morale, teologia e apologetica. Tra i lavori scientifici emerge il grande Mappamondo cinese (misure: m 3,75 x 1,80).

Con tatto e prudenza corregge le credenze astronomiche dei cinesi e le loro cognizioni geografiche. Mentre professa una schietta ammirazione per la Cina, fa intravedere ai cinesi che c'era qualche cosa che essi non conoscevano e che egli poteva insegnar loro.

A Pechino, grazie alle sue conoscenze, riesce ottenere il favore dell’imperatore il quale permette a Ricci e ai suoi di aprire una chiesa, anzi dispone che siano sostentati a spese dell'erario. L'imperatore è talmente entusiasta del suo Mappamondo che nel 1608 ne fa fare una nuova ristampa e ne chiede 12 copie per sé. Ricci vi aveva raffigurato i continenti fino allora scoperti: così veniva portata a conoscenza dei cinesi l'esistenza di molti paesi lontani. Vicino ai nomi delle principali località Ricci aveva annotato notizie storiche; per esempio, vicino al nome "Giudea" si legge: "Il Signore del Cielo s'è incarnato in questo Paese, perciò si chiama Terra Santa". Vicino al nome "Italia": "Qui il Re della Civiltà (cioè il Papa), nel celibato, si occupa unicamente di religione. Egli è venerato da tutti i sudditi degli Stati d'Europa, che formano il Romano Impero".

I cattolici cinesi in Cina erano solo 3 nel 1584; alla morte di Ricci (avvenuta a Pechino l'11 maggio 1610) la cristianità contava circa 2.500 convertiti: tra di essi molti della nobiltà e della classe dirigente. Ma nonostante tanto progresso, Ricci venne accusato dai suoi stessi confratelli di aver portato in Cina un cristianesimo non genuino e di aver creato un misto di religione "cristiano-cinese", un "sincretismo delle verità cristiane con le buone sentenze morali di Confucio". Solo recentemente le fonti autentiche hanno mostrato quanto tali accuse fossero prive d'ogni fondamento. I principi sui quali Ricci impostò la sua opera straordinaria furono molto semplici: massima simpatia e rispetto dei valori spirituali e intellettuali dei cinesi; la conoscenza la più perfetta della loro lingua; uso della scienza per un fine apologetico. Egli amò i cinesi, amò la loro storia, ammirò sinceramente la loro civiltà, ed ancor oggi è venerato dai cinesi.