Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

venerdì 14 giugno 2013

Divinazione: indovini e ciarlatani.


Nella Cina antica gli imperatori facevano grande affidamento alle profezie ed alla divinazione per avere aiuti nel prendere decisioni su materie che spaziavano dalle questioni di governo alla interpretazione dei  loro sogni. Poiché si credeva che l’imperatore avesse ricevuto il suo mandato a governare direttamente dal Cielo, l’astrologia e la divinazione divennero rapidamente delle scienze strategiche. La responsabilità principale del potere politico era quella di mantenere la Terra in armonia con il Cielo: ecco che lo studio del cielo diventava un mezzo importante per “scrutare” la volontà del Cielo ed interpretare i segnali positivi e negativi che dall’alto venivano inviati in risposta all’operato dell’imperatore. Si credeva infatti che i segni celesti avvertissero che tale o talaltro evento, di solito calamità naturali, si sarebbe presto compiuto e venivano considerati come una ricompensa o un castigo del Cielo per le  azioni dell’uomo sulla terra.

 
Un tecnica di divinazione abbastanza diffusa consisteva nell’esporre al calore del fuoco dei carapaci di tartaruga e nell’interpretare le forme delle fratture  che si creavano in quei materiali dopo la bruciatura: la notizia dell’ultima ora, riportata da Xinhuanet, è che, secondo Hou Yanfeng, un ricercatore di un laboratorio archeologico presso la Amministrazione Provinciale della Eredità Culturale nello Henan, certe sequenze di fratture nei gusci di tartaruga, sono “controllabili”: questo induce a pensare che, essendo gli imperatori all’epoca, capi dei sacerdoti che si occupavano di divinazione, utilizzassero queste “divinazioni controllate” a scopi personali per influenzare in modo adeguato la pubblica opinione.

 
 
 
E qui sorge la domanda da cento milioni: «la divinazione è una cosa seria o una grande bufala?».

Ma andiamo per ordine: la divinazione  è la pratica o la presunta capacità di ottenere informazioni, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali; tale pratica si esprime spesso attraverso un rituale, solitamente in un contesto religioso, e può basarsi sull'interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi oppure manifestarsi attraverso una rivelazione. Ci sono sia pratiche di predizione del futuro di una persona, più quotidiane e a titolo individuale, sia pratiche con caratteristiche formali e sociali. La divinazione risponde a una delle esigenze umane primitive: dissipare l'incertezza del futuro e conoscere l'ignoto; la funzione sociale della divinazione si basa su due presupposti: che l'informazione cercata sia a disposizione di qualche entità o forza soprannaturale e che questa informazione possa essere trasferita nel mondo naturale.

Un individuo, un gruppo o una comunità si rivolge a un indovino in un momento di crisi allo scopo di ottenere, in modo soprannaturale, delle indicazioni ritenute adatte a superarla. La crisi può essere un evento fortuito (una malattia, un disastro, una guerra...), l'inizio di un'attività (una battuta di caccia, la fondazione di una città...), un periodo considerato sensibile (l'inizio dell'anno, una ricorrenza particolare...) e così via. Talvolta le occasioni di consultazione sono regolate o stabilite da norme religiose; la ritualità di alcune forme di divinazione, presente in molte culture, serve per conoscere i mezzi che garantiscano, secondo le credenze religiose locali, un appoggio soprannaturale nel portare a termine un'impresa.

Presso alcune culture, il responso  può assumere il valore di norma religiosa, in particolare quelli ottenuti in occasioni istituzionali o quelli relativi a personalità di grande rilevanza come per esempio il monarca. Laddove vi sia una religione di Stato il responso può assumere risvolti importanti anche nella vita sociale. Quando la consultazione è di carattere individuale, spesso la norma religiosa prevede, oltre alla consegna del responso, anche la prescrizione di un rito che il consultante deve compiere per poter risolvere la crisi; questo rito serve per prendere contatto con gli agenti soprannaturali (che, a seconda delle credenze religiose, possono essere entità come divinità, spiriti o antenati oppure forze come la stregoneria o la magia) che secondo l'indovino hanno causato la crisi e ha lo scopo di offrire al consultante dei mezzi tradizionali per superare il senso di impotenza e di isolamento e quindi reintegrarsi nella comunità.

 
Nelle culture primitive spesso si richiede che l'indovino sia isolato dal culto e dalla vita comunitaria, questo per garantirne l'autonomia nella produzione del responso. A seconda del ruolo che la divinazione svolge per una particolare cultura, la figura dell'indovino può confondersi con quella del guaritore, dello stregone o dello sciamano, soprattutto nelle religioni primitive, oppure esserne chiaramente distinta in quelle più avanzate.

Nei tempi antichi la divinazione ha rappresentato un'evoluzione di conoscenza in un momento in cui scienza e magia non erano distinguibili; solo in tempi recenti, dopo uno sviluppo di quasi tre millenni, vengono viste come completamente antitetiche. La stessa scienza agli albori o nei primi momenti di indagine non negava l'affinità ad una forma di magia: nel XVI secolo si chiamavano "magia naturale" le discipline che poi sarebbero diventate "scientifiche". Prima dell'avvento del metodo scientifico qualunque tipo di previsione ricadeva nell'ambito della divinazione: solo con lo sviluppo delle scienze è stato possibile prevedere alcuni eventi in modo più o meno preciso, ad esempio le eclissi, il clima e le eruzioni vulcaniche. Oggi questa non è più considerata divinazione in quanto queste previsioni si basano su osservazioni empiriche e sono spiegate da teorie che fanno riferimento esclusivamente a fenomeni naturali, mentre la divinazione presume l'influenza del destino o di forze soprannaturali. Ciò che distingue le predizioni divinatorie dalle previsioni scientifiche è l'assenza di una causalità dimostrabile tra il segno interpretato e il risultato previsto, un legame che i sostenitori suppongono esistere a livello mistico (intuitivo-religioso). Per questo motivo la divinazione, in varie epoche e culture, è stata talvolta considerata una forma di superstizione e oggi la comunità scientifica occidentale la considera, in alcune sue forme, una pseudoscienza.

La contestazione alla divinazione è molto antica; una voce contrastante è sicuramente quella di Marco Tullio Cicerone che, nel suo De divinatione, parla della divinazione come un'arte inaffidabile e fallace. Secondo l'oratore latino non sarebbe possibile prevedere il futuro interpretando i segni tuttavia, in quanto strumento politico, la divinazione rappresentava un utile mezzo per mantenere il controllo dello Stato e l'equilibrio delle istituzioni.

E a proposito dell’uso politico della divinazione, ecco un caso interessante di manipolazione che assomiglia a quello cinese: per Maya del periodo classico, la continuità dell’autorità di governo era espressa direttamente dal cielo-creatore attraverso le particolarità percepibili dei cicli planetari visibili all’uomo. I presagi, parole pronunciate dalla bocca del cielo, erano prescrizioni che servivano da motivazioni e da potenziali per l’azione umana. Se le cose non andavano come dovevano, ci sarebbero state altre predizioni: per coloro che erano destinati a riceverli, i presagi erano simili a miracoli.

Uno dei pianeti molto studiati è stato Venere, che è detta “l’astro del mattino” perché spesso compare all’orizzonte prima della nascita del Sole, ma in realtà alterna la sua presenza anche la sera, subito dopo il tramonto. Le periodiche scomparse di Venere all’orizzonte venivano associate alla curiosità naturale sull’aldilà: dove vanno il Sole, la Luna e le stelle quando hanno oltrepassato l’orizzonte occidentale? Quale viaggio compiono tra la scomparsa occidentale e la ricomparsa ad oriente? Nelle cosmologie antiche aveva un ruolo di rilevo il mondo ignoto, spesso ritenuto il luogo delle anime defunte, il lato occulto della natura umana per sempre nascosto ai nostri occhi. La spettacolare comparsa e scomparsa di Venere è quindi la metafora ideale della morte e resurrezione e quindi carica di un alto valore simbolico.

I periodi di comparsa e scomparsa di Venere sembravano totalmente irregolari ma gli astronomi Maya, dopo lunghe osservazioni, avevano stabilito che il pianeta aveva due periodi uguali di comparsa intervallati da due periodi ineguali di scomparsa: presente per 263 giorni, assente per 8, di nuovo presente per altri 263 e assente per 50 e così via. Questo ciclo di 584 giorni, che si potrebbe chiamare anno venusiano, si fonde perfettamente con la durata del nostro anno solare di 365 giorni con un rapporto di 5 a 8. Ciò significa che un qualsiasi aspetto visibile di Venere, rapportato temporalmente alla posizione del Sole si ripeterà esattamente dopo otto anni.

L’astronomia dell’antichità era rivolta alla conoscenza del futuro, cioè alla capacità di prevedere con buon anticipo quale posizione avrebbero assunto le potenti forze celesti annunciatrici delle cose, in modo che la gente potesse prepararsi agli eventi. Poiché il momento della comparsa e la posizione di Venere sull’orizzonte variano in modo regolare secondo la stagione, gli individui in possesso di tali conoscenze potevano prevedere esattamente dopo quanto tempo Venere sarebbe riapparso e dove. La conoscenza è potere.

Ed ecco che i re facevano abilmente coincidere determinate occasioni pubbliche con la apparizione o la sparizione di Venere: in un tempio era stata costruita un finestra a fessura che serviva a registrare il momento della ricomparsa di Venere. Possiamo immaginare il momento in cui il pianeta veniva avvistato nella finestra, mentre il popolo lì radunato guardava intimorito il proprio re, seduto su un trono dinnanzi al tempio, evocare, con il proprio sacrificio, la ricomparsa dell’astro. Come per i cinesi e per molti altri popoli, l’astronomia Maya serviva a divulgare il concetto dell’origine divina dei regnanti e dimostrava il potere, la regolarità e l’affidabilità del governo.

Una commistione tra matematica e divinazione  c’è sempre stata, se è vero che lo scriba Ahmes, nel redigere il papiro che porta il suo nome (noto anche come Papiro Rhind, dal nome dello scopritore) nel 1650 a.C., assicurava che, impossessandosi delle conoscenze rivelate in quel papiro, il lettore sarebbe stato in grado di conoscere tutti i segreti, più o meno arcani, della natura. Ed è noto che certe pratiche esoteriche di tribù primitive altro non erano che complessi riti nei quali certi aspetti della matematica erano preminenti.

Sono infiniti i trucchi matematici che i sedicenti maghi o illusionisti utilizzano nel loro mestiere:  Per brevità, riporto solo un esempio di “magia matematica” o meglio di un trucco che, a prima vista, potrebbe apparire divinatorio, mentre altro non è se non l’applicazione di un preciso calcolo.

Prendiamo n persone scelte a caso in un dato ambiente: la probabilità che 2 di esse siano nate lo stesso giorno varia ovviamente al variare di n. Se n aumenta, la probabilità tende ad aumentare; ma come, quanto? È sorprendente. In termini di “scommesse” o di divinazione, se amate il rischio, potete già scommettere che, scelte 23 persone a caso, è più facile che 2 siano nate lo stesso giorno che non nate tutte in giorni diversi; ma se volete andare sul sicuro (o quasi), sceglietene 30, ed allora perdere la scommessa o sbagliare la divinazione sarebbe proprio scalogna! In un ambiente come una platea di teatro o una sala di conferenza da 2-300 presenze, una scelta di un blocco di 50 persone dà a voi la certezza e al pubblico l’illusione di una magia.

Ma l’elemento che a mio giudizio conta di più in materia di divinazione è la componente psicologica: se chiedete a un sensitivo come mai lui o i suoi colleghi non svelano mai gli importanti avvenimenti che accadranno in un prossimo futuro di cui sostengono di essere a conoscenza, essi spesso dicono di non averlo fatto prima per non turbare il "naturale corso degli eventi". Orbene, viene da chiedersi a che serve allora conoscere in anticipo il futuro se non lo si può cambiare, ma soprattutto qual è il criterio in base al quale divulgano o meno una presunta premonizione. Dopo un'analisi nemmeno troppo approfondita, chiunque può concludere che tale criterio è quello che meglio salvaguarda la loro categoria. Essi scelgono di svelare, infatti, eventi di scarsa o nulla importanza, ma anche eventi di rilevanza planetaria, che accadranno però in un futuro talmente remoto che nessuno dei presenti potrà essere più lì a confermare o smentire il profeta di turno. Uno per tutti, cito il metodo abilmente consolidato dal buon vecchio Nostradamus che sapeva bene come dire senza dire:  facendo affermazioni vaghe e lontanamente oscure si ottiene il doppio risultato di stupire la platea e di confondere le idee, pronunciando divinazioni molto confuse, variamente interpretabili e quindi difficilmente confutabili, ci si assicura l’impunibilità e un certo grado di successo. Eppure tantissime persone, ogni giorno, in tutto il mondo, si affidano a sensitivi, chiaroveggenti e maghi di vario tipo per conoscere il proprio futuro o risolvere problemi di salute, lavoro, amore e quant'altro. Come fanno, dunque, i maghi, a irretire ancora tanta gente, quando la logica e la statistica hanno da tempo dimostrato l'infondatezza delle loro presunte facoltà paranormali?

Lo psicologo Ray Hyman ha individuato il metodo, una sorta di tecnica cioè, che i presunti sensitivi usano nelle loro prestazioni "paranormali", che non aveva niente a che fare con poteri, ma che era invece di natura più squisitamente psicologica. Hyman ha chiamato questo metodo "cold reading", cioè "lettura a freddo". Esso consiste in pratica nell'attenta osservazione del soggetto designato come "cliente" del mago, nella "lettura" del suo "linguaggio non verbale", che permette al sensitivo di estrarre abilmente delle informazioni sulla vita del soggetto stesso, che può dunque essere successivamente raggirato, convincendolo di avergli detto cose che non avrebbe potuto sapere!

Una buona chiacchierata preliminare per distendere l’atmosfera e conciliare l’evento medianico può servire egregiamente per carpire informazioni da azioni, parole, opere e omissioni, nelle occasioni di stress, quando il soggetto è al cospetto di molte persone ci sono migliaia di piccoli segnali che parlano di lui e ne rivelano vizi, difetti e debolezze, a cui attaccarsi per agire. Molto conta l’ spirito di osservazione: se il veggente è in grado di cogliere il linguaggio segreto del corpo, può valutare il soggetto osservando i suoi vestiti, i gioielli che porta, i suoi manierismi e il linguaggio.

Spesso il mago atteggia un accento straniero e dichiara che a causa di difficoltà linguistiche e di comunicazione, potrebbe non sempre rendere perfettamente l'idea di ciò che intende dire. In questi casi, il soggetto si dovrà sforzare di adattare la lettura alla sua vita. Con questa trovata si raggiungono due importanti obiettivi - in primo luogo si crea un alibi nel caso in cui la lettura non funzionasse.  In secondo luogo, il soggetto si sforzerà di adattare le informazioni generiche che gli sono state fornite alle sue specifiche circostanze di vita.

L'uso di oggetti di scena è fondamentale e permette di raggiungere due importanti obiettivi: in primo luogo, dà atmosfera alla lettura. In secondo luogo (e soprattutto), dà il tempo di formulare la prossima domanda/affermazione: invece di stare semplicemente lì seduti, pensando a qualcosa da dire, il veggente studia intensamente le  carte/sfera di cristallo ecc. Bisognerà poi guardarsi dalla capacità di drammatizzazione del medium che, un po’ come certi medici di campagna, tenderà a fare semplicissimi e banali osservazioni con un tono altisonante, come se stesse elargendo rivelazioni incredibili di enorme spessore, tanto basta di solito ai soggetti più impressionabili per cadere nella trappola.

In assoluto una delle tecniche preferite è quella del fishing: si tratta di un semplice sotterfugio per riuscire a far parlare il soggetto di sé stesso. Il mago riformula quanto il soggetto gli ha detto e glielo ripropone. Un modo di fare fishing consiste nel formulare ogni affermazione come se fosse una domanda, quindi attendere la riposta. Se la risposta o la reazione è positiva, si cambia la domanda appena fatta in un'affermazione. Spesso il soggetto reagirà rispondendo alla domanda implicita e magari aggiungendo qualcos'altro. Più tardi, il soggetto dimenticherà di essere stato egli stesso la fonte dell'informazione! Formulando le affermazioni sotto forma di domande, il mago costringe il soggetto anche a cercare di recuperare nella sua memoria esempi specifici che si adattino alle sue affermazioni generiche. Osservando attentamente le reazioni del soggetto alle sue affermazioni il veggente è subito in grado di capire se sta centrando l’obiettivo.

Da lì in poi è tutto in discesa, basterà che l’indovino sappia ascoltare, non visto, (alcuni sanno anche leggere sulle labbra) e potrà poi utilizzare informazioni come manifestazioni paranormale di divinazione, intuito, lettura del pensiero e forse anche previsione del futuro. Il bravo lettore, come il medico di famiglia, si comporta sempre come se sapesse molto di più. Una volta che il soggetto sia convinto che il mago ha delle informazioni in più che non avrebbe potuto sapere (attraverso normali canali) il soggetto penserà che lui sappia tutto! A questo punto, il soggetto si aprirà e si fiderà.

Nel corso di una seduta il consultante smanierà per parlare degli avvenimenti che man mano emergeranno nella discussione. Il bravo lettore lascia che il cliente parli a volontà. Un'altra funzione importante del saper ascoltare è data dal fatto che la maggior parte dei soggetti che chiedono i servizi di un mago in realtà vogliono solo qualcuno che ascolti i loro problemi. Inoltre, molti soggetti hanno già preso delle decisioni riguardo alle scelte che faranno. Vogliono solo essere appoggiati nell'attuazione di tali decisioni.

In definitiva, come in tutti i trucchi dei prestigiatori, l’occhio vede quel che vuol vedere e la mente crede quel che il cuore desidera: la regola aurea per un vate è quella di:

«dire sempre al consultante ciò che vuole sentirsi dire!».

Fonti





Anthony Aveni, Conversando con i pianeti, Dedalo Ed., Bari, 1994