Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

lunedì 28 giugno 2010

Temi fondamentali della speculazione filosofica cinese

Le scuole di pensiero

Come abbiamo detto, le basi del pensiero cinese risalgono al Periodo Assiale, momento di fioritura del pensiero filosofico, religioso e scientifico delle grandi civiltà del mondo antico. La formazione e l’evoluzione del pensiero cinese classico si concentra tra il 500 e il 200 a.C., epoca di grandi trasformazioni politiche e sociali, nella transizione dal sistema feudale all’impero unitario.
In questo periodo in Cina, si verificò il crollo delle strutture arcaiche e parallelamente lo sviluppo delle clientele, la nascita e il consolidamento dello Stato, la formazione del soldato-contadino, la comparsa del mercante-imprenditore e quella del funzionario stipendiato.
E’ nel contesto di una società clientelare che debbono essere collocate le prime scuole di pensiero cinese: lo sviluppo delle cliente è stato favorito, in ogni singolo regno, prima della fondazione dell’Impero, dall’arricchimento del mondo cinese. I re, i nobili potenti, i grandi ministri mantengono , oltre alla milizia personale, una corte di buffoni, musici, artisti ed artigiani e fra questi diplomatici, saggi, consiglieri.
Questi maestri di morale e di politica, se raggiungevano una certa celebrità, si circondavano di discepoli e formavano delle scuole, delle volte anche con molte centinaia di adepti. I capiscuola si spostavano di regno in regno, offrendo i loro servigi alla corte dei principi e facendosi mantenere da tutti coloro che erano in cerca di saggezza.
Il primo dei capiscuola in ordine cronologico è Kong Zi (Confucio). Egli è ancora influenzato dalle attitudini morali che un tempo erano proprie della classe nobile: moderazione, rispetto dei riti, fedeltà alle antiche tradizioni. La prospettiva di Kong Zi è sostanzialmente conservatrice, nel senso che mirava a ristabilire il rispetto dei valori e soprattutto dei comportamenti tradizionali, anche dal punto di vista formale. Nella visione dei confuciani, la società doveva strutturarsi su una rete gerarchica ben stabilita e sul principio di un paternalismo autoritario, sanciti da pratiche formaliste e da comportamenti prescritti; l'organizzazione statale era improntata al modello delle relazioni esistenti nella famiglia. Come l’autorità del padre, contemperata dal suo impegno a procurare ai familiari prosperità e sicurezza, era indiscussa, così nello Stato, il condizionamento pervasivo di ogni pensiero e di ogni atto era ritenuto indispensabile per garantire l’ordine, la pace e la prosperità materiale.
Più tardi, appare un altro caposcuola, Mo Zi, rappresentante di una nuova classe sociale meno nobile ma impegnata nelle forze armate, denuncia i vizi della classe dirigente. Anche lui moralista, propugna tuttavia degli ideali di altruismo generalizzato, ed è fautore di un potere autocratico fondato sulle classi più povere e vicine ai contadini. I suoi membri si adoperano per far cessare le guerre o difendere le città ingiustamente attaccate. Ma oltre all’arte della difesa, Mo Zi insegna anche l’arte della parola; una delle attività principali dei membri consiste appunto nel procurare neofiti e nel convincere i potenti della loro ingiustizia ed empietà. I discepoli di Mo Zi sono i primi a porre le basi di un’arte del discorso, ed è infatti tra loro che nascono i primi dialettici.
Altre correnti dovevano nel frattempo favorire la comparsa di una sofistica cinese nel IV e III secolo a.C., da un lato l’antica pratica delle disquisizioni diplomatiche e dall’altro i giochi di corte. Nell’ambiente dei giocolieri, saltimbanchi e buffoni, si praticavano alcuni giochi verbali come indovinelli, paradossi, i ragionamenti dalle conclusioni assurde. L’insieme combinato di tali pratiche sembra aver generato una corrente di pensiero che ricorda per certi versi un orientamento fondamentale della filosofia greca: sono i problemi di logica e di fisica ad interessare i sofisti cinesi.
Parallelamente, si sviluppano tendenze che possono sembrare antisociali e persino anarchiche, che continueranno ad alimentare, anche nell’era imperiale, una delle correnti più originali e vivaci della intellettualità cinese. La «scuola taoista» rappresenta la principale di queste tendenze. La condanna del lusso, della tecnologia, delle istituzioni, l’indifferenza e il distacco per le cose, tutti consigliano un ideale di sobrietà riferendosi alle piccole ed isolate comunità rurali. Per i taoisti i tempi oscuri in cui gli uomini ignoravano tutte le raffinatezze della civiltà erano l’età dell’oro: ogni progresso tecnico, ogni nuova istituzione rappresentano un passo in più verso l’asservimento dell’uomo e la degradazione delle sue virtù naturali. Lo stato doveva essere leggero e limitato alle dimensioni del villaggio, la virtù dei governanti doveva essere misurata su un’intuitiva saggezza e non su un elaborato possesso di nozioni, il rapporto con la natura poteva essere stabilito in termini di convivenza e non di assoggettamento. Il taoismo ha costituito nella civiltà della Cina il momento libertario dell’evasione dagli obblighi e dalle coazioni, dell’iniziativa individuale, del piacere e della curiosità personale (ha dato un contributo senza pari all’elaborazione della scienza, della tecnologia e della medicina), della fantasia (la pittura e la letteratura cinesi sono dominate dalle concezioni taoiste) e anche della trasgressione dagli obblighi politici o familiari.

sabato 26 giugno 2010

Gli sciamani, l'arte divinatoria e il culto dei morti

Lo sciamanesimo e l’arte divinatoria
Tutti i tratti che la leggenda attribuisce ai mitici sovrani Fu Xi e Fu Yu li caratterizzano come sciamani: tra i poteri sciamanici sono infatti tradizionalmente inclusi le seguenti facoltà: il volo verso il cielo, il viaggio sottoterra, la danza della forza, l’estasi e l’improvvisa rivelazione, il potere di conversare con gli animali, il potere sugli elementi, il potere taumaturgico, la conoscenza delle virtù delle piante. In effetti nella antica società cinese c’era una classe di persone chiamate wu le cui capacità assomigliavano a quelle generalmente attribuite agli sciamani.
Le più antiche testimonianze scritte in mostro possesso risalgono all'inizio del II millennio a.C. e consistono in iscrizioni a carattere divinatorio, ritrovate su ossa scapolari di ovini e di bovini e su gusci di tartaruga. La divinazione cinese si esprime con oracoli assai chiari, pieni di buonsenso, del tipo «pioverà, non pioverà», «il raccolto sarà buono» etc. Il carattere aleatorio della divinazione non si traduce in un linguaggio sibillino, che richieda per essere interpretato la mediazione dello sciamano o dell'indovino, ma nella semplice alternativa del «si-no». Molte interrogazioni oracolari si presentano in forme di coppie di proposizioni parallele, l'una positiva e l'altra negativa:«il re deve allearsi a quella tribù», «il re non deve allearsi a quella tribù». l'uomo propone una semplice alternativa e le potenze divine non hanno altra scelta che rispondere sì o no. Non si ha qui alcun bisogno, per comunicare con il soprannaturale, di entrare in trance o di sospendere in qualunque modo il processo abituale del pensiero cosciente.
Contrariamente a società come la nostra, dove la divinazione è un fenomeno marginale, se non aberrante, nella società cinese antica costituisce una procedura normale nella pratica del diritto, della medicina e della vita quotidiana. Nel dodicesimo secolo a.C. durante la prima fase della dinastia Zhou, i re e i nobili si servivano di sciamani in qualità di consiglieri, indovini e guaritori. Lo sciamanesimo divenne una istituzione e gli sciamani avevano il compito di esercitare i loro poteri a vantaggio della comunità. I compiti principali degli sciamani erano:

· invocazione degli spiriti: lo sciamano danzando entrava in uno stato di trance, offrendo così il proprio corpo come dimora temporanea allo spirito.
· interpretazione dei sogni: i sogni, considerati portatori di presagi inviati dagli spiriti, venivano interpretati dagli sciamani
· lettura dei presagi: dall’osservazione dei mutamenti che avvenivano nel corso degli eventi, gli sciamani riuscivano a predire il corso degli venti
· preghiera per la pioggia: lo sciamano faceva danze e canti rituali per persuadere le forze sacre ad inviare la pioggia
· guarigione: gli antichi cinesi credevano che le malattie fossero provocate dagli assalti degli spiriti maligni. Era logico che la guarigione fosse aiutata dallo sciamano che sapeva affrontare sia gli spiriti buoni che quelli cattivi
· divinazione celeste: si credeva che se ci fosse stata armonia nei cieli ci sarebbe stata pace, prosperità e armonia anche sulla terra. La chiave per raggiungere prosperità e pace era seguire La Via Celeste (Dao): gli sciamani quindi erano chiamati a corte per osservare i cieli ed interpretarne gli eventi.

Il culto degli antenati

Questo ruolo centrale della pratica divinatoria nella civiltà della Cina antica va messo in rapporto all'importanza del culto degli antenati, a cui era rivolta in larga parte la religione. Si rendevano culti e sacrifici a diverse potenze della natura, come il Fiume Giallo, la Terra, i Venti, i punti cardinali, determinate montagne, ma la parte più cospicua dei sacrifici e degli atti divinatori era dedicata agli antenati reali, il cui culto appare notevolmente organizzato, in contrasto con la molteplicità incoerente dei culti riservati alle divinità naturali. Gli antenati sono percepiti come spiriti che dimorano nel mondo dei morti e dunque sono in grado di assicurare una mediazione con le potenze soprannaturali, ma al tempo stesso, in quanto membri di una comunità familiare, continuano ad esercitare un ruolo in seno a tale comunità. Il culto ancestrale sotto gli Shang è una prerogativa regale: non soltanto il re è l'unico ad avere il privilegio di rendere un culto ai propri antenati, ma anche, fungendo da sacerdote per tutti, presiede al culto reso ad antenati che sono tanto i suoi che quelli di tutta la comunità. ne consegue l'inesistenza di una classe di sacerdoti indipendenti, che è fenomeno sintomatico della assunzione della gestione religiosa da parte della politica. L'idea che il dio unico abbia la sua controparte nel sovrano universale in seno all'ordine umano rimarrà alla base del prassi e del pensiero politico in Cina fino al XX secolo.

venerdì 25 giugno 2010

La società cinese nel Periodo Assiale


L’agricoltura e la famiglia

La Cina è un paese vastissimo e continentale: Gli antichi cinesi credevano che la loro terra fosse il mondo intero: Zhong Guo, come viene denominata la Cina dai cinesi, significa «Paese di Mezzo» cioè «tutto ciò che sta tra i quattro mari».
In quanto paese continentale, la Cina sviluppò principalmente l’agricoltura come mezzo di sostentamento: quindi lungo tutta la storia, la politica ed il pensiero sociale ed economico sono volti ai problemi della utilizzazione e della distribuzione della terra.
Sia i contadini sia i proprietari devono vivere dove è la loro terra, là dove vissero il padre e il nonno e dove i figli continueranno a vivere: ecco che in un ambiente agricolo assume un ruolo primario la famiglia. La famiglia è stata la base del sistema sociale in Cina per millenni. Per le stesse ragioni si sviluppò il culto degli antenati: il primo della famiglia che si era stabilito su quella terra diveniva il simbolo della unità della famiglia e dall’aldilà influenzava positivamente - se onorato - le sorti dei suoi discendenti.

La società cittadina: il re, i nobili, i guerrieri

La società in Cina era basata primariamente sulle famiglia: poi viene il clan, il villaggio, la città il paese. All'epoca dei Zhou la società nobiliare è molto gerarchizzata; è una piramide con al vertice il re (王 wáng) e alla base le famiglie di semplici gentiluomini, i quali forniscono la maggior parte dei guerrieri. i signori, capi di città , sono investiti dal re. Al di sotto del re e dei principi si situano i capi delle grandi famiglie nobili che ricoprono funzioni a corte (士 shì ); vengono poi le famiglie dei baroni, che vivono del reddito proveniente dalle terre loro assegnate. Infine i contadini dovevano fornire i fanti per l'esercito e la manodopera (gratuita!) per i grandi lavori pubblici quali la costruzione di dighe, mura, canali e strade.
Oltre che alle attività rituali la classe nobile dedicava il suo tempo alla caccia e alla guerra. In quell'epoca, la distinzione tra caccia e guerra è poco accennata: l'equipaggiamento è identico e le grandi battute di caccia servivano come addestramento delle truppe. Prigionieri e selvaggina sono trattati in maniera identica e spesso sacrificati agli antenati e alle divinità.

L'armamento comprende diversi tipi di arco, frecce, asce, lance, elmo, scudo e corazza. Il carro tirato da due cavalli, trasporta tre uomini: il cocchiere, un lanciere alla destra ed un arciere alla sinistra. Il centro dell'armata è formato da nobili: soltanto loro possiedono carri e cavalli e sono veramente armati; il resto è costituito da paggi, portatori, palafrenieri, pedoni reclutati in gran parte fra i contadini.

Artigianato e commercio

Nel periodo precedente alla unificazione dell'impero (Stati Combattenti) a seguito dell'arricchimento del mondo cinese, vengono a nascere gruppi sociali le cui attività non sono direttamente legate alla agricoltura e alla guerra. Accanto alle attività indispensabili, cioè la produzione di beni di prima necessità (cibo, vestiario,...) si sviluppano le attività secondarie come l'artigianato ed il commercio, includendo in queste anche le attività artistiche. I progressi tecnici nella tecnologia dei metalli, nella tessitura, nella ceramica e l’uso della moneta favorirono lo sviluppo di una nuova classe sociale, quella dei mercanti

mercoledì 23 giugno 2010

Gli Stati Combattenti




Il periodo che va dal 481 al 221.a.C. (la fondazione dell’impero) è denominato Stati Combattenti. Questo periodo non è tanto caratterizzato da un aumento delle guerre, quanto da un cambiamento nel modo di fare le guerre, cessando di essere un monopolio dell’aristocrazia, e diventando una attività che comportava l’uso di eserciti composti da contadini a cui veniva imposto l’obbligo del servizio militare. Durante questo periodo i cambiamenti economici e sociali subirono una accelerazione: si diffuse l’uso del ferro, dei fertilizzanti e dell’ irrigazione in agricoltura. L’uso del denaro fece sviluppare moltissimo il commercio.
Nel clima di indebolimento politico dell'autorità dinastica dei Zhou orientali, dalle lotte per la supremazia emergono sette stati: Yan, Qi, Zhao, Wei, Han, Chu, Qin. In questo periodo, il più dinamico tra i sette principali stati era il Qin, situato sul fiume Wei. Nel 316 lo stato di Qin cominciò a smembrare lo stato di Chu, prima impadronendosi del territorio di Shu (attualmente Chengdu) e poi soggiogando il vicino territorio di Ba (provincia del Sichuan). Vi fu poi tutta una serie di campagne militari contro gli altri stati, tutte segnate da vittorie di Qin, ma anche da fortissime perdite. Nel 256 il rimanente territorio dello stato di Zhou venne annesso e la sua dinastia si estinse. Nel 236 lo stato di Qin iniziò una successiva serie di campagne che portarono alla unificazione della Cina. Nel 221 il re di Qin assunse il titolo di Qin Shi Huangdi, Primo Imperatore di Qin (da qui il nome Cina).



Secondo una nota tradizione, nella sua vecchiaia l'imperatore divenne ossessionato dall'idea di ottenere l'immortalità. Durante uno dei suoi numerosi viaggi per ispezionare l'efficienza dell'amministrazione imperiale, nel 210 , morì nel suo palazzo di Shaqiu; secondo la leggenda, i suoi dottori avevano confezionato delle pillole che avrebbero dovuto renderlo finalmente immortale, ma paradossalmente queste contenevano mercurio e lo avvelenarono. Fu poi sepolto nel mausoleo che si era fatto costruire ad Est del monte Lishan , oggi patrimonio dell'umanità e famoso per l'imponente esercito di terracotta sepolto con l'imperatore.

L’impero venne poi diviso in 36 comandi militari e prefetture, sotto l’autorità di funzionari nominati dal governo centrale. La diffidenza dell’imperatore nei confronti di coloro che lo servivano era visibile nella disposizione per cui l’autorità militare veniva separata da quella civile ed un terzo funzionario veniva nominato con funzioni di supervisione di ogni comando militare: si realizzava così un modello di controllo attraverso la divisione dell’ autorità che era destinato a perdurare per tutto il periodo imperiale.
Il nuovo stato introdusse tutta una serie di riforme: vennero unificate le unità di misura, venne costruita una raggiera di strade che si irradiavano dalla nuova capitale Xiangyang ( vicino all’ odierna Xi’an) e fu fissata la larghezza dell’ assale dei carri che le percorrevano. Vennero messe in circolazione monete standard di oro e di rame. Venne fatta una riforma del linguaggio scritto, che rese uguali i caratteri scritti e li fece diventare universali in tutto l’impero.

Con la unificazione della Cina attuata dal primo imperatore Qin nel 221 a.C., nasce il sistema imperiale cinese che, nei suoi duemila anni di esistenza, si configura come la maggiore identità culturale fondata su insieme di nozioni comuni e relativamente stabili nel tempo.

lunedì 21 giugno 2010

Primavere ed Autunni

Gli anni che vanno dal 771 al 481 a.C. vengono chiamati Periodo delle Primavere ed Autunni , secondo gli annali che descrivono gli eventi di quegli anni nel piccolo stato di Lu. Lo sviluppo politico fondamentale di questo periodo fu la nascita di alcuni stati che professavano solo una fedeltà simbolica ai re Zhou: questo periodo fu caratterizzato da frequenti guerre tra gli stati: guerre che riflettevano i rapidi cambiamenti politici, sociali ed economici che erano in corso: l’elite feudale iniziava sgretolarsi sotto l’impatto del persistente stato di guerra. I governi degli stati assunsero una forma più centralizzata, furono create unità amministrative e il compito di controllarne l’operato fu affidato ai giovani membri dell’aristocrazia. Nel VII secolo a.C. cominciò ad emergere una classe di uomini nuovi, conosciuti con il nome di shi o gentiluomini, che nel V secolo avevano ormai eclissato la precedente elite di governo.
Nel frattempo stavano avvenendo alcuni importanti cambiamenti tecnologici ed economici: l’utilizzo del bronzo divenne molto più diffuso, anche nell’agricoltura. Venivano prodotti anche ghisa ed acciaio, ma l’uso del ferro per produrre armi, attrezzi e vasellame non si diffuse fino al periodo degli Stati combattenti, molto più tardi che in occidente.
Nel 594 a.C. lo stato di Lu istituì un sistema di tassazione fondiaria che imponeva ai contadini di versare imposte anziché fornire prestazioni di lavoro. In questo periodo cominciarono a comparire la proprietà individuale ed il libero mercato della terra. Parallelamente a questo cambiamento crebbe il commercio e comparve la moneta. Durante il periodo degli Shang, nelle transazioni commerciali venivano infatti usate delle conchiglie.

domenica 20 giugno 2010

La Cina delle origini

Forse cinquemila anni fa una popolazione tribale si stabilì lungo le sponde del Fiume Giallo nella Cina del nord. Questa popolazione non aveva una identità nazionale e non si avventurava mai lontano dalle rive del fiume: le attività quotidiane consistevano nel cacciare, pescare, badare alle greggi e coltivare piccoli appezzamenti di terreno. Di notte, nei villaggi, le persone si raccoglievano attorno ai fuochi e si raccontavano di come avevano perso le greggi in seguito agli assalti delle belve feroci, oppure della violenza del fiume in piena che aveva spazzato via i raccolti. Ma parlavano anche di come i loro capi avessero scacciato le belve feroci e respinto le inondazioni. Le tribù primitive cinesi erano guidate da re-sciamani che possedevano poteri eccezionali: dominavano gli elementi, conoscevano le vie del vento e dell’acqua, i fiumi si piegavano al loro volere, le piante e gli animali rivelavano i loro poteri, parlavano con le forze invisibili, salivano ai cieli e si recavano sottoterra per acquisire nuove conoscenze utili alla tribù.
I più famosi capi leggendari sciamani furono Fu Xi e Fu Yu.
Secondo la tradizione, il mitico Fu Yu sarebbe stato il fondatore della dinastia Xia (2200-1750 a.C.) che avrebbe contato in tutto 17 sovrani. Non sappiamo molto di questo periodo, all’infuori dei racconti mitici; tuttavia dai reperti archeologici in nostro possesso, è possibile stabilire che in questo periodo la Cina aveva già una società strutturata con una agricoltura ed un artigianato relativamente avanzati.
La dinastia Shang fu la seconda delle antiche dinastie, circoscritta dalla cronologia tradizionale al periodo 1750-1120 a.C. La società Shang era altamente organizzata e caratterizzata dalla suddivisione in vari strati sociali. I governanti Shang svolgevano un importante ruolo rituale, ma erano anche coinvolti nell’amministrazione dello stato e avevano al proprio servizio funzionari con mansioni specialistiche. Essi erano sostenuti dai clan aristocratici, con i quali avevano legami di parentela o di matrimonio. La società aristocratica era addestrata militarmente e combatteva usando dei carri trainati da cavalli. La base economica dello stato Shang era costituita dall’agricoltura, tuttavia le scoperte archeologiche più apprezzate del periodo sono i vasi e gli strumenti di bronzo, molti dei quali venivano fabbricati per scopi cerimoniali.
La Cina, nel periodo che va dal 1100 al 221 a.C, venne dominata dalla dinastia Zhou: periodo eccezionalmente lungo, che viene suddiviso in una prima fase, quella dei Zhou occidentali (1122-771 a.C.) e una seconda fase , quella dei Zhou orientali. Nel 771, infatti, a seguito dell’invasione di un popolo confinante, i Zhou furono costretti a spostare la capitale verso est a Luoyang, e da questo trasferimento deriva il nome di Zhou orientali.
La fondazione della dinastia Zhou costituisce il primo esempio del fatto che il diritto di una dinastia a governare fosse basato su una giustificazione etica. Secondo la tradizione, infatti la caduta dei precedenti governanti Shang ebbe luogo a causa delle mancanze dell’ultimo sovrano: per questo motivo, il «Mandato del Cielo» gli fu tolto e fu dato ai governanti Zhou. Tra questi il Re Wen fu un modello di virtù e suo figlio il Re Wu, che rovesciò gli Shang, fu un valoroso guerriero.
Poco dopo la conquista del potere il re Wu morì, e gli succedette il figlio, segnando una rottura col passato, perché sotto gli Shang la linea di successione consisteva nel passaggio del potere ai fratelli ancora in vita. Fu così stabilito l’importante principio, osservato rigorosamente nel seguito, secondo il quale il trono doveva passare alla generazione successiva. Tuttavia, essendo l’erede ancora minorenne, il potere fu esercitato inizialmente dal Duca di Zhou, una delle figure più famose della protostoria cinese.
La società dei Zhou Occidentali viene definita una società feudale, in quanto, a seguito del declino di un potente stato centralizzato, si formò una congerie di piccoli stati sottoposti solo in maniera nominale al sovrano centrale. Tuttavia, mentre in Europa il rapporto feudale era tipicamente impersonale e seguiva prescrizioni dettagliate, sotto i Zhou il rapporto prevalente era di tipo parentale e nella relazione non veniva specificato l’elemento contrattuale. In Europa i possedimenti feudali erano ereditari, sotto i Zhou occidentali le cariche dovevano essere riconfermate e potevano essere revocate.

venerdì 18 giugno 2010

Tutto cominciò nel Periodo Assiale...

Secondo il filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969) vi è stato un periodo nella storia dell'umanità - unico nel suo genere - cui ha dato il nome di "periodo assiale" situato tra l’ 800 e il 200 a.C., che presenta il suo culmine attorno al 500 a.C.
«In questo periodo - scrive Jaspers - si concentrano i fatti più straordinari. In Cina vissero Confucio e Lao Zi, sorsero tutte le tendenze della filosofia cinese, meditarono Mo Zi, Zhuang Zi, e innumerevoli altri. In India apparvero le Upanishad, visse Buddha e, come in Cina, si esplorarono tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo e al materialismo, alla sofistica e al nichilismo. In Iran Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia e Geremia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, i poeti tragici, Tucidite e Archimede. Tutto ciò che tali nomi implicano prese forma in pochi secoli quasi contemporaneamente in Cina, in India e nell'Occidente, senza che alcuna di queste regioni sapesse delle altre. La novità di quest'epoca è che in tutti e tre i mondi l'uomo prende coscienza dell'Essere nella sua interezza, di sé stesso e dei suoi limiti. Viene a conoscere la terribilità del mondo e la propria impotenza. Pone domande radicali».

In altri termini, nel periodo assiale, sembra che l'umanità abbia fatto un incredibile salto nell'approfondimento della conoscenza di sé e si sia operata una trasformazione globale dell'essere umano a cui, sempre secondo Jaspers, si può dare il nome di «spiritualizzazione». Vennero infatti formulate le categorie fondamentali secondo cui pensiamo ancor oggi e poste le basi delle religioni universali, di cui vivono tuttora gli uomini.

La teoria di Jaspers è suggestiva: tuttavia, ammesso che noi occidentali abbiamo una certa conoscenza di ciò che è successo «a casa nostra», - intendo con ciò la Grecia antica ed il mondo ebraico - è importante considerare anche quanto è successo «a casa loro», cioè nell’Oriente.
Lungi dal pensare che il pensiero orientale sia migliore del nostro, va tuttavia riconosciuto che nel pensiero cinese ed indiano è possibile riscontrare elementi che indicano possibilità umane non compiute dall’ Occidente e che quindi possono fornire elementi di integrazione ed ampliamento del nostro modo di pensare.

Ben consapevole della vastità dell’argomento, scopo di queste note è di proporre un «assaggio» del pensiero cinese delle origini: in particolare verranno presi in considerazione il pensiero confuciano e taoista che ebbero origine proprio nel Periodo Assiale.