Con
il termine Pax Mongolica si suole indicare il periodo durato ufficialmente
circa un secolo, (a partire dal 1221) ma
di fatto ben più lungo, che caratterizzò la conquista - da parte dei Mongoli - dell’Asia Centrale e
di gran parte dell’Europa: durante quegli anni
le strade che univano l’Oriente all’Occidente – quelle che noi chiamiamo
tradizionalmente Via della Seta – divennero meno rischiose da percorrere,
facilitando così lo scambio nelle due direzioni, non soltanto delle merci ma
anche degli uomini e con essi delle idee, delle scienze e delle tecniche.
(leggi
anche: Nel
1241 la Cina era veramente vicina! Il figlio di Gengis Khan faceva il bagno in
Dalmazia)
Sul
tragitto da ovest ad est ci furono mercanti e religiosi che ebbero contatti
significativi con i mongoli oramai sinizzati: il caso emblematico,
universalmente conosciuto è quello di Marco Polo ma le esperienze missionarie
di quel periodo – anche se meno note – non furono meno importanti. Ricordo i
francescani Giovanni da Pian del Carpine, di Giovanni da Montecorvino, frate
Odorico da Pordenone, Guglielmo da Rubruck: questi personaggi lasciarono
relazioni di viaggio che costituiscono ancora oggi un importante strumento per
la conoscenza della grande civiltà orientale.
(per
chi desidera conoscere meglio questi
personaggi, che oso definire “mitici”, propongo la lettura di:
Marco
lo ha raccontato ne il Milione ma il "grande viaggio" è stato pensato
da suo padre Nicolò Polo
Ma
come ho detto prima, non solo uomini e merci sono transitate lungo la Via della
Seta, ma anche idee, conoscenze tecniche e scientifiche.
A
partire dall’alchimia (quella branca
del sapere che secoli dopo sarà razionalizzata fino a trasformarsi nella
odierna chimica), troviamo una traccia interessante che riguarda gli acidi minerali, quelli che si ottengono dalla reazione di anidride
ed acqua e che danno origine ai sali [acido solforico, acido cloridrico, per
intenderci]. La prima menzione di tali sostanze è tradizionalmente attribuita
ad un frate francescano (!) tal Vital du Four nel suo testo Pro conservando sanitate del 1295. Ebbene, una fonte cinese dell’anno
860, lo Yu Yang Za Zu (Miscellanea Yu
Yang) di Duan Chengshi, parla di una pratica alchimistica appresa in India,
nella quale non è difficile riconoscere l’impiego di acidi minerali «vi è in
India una sostanza…che…può sciogliere erbe, legno, metalli e ferro…e scioglie e
distrugge la mano di chi vuole afferrarla…».Probabilmente per veicolo dei
pellegrini buddhisti cinesi che si trovavano in India e poi rientravano in
Cina, la conoscenza e l’uso degli acidi minerali trasmigrò da ovest ad est e
successivamente arrivò in qualche modo in Europa.
(riguardo
alla diffusione del buddhismo in Cina, leggi anche: Il
viaggio in occidente d San Zang e Via
della seta o via dei sutra?)
Un’ altra sostanza di cui tradizionalmente si
attribuisce l’invenzione ai cinesi è la povere
da sparo: è questo un materiale esplosivo utilizzato come propellente per
cartucce e munizioni delle armi da fuoco o per petardi e fuochi d'artificio. I
più remoti riferimenti a miscele deflagranti composte da salnitro, zolfo e
carbone, note come protopolveri piriche, risalgono a fonti cinesi dell'VIII e
IX secolo d.C., ma il loro utilizzo era finalizzato principalmente alla
fabbricazione di fuochi artificiali e sistemi di segnalazione.
Solo a partire dall'XI e XII secolo si ha notizia, sempre nelle cronache cinesi, di una loro utilizzazione nella produzione di razzi e di bombe incendiarie. Durante la dinastia Yuan (1279-1368) la tecnica di produrre polvere da sparo venne esportata, prima nel mondo arabo e poi in Europa, anche questa volta attraverso le vie carovaniere.
Solo a partire dall'XI e XII secolo si ha notizia, sempre nelle cronache cinesi, di una loro utilizzazione nella produzione di razzi e di bombe incendiarie. Durante la dinastia Yuan (1279-1368) la tecnica di produrre polvere da sparo venne esportata, prima nel mondo arabo e poi in Europa, anche questa volta attraverso le vie carovaniere.
Altro
esempio è fornito dalla astrologia (oggi
meglio astronomia) e la condivisione di
calcoli, dati e tecniche di osservazione. Nel 1258 la cavalleria mongola aveva saccheggiato
e distrutto Baghdad, ponendo fine al califfato abbasside. Ma il condottiero
Hülegü Khan, ben consapevole che la conquista non è stabile se le diverse
culture non si arricchiscono a vicenda, diede vita in seguito ad una esperienza
di sincretismo scientifico tra le più stupefacenti: venne infatti creato
nell’Azrbaijan un osservatorio
astronomico dove vennero utilizzati gli strumenti più sofisticati
dell’epoca e venne allestita una biblioteca scientifica con decine di migliaia
di volumi. A questa esperienza collaborarono scienziati e tecnici provenienti
dalla Estremo Oriente ( i cinesi Fu Mengji e Guo Shuojing) e dall’Estremo
occidente (lo spagnolo Yahya ibn Muhammad
al Andalusi).
Legata
in qualche modo ai problemi astronomici è stata poi la bussola, una delle più importanti invenzioni attribuita ai cinesi.
Pare che in origine utilizzassero tale scoperta come spettacolo d'attrazione:
delle lancette magnetizzate venivano lanciate come si fa coi dadi e queste, per
lo stupore degli spettatori presenti, finivano per indicare sempre il Nord.
Passò molto tempo prima che questa "attrazione circense" fosse
applicata alla navigazione: una volta conosciuta la posizione del Nord, infatti,
era poi possibile identificare altre direzioni. Durante la dinastia Song
(960-1279), i cinesi trovarono il modo per magnetizzare degli aghi di acciaio,
strofinandoli contro delle magnetiti:
facendoli galleggiare in un contenitore con dell’acqua ottennero una
bussola portatile che fu molto utile per la navigazione. Le navi cinesi
poterono avventurarsi più sicuramente nell’oceano indiano e iniziarono a
stabilire relazioni commerciali col mondo indiano e quello arabo.
Fu
così che l’uso della bussola si diffuse anche nei paesi arabi e successivamente
in Europa.
Sempre
in campo tecnico, non possiamo sorvolare sul fatto che la Cina è stata la prima
civiltà ad introdurre l’uso della carta:
fino dai tempi della dinastia Han, circa 2000 anni fa, troviamo tracce di uso
di un tipo di carta di grossolana fattura e spessa, ottenuta da fibre di canapa
macerata. L’arte di fabbricare la carta si sviluppò rapidamente nei secoli
raggiungendo elevati livelli di qualità. Nell’VIII secolo, attraverso la Via
della Seta, gli arabi iniziarono ad imparare a fabbricare la carta, ma
dovettero passare altri 400 anni perché l’uso della carta si diffondesse in
Europa, guarda caso a partire dall’Italia, che ne rimase per molto tempo uno
dei principali produttori ed esportatori verso l’Europa settentrionale
Con
la invenzione della carta e dell’inchiostro, iniziò a prendere piede anche la
tecnica di stampa: durante la
dinastia Tang i testi venivano scritti su una carta sottile che poi veniva
incollata rovesciata su un blocco di legno: ogni carattere veniva poi
intagliato ottenendo così l’immagine di una pagina di stampa che veniva
inchiostrata e premuta sui fogli per la riproduzione. Questa tecnica era lenta
e costosa perché richiedeva ovviamente un blocco di legno intagliato per ogni pagina
da stampare. Il frontespizio del più antico libro stampato in questo modo – Il
Sutra di Diamante – stampato nell’anno 868, è stato scoperto nelle Grotte di
Dunhuang, lungo la Via della Seta. Durante la dinastia Song, fu Bi Sheng a
ideare l’intaglio di singoli caratteri in piccoli cubetti di argilla che una
volta cotti diventavano resistenti e quindi capaci di molteplici utilizzi: i
cubetti venivano quindi assemblati ed incollati su un piano metallico per
generare la pagina da stampare e poi rimossi e riutilizzati per altre pagine.
Questa tecnica si diffuse rapidamente in Corea, Giappone e Vietnam attorno
all’anno 1000. Tuttavia i caratteri di argilla erano molto fragili: nel 1298
Wang Zhen introdusse un tipo più resistente ottenuto intagliando il legno, ma
poco dopo, in Corea, ci fu la
transizione ai caratteri mobili in metallo.E’ molto probabile che la tecnologia
impiegata in Asia possa essersi diffusa in Europa attraverso le vie di
commercio per l’India o per il mondo arabo: tuttavia non si ha alcuna prova che
Gutenberg (inventore dei caratteri mobili nel modo occidentale, introdotti nel
1440) possa essere stato a conoscenza della tecnologia coreana, anche se la
coincidenza temporale delle due invenzioni fa dubitare della loro totale
indipendenza.
Concludendo,
possiamo dire che uomini idee e tecniche viaggiarono incessantemente nei due
sensi durante la Pax Mongolica: e questo dimostra ancora una volta – se ce ne
fosse bisogno – che anche la Cina, considerata erroneamente un impero chiuso e
immobile per due millenni, fu in realtà un enorme organismo vivente che, come
una spugna, assorbì e restituì uomini, idee e tecniche.
Sitografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Quattro_grandi_invenzioni_dell'antica_Cina
http://it.wikipedia.org/wiki/Bussola
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