Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

giovedì 18 aprile 2013

Il monte Hua, per pellegrini spericolati...e un po' incoscienti!



All’estremo occidentale della “croce” formata dai cinque monti sacri della tradizione taoista cinese, troviamo il Monte Hua (华山Huá Shān): situato nella provincia Shaanxi, a 120 Km dalla capitale Xi’an, è noto anche come Picco Occidentale (西; Xi Yuè). Il monte Hua è composto a sua volta da cinque picchi, che ripropongono lo schema delle Cinque Direzioni taoiste e che gli donano l'aspetto di un fiore [da qui il nome, che, letteralmente significa “magnifico, splendido, fiorente”, ma huā vuol dire “fiore”]: ad Est, il «Picco affacciato al sole», al Centro, il «Picco della Fanciulla di Giada», a Ovest, il «Picco del Loto», a Nord, il «Picco della Terrazza delle nubi» ed infine a Sud, il «Picco dell’anatra selvatica», il più alto dei cinque, che raggiunge 2160 m.

Il Monte Hua occupa un posto di grande importanza nella storia della cultura cinese. Secondo i Dati Storici di Sima Qian della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.), Huang Di, il mitico Imperatore Giallo, Yao e Shu, i leggendari sovrani saggi dell’antica Cina, visitarono tutti la montagna. Più di dieci regnanti, fra cui il primo imperatore della dinastia Qin (221-206 a.C.), Qin Shi Huang, l’imperatore Wu Di della dinastia Han, l’imperatrice Wu Zetian e l’imperatore Xuan Zong della dinastia Tang (618-907), vi si recarono per pregare il Cielo.






Dalla dinastia Han fino alla dinastia Qing, (1644-1911), un periodo di tempo di circa 2.000 anni, vissero sul Monte Hua numerosi eruditi famosi fra cui Yang Bao, Yang Zhen, Feng Congwu e Gu Yanwu. Alcuni condussero una vita da eremiti, altri invece vi crearono delle vere e proprie scuole.

Già all’epoca degli Stati Combattenti (475-221 a.C.), si narrava che vi si tenessero riti nei diversi templi taoisti. Molte leggende popolari e favole narrano della stretta relazione fra il taoismo e il Monte Huashan. Famosi letterati, fra cui due dei più grandi poeti della Cina, Li Bai (701-762 d.C.) e Du Fu (712-770 d.C.), scrissero più di 1.200 poesie e diari di viaggio per esprimere la loro ammirazione nei confronti della sacra montagna. Inoltre esistono più di mille incisioni sulle pareti della montagna: alcune di esse sono poesie, ed altre iscrizioni lasciate da imperatori.
Ecco come Li Bai descrive la sua scalata sul Picco del Loto, la vetta occidentale del monte Hua:

Nello splendore del Monte Hua
Mi arrampico sul Picco del Loto
E fantastico di incontrare fate o immortali
Con dei fiori di loto
Nelle loro sacre candide mani, le vesti fluttuanti
Che riempiono il cielo con i loro colori
Quando salgono al palazzo del Paradiso
E che mi invitano a salire tra le nuvole
A incontrare Wei Shu Jing, l’angelo guardiano
Del Monte Hua; così, sognando, vado con loro
Salendo al cielo in groppa
A delle oche selvatiche che starnazzano volando,
ma quando guardiamo giù, verso Loyang
anche se la vista è offuscata dalla nebbia
dovunque è possibile vedere i saccheggi
degli armati, che hanno preso la città, creando
caos e follia, il sangue scorre dovunque…

Il monte Hua è  infatti famoso per i suoi numerosi luoghi sacri taoisti. Vi si trovano venti templi taoisti e più di settantadue grotte dove i monaci taoisti usavano praticare la meditazione. La leggenda dice che Lao Zi, il fondatore e patriarca del Taoismo, una volta pronunciò uno dei suoi sermoni proprio su questa montagna.
Ai piedi del Monte Hua, incontriamo il Tempio del Picco dell’Ovest (Xiyue miao), costruito dall’imperatore Wu Di della dinastia degli Han Occidentali, per onorare il dio del monte. Anche questo tempio, come quello del Picco del Sud, ricalca un qualche maniera la struttura della Città Proibita:

Il tempio è circondato da una cinta muraria di protezione: si entra dalla Porta Haoling, detta anche Le Tre Porte:
 all’interno troviamo Il Padiglione delle Cinque Fenici,
ed un’altra barriera a tre porte, antistante al Tempio vero e proprio



Fino a qui, niente di eccezionale: il monte sacro, i templi, i pellegrini … invece questo monte ha qualcosa di veramente … sconvolgente! Abbiamo visto che il monte è ricco di templi, iscrizioni, sculture: il problema è come arrivare a visitarle: l'arrampicata è in molti punti estremamente pericolosa, con sentieri a strapiombo, talvolta senza corrimano, e stretti da non far passare più di una persona alla volta. È possibile raggiungere la vetta settentrionale con delle funivie, ma la vetta più alta, quella meridionale è ancora raggiungibile solo a piedi. L'accessibilità al monte è condizionata anche dalle condizioni meteorologiche: in caso di forte vento o ghiaccio l'ascensione diviene impossibile.

Il primo sentiero scosceso sulla cima principale del monte fu scoperto, si dice, nel periodo della dinastia Han (206 a.C.-24 d.C.) da qualcuno attirato dalla curiosità per le scimmie che si arrampicavano in quella parte del picco. Durante le dinastie Tang (618-907), Song (907-1279), Yuan (1279-1368) e Ming (1368-1644), il passaggio degli uomini tracciò un sentiero scosceso e diritto, e nel periodo tra le dinastie dei Ming e dei Qing, furono scavati nella roccia i 370 gradini stretti e ripidi che danno le vertigini ai visitatori che sembrano sospesi nel cielo. Si racconta che il grande poeta Han Yu della dinastia Tang, prima dell'arrampicata avesse scritto una lettera d'aiuto a un suo amico e fosse scoppiato in lacrime per la paura.

Ma in questo caso, più che parole, contano le immagini: saliamo assieme al tempio del Picco dell’Anatra Selvatica!



Guardando la fotografia a fianco probabilmente penserete a quanto sia bella e scenografica la vista che si gode da questo picco: questo posto ha tutti i caratteri del luogo di pellegrinaggio mistico, un percorso tortuoso per raggiungere la meta, la posizione in cima al cucuzzolo della montagna, peccato che invece di un sacro tempio si tratta oggi di una casa da tè, una delle più alte sale da tè del mondo.


Si parte con una bella e comoda funivia che ci porta ad almeno 1000 metri di altezza…

Poi si comincia a salire, una infinita serie di scalini scavati nella roccia, sempre più ripidi… poi i gradini finiscono e comincia la ferrata!



E adesso viene il bello!


Precarie passerelle di legno attaccate alla parete, ferrate rudimentali e arrugginite, passaggi decisamente pericolosi. Parti del percorso sono composte da assi di legno ancorate a pareti verticali; altre da veri e propri momenti di arrampicata;


Niente da dire sul panorama e l’esperienza avventurosa, probabilmente indimenticabili. Io soffro di vertigini e a vedere queste immagini sto veramente male!




Poi finalmente si intravvede la vetta…Ed ecco la meta agognata!




C’è da chiedersi se alla fine agli intrepidi visitatori della Casa, verrà almeno offerta la tazza di tè...

( ma se non siete ancora convinti della follia di questa escursione, guardate questo videoclip sulla salita al Monte Hua).


Il percorso per l'ascesa sulla cima del monte Hua non è considerato come una pista per alpinisti, ma per escursionisti. Non serve quindi dotarsi di attrezzatura particolare, serve soltanto una buona dose di nervi saldi. Si vocifera che il percorso di Hua faccia circa 100 vittime all'anno, ma non esistono statistiche ufficiali e certe, visto che nessuno tiene il conto, governo cinese compreso.

sitografia





sabato 6 aprile 2013

Il Picco del Sud, dove si incontrano Confucio, Buddha e Lao Zi



Esiste nella tradizione taoista dei cinque monti sacri cinesi, un secondo Monte Heng (衡山; Héng Shān): situato a sud, nella provincia Hunan, a 100 Km dalla capitale Changsha; è noto anche come Picco del Sud (南岳; Nán Yuè), per distinguerlo appunto dall’altro omonimo monte sacro Heng, che però si trova a nord, nella provincia Shanxi, che viene anche chiamato di conseguenza Picco del Nord (; Běi Yuè). In realtà con il nome Heng Shan si identifica una catena montuosa che comprende ben 72 vette (per una estensione di 150 Km) di cui la cima più alta è il Picco Zhu Rong, alto 1290 m, che ospita un piccolo tempio in pietra dedicato appunto a Zhu Rong, il dio del fuoco che, secondo la mitologia cinese, insegnò alla umanità ad usare il fuoco. Questo Picco è sempre stato considerato il luogo più bello da visitare e oggi, come nel passato, i turisti si affollano sui sentieri che raggiungono la cima per ammirare il sorgere del sole. Dalla città di Nanyue, ai piedi del picco Zhu Rong, fino in cima, bisogna percorrere circa 15 km e lungo il sentiero sono disseminati molti templi e monumenti che danno vita a paesaggi stupefacenti.
Come si vede dalla immagine, anche il Monte Heng ha perso un po’ della sua sacralità in  nome del business turistico (del reso anche noi in occidente non siamo immuni a questo tipo di sfruttamento commerciale dei luoghi sacri…): comode navette evitano la fatica di salire il monte a piedi e diversi hotel e fast food  assicurano cibo e riposo ai…”pellegrini”.

Una caratteristica di questi monte è la folta vegetazione, un’altra è la presenza delle nuvole, che talvolta coprono i picchi come un bianco drappo di seta. La gente dice che la bellezza di questo monte è costituita per sette parti dai picchi e dai ruscelli e per tre parti dalle nuvole.

I
l monte Heng è un luogo sacro non solo per i taoisti ma anche per i buddhisti ed i confuciani:  
infatti si possono visitare numerosi templi delle varie tradizioni, ben conservati, e le iscrizioni incise sulla pietra da monaci e letterati. Nel passato la fama di questo luogo attirò poeti e studiosi come Li Bai, Du Fu, Han Yu, Wang Wei, Fan Chengda, Zhang Juzheng, Tan Citong, ecc., alcuni dei quali vi soggiornarono a lungo, lasciando un gran numero di poesie e articoli, mentre altri vi rimasero per insegnare, tenere conferenze e scrivere libri.

Ecco come il poeta Han Yu (768 d.C.-824 d.C.) descrive il suo pellegrinaggio al Monte Heng:

Alti si ergono i Cinque Picchi, nobili al pari dei Tre Duchi.
Quattro disegnano un cerchio ed il Monte Song ne è il centro.
Nella terra ove regna il fuoco, tra le masnade di spiriti,
un solo eroe ebbe dal Cielo dono di potere divino.
Nuvole e nebbia nascondono per metà i fianchi del monte,
più non se ne vede la cima, ben pochi ancora la scorgono.
Proprio d'autunno son venuto, nella stagione delle piogge.
Il cielo è coperto, fa scuro, il bel tempo non è che un ricordo.
Mi raccolgo in silenzio e prego come se attendessi risposta.
Perché una preghiera sincera non dovrebbe essere ascoltata
e perché mai non dovrebbero, fra un istante, riemergere,
nitide, tutte le montagne?
Le vedo, d'un tratto, stagliarsi come colonne nell'azzurro:
il Baldacchino di Porpora fiancheggia il Pilastro del Cielo,
mentre il Granaio di Pietra s'innalza ad emulare il Zhu Rong.
Sembra una foresta di rocce, che mi emoziona e mi commuove.
Smonto dalla cavalcatura per visitare il monastero.
Un viale di pini e di cedri mi conduce rapido al tempio.
Muri e pilastri purpurei riflettono vivaci colori.
Affreschi d'angeli e demoni sono macchie di rosso e di blu.
Salgo i gradini e chino il capo. Offro del vino e della frutta.
I miei sentimenti son puri, per quanto siano miseri i doni.
Nel santuario, il vecchio monaco conosce i voleri divini.
Mi guarda stupito, s'inchina, poi mi porge le mezzelune per fare la divinazione,
mi mostra come si gettano e predice: "Grande Fortuna",
malgrado le mie perplessità. Sono in esilio tra i barbari,
in una terra desolata, ma sono pur sempre vivo.
Gli abiti mi coprono appena. Cibo? Lo stretto necessario.
Son quello che ha sempre lodato la virtù della frugalità.
Diventar marchese o principe, generale, primo ministro?
Quando mai l'ho desiderato? Se un buon dio vuole benedirmi,
che potrebbe fare di meglio?
Passo la notte in una cella all'interno del monastero.
La luna e le stelle occhieggiano, nascoste dietro le nuvole,
all'appressarsi del mattino, ma, tra le urla delle scimmie
e i rintocchi delle campane, neppure m'accorgo dell'alba,
mentre, con tremulo brillio, spunta il sole laggiù in oriente.

Tuttavia il tempio il più famoso è il Grande Tempio del Picco del Sud (南岳大庙nán yuè dà miào) il tempio più grande di tutte le cinque montagne sacre. Costruito inizialmente sotto la dinastia Tang (618-907 d.C.) e ristrutturato varie volte a seguito di incendi, in epoca Qing (1644-1911) è stato oggetto di una grande ristrutturazione a imitazione della pianta della Città Proibita di Pechino. La gran parte dei fabbricati sopravvive tuttora, anche se durante la Rivoluzione Culturale ha sofferto parecchi danneggiamenti e la distruzione di moltissime tavole di pietra con iscrizioni incise e statue buddhiste. A partire dal 1980 tuttavia, è iniziato un percorso di ristrutturazione che tende a riportare gradualmente il tempio alla sua struttura migliore.





Il tempio si estende in un’area di quasi 100.000 mq. Lungo il suo asse principale sud-nord troviamo le nove costruzioni principali: la Porta Lingxin, il padiglione Kuixing, la Porta Zhengchuan, il Padiglione della Lapide Imperiale, dove c’è una copia [purtroppo l’originale è stato distrutto durante la Rivoluzione Culturale] delle lapide commemorativa  posata dall’imperatore Kanxi (1654-1722) il terzo imperatore della Cina della dinastia Qing, su cui è scritto «In memoria del rinnovamento del Tempio del Monte Heng”, su cui sono scolpiti 279 caratteri scritti dallo stesso imperatore. La prima frase dice: “Il Monte Heng è il Pilastro Gigante nel Meridione. Corrisponde alla Stella Yu Heng, della Orsa Maggiore ed è anche chiamato Monte della Longevità. Nella Sala Grande del tempio c’era in origine una statua del Dio della Montagna (岳神yuè shén) a cui nel passato tutti gli imperatori offrivano sacrifici. Anche questa statua è stata distrutta durante la Rivoluzione Culturale ma oggi possiamo comunque ammirarne una copia rifatta nel 1983. Proseguendo verso nord, incontriamo la Porta Jiaying, la Torre Imperiale, la Grande Hall, il Palazzo della Frescura e la Porta dell’Allusione Settentrionale. Le sculture in legno, pietra e argilla del tempio sono note come “le tre meraviglie della Cina meridionale”. Un’altra originalità del tempio è costituita dagli “Ottocento Draghi”, una serie unica di piccole sculture decorative che si possono vedere sui pilastri, sulle travi, sulle gronde e sui portali che, secondo una vecchia leggenda, costituiscono la protezione del tempio.




A fianco del Grande Tempio, sui lati orientale e occidentale sorgono infine otto templi taoisti ed otto templi buddhisti che, assieme alla Torre della  Biblioteca Imperiale simboleggiano la convergenza delle tre religioni, buddhismo, taoismo e confucianesimo o di quelli che i cinesi chiamano più propriamente i «tre insegnamenti» [ sān jiào]).

Il tempio gode di grande popolarità tra i devoti: ogni anno è sede di solenni cerimonie durante le festività  e le ricorrenze buddhiste. I pellegrini accorrono non solo dalla provincia Hunan e Guandong, ma anche da Hong Kong e Macao e perfino dal Giappone.

Sitografia

http://cn.hujiang.com/new/p228807/
http://www.17u.com/blog/article/224622.html
http://www.tempiodelcielo.org/modules.php?op=modload&name=coppermine&file=displayimage&pos=-1467