Sono
rimasto affascinato dalle montagne sacre cinesi ma a pensarci bene, l’idea del
monte sacro è diffusa su tutto il pianeta, in tutti i tempi ed in tutte le
culture. Facciamo dunque un rapido giro del mondo prima di soffermarci sulle
montagne sacre della Cina, di cui parlerò più in dettaglio più avanti.
Agli
albori della storia, molti fenomeni fisici (temporali, terremoti, inondazioni)
erano percepiti, nella ingenuità dell’uomo primitivo, come cose strane ed
incomprensibili ed associati alla presenza di esseri misteriosi e
sovrannaturali: in questo contesto le montagne hanno sempre giocato un ruolo
particolare: con le loro vette, che si innalzano verso il cielo, appaiono la
dimora visibile di esseri divini, nascosti alla vista degli umani dalle nuvole
che sempre avvolgono le cime più alte: gli improvvisi temporali con tuoni e
fulmini venivano interpretati come l’agitarsi dei draghi nascosti nelle caverne
dei monti. Le frane, le valanghe, i crolli delle torri, la punizione della
divinità offesa e l’urlo del vento, tra i rami degli alberi nei boschi, il
lamento delle anime dei defunti; l’asciugarsi di una fonte lo scherzo di uno
gnomo o la cattiveria di una strega.
In
qualsiasi paesaggio le montagne sono grandi presenze e quasi tutte le
popolazioni del mondo le hanno rivestite di sacro. Le montagne sono cariche di
simboli e dunque sollecitano facilmente gli “archetipi” del nostro io profondo.
(Jung indica con questo termine le idee
innate e predeterminate dell'inconscio umano). Che la montagna abbia un valore
archetipico è confermato dal fatto che sui monti troviamo templi e santuari
indipendentemente dalle culture e dalle religioni. La «Montagna Sacra» si trova al centro della cosmologia e della
geografia sacra di molte forme religiose, dalle più arcaiche tradizioni
sciamaniche, dalla Grecia antica all’Islam arabo-persiano, dall’India hindu
all’Iran zoroastriano, dalla Cina taoista al Giappone scintoista e buddhista,
le culture amerinde dell’America settentrionale. E per finire con le grandi religioni monoteiste, la “Montagna”
rappresenta l’asse cosmico che determina le direzioni dello spazio organizzato
e collega i tre mondi: divino, umano e infero: la montagna, con
la sua natura spesso incontaminata, diventa luogo preferito per il colloquio
con l’eterno, per un rapporto con la dimensione del divino, per cui l’uomo,
salendo, è tra l’altro, portato alla meditazione ed alla riflessione
spirituale. Il monte così può significare ascesi, distacco dal materiale, e
simboleggiare la tensione dell’uomo verso la divinità che abita i cieli.
È per questo che tradizioni religiose di tutte le culture e di tutti tempi, alimentate da una inesauribile fantasia, hanno conferito a tante montagne un senso ed un valore sacro, spazio di un possibile legame tra cielo e terra. Alcune religioni ed alcuni popoli, poi, con le loro credenze, hanno immaginato le cime delle vette proprio come la residenza della divinità. Partendo dai monti sacri più “vicini” a noi, almeno culturalmente, possiamo citare il monte Olimpo, dimora degli antichi dei greci: in particolare la divinità predominante nel culto montano è Zeus, al quale veniva dedicata la maggior parte dei santuari montani, meta di pellegrinaggi votivi in occasione delle festività religiose.
Per
la religione ebraica e la cristiana il monte è sacro perché in quel luogo, dove
si immagina più vicino il creato al Creatore: nella Bibbia il Monte, è sovente un luogo si svolgono avvenimenti
speciali, rivelatori, è luogo di particolare vicinanza di Dio.
Nella tradizione biblica troviamo il monte Sinai in Israele, dove Mosè ricevette le Tavole della Legge e sul monte Moria Abramo avrebbe sacrificato Isacco se l’angelo del Signore non gli avesse fermato la mano.
Anche Gesù Cristo lega alla
montagna molti episodi importanti della sua vita: fa il discorso delle
beatitudini su una montagna e l’episodio della sua trasfigurazione avviene sul monte Tabor, Sul
monte egli respinge la proposta del diavolo che gli offriva in possesso tutti
regni della terra. Prega sul monte degli Ulivi e muore sul monte
Calvario.
Pare infatti che Dante fu influenzato da un libro arabo, Kibab al-miraja (Il libro della Scala), tradotto in spagnolo e poi in latino proprio da Brunetto Latini che era stato maestro di Dante: sulla montagna del Purgatorio, infatti, nessuno può salire se non dopo la morte.
Nell’America del Sud è famoso, il
Machu Picchu (“Vecchio
Picco”
nella lingua Quechua), il sito adibito a
cerimonie sacrificali segrete degli Inca peruviani.
All’altro capo del mondo,
l’Australia, Kata Tjuta significa "molte teste" nella
lingua degli aborigeni australiani e designa un gruppo di più di 30 montagne
dalla sommità arrotondata dalla erosione atmosferica che si ergono dalla
pianura desertica della Australia del Nord e sono raccolte una vicino all'altra
con stretti canaloni a precipizio fra loro. Secondo le leggende degli aborigeni
queste montagne sono sacre fin dai Tempi Primordiali della Creazione.
Passando
all’Asia Centrale, il mito della Montagna Sacra o cosmica, si è culturalmente
affermato attorno al massiccio del Karakorum, nelle formulazioni che di esso
hanno dato le attornianti tradizioni dell’India, dell’Iran antico, del Tibet e
della Cina.
In
Tibet il Monte Kailash, vetta
dell'Himalaya da cui traggono fonte alcuni tra i fiumi più lunghi dell’Asia, l’Indo,
il Brahmaputra e il Karnali (un affluente del Gange) è considerata come un
luogo sacro per quattro religioni: induismo, buddhismo, giainismo e Bön. Nella
religione indù, è considerata la residenza di Shiva. Il Monte Kailash, poiché luogo sacro non è considerato scalabile in
ossequio alle credenze buddiste e indù e infatti è il più significativo picco
nel mondo che non ha avuto alcun tentativo di arrampicata noto. Il mito trae origine
dall’epica hindu dove si parla del monte Meru, (noto anche come Sumeru) la
dimora degli dei, come di un’immensa colonna alta 84.000 leghe; “la sua vetta
bacia il cielo e le sue pareti sono d’oro, cristallo, rubino e lapislazzuli”. Questi
racconti hindu situano il monte Meru in un punto imprecisato dell’altissima
catena dell’Himalaya, ma col tempo il Meru è stato identificato con il monte
Kailash (6714 m).
In
Giappone, il monte Fuji per lo
shintoismo è sacro alla divinità Sengen-Sama. Sul Monte Fuji vivono figure
divine, in prevalenza femminili, che talvolta elargiscono dei doni magici e
soprannaturali ai mortali. Per il buddhismo giapponese, Fuchi, la
divinità del fuoco abita l'omonima montagna, originariamente sacra per gli
Ainu, aborigeni del Giappone. Il monte è ritenuto essere “la Porta per l'al-di-là”.
E
dopo questo “giro del mondo” teso a mostrare come la “montagna sacra” sia un
archetipo universale, passiamo a vedere la mia regione preferita, la Cina!
In
Cina ci sono 9 montagne sacre: 5 Taoiste e 4 Buddhiste, disseminate sul territorio secondo regole precise. I monti sacri sono
generalmente di difficile accesso, ma sono molti i cinesi che intraprendendo il
pellegrinaggio per visitarli: ne rimangono affascinati e atterriti, ma allo
stesso tempo spinti da una curiosità intellettuale e spirituale.
In cinese “andare in pellegrinaggio” si dice 朝圣进香(cháo shèng
jìn xiāng) che significa letteralmente
“rendere omaggio al sacro, presentando dell’incenso” come lo si fa davanti ad
un antenato o a un sovrano. Molto spesso, nei loro peripli, i pellegrini, non
passavano da una sola ma diverse montagne. Il più conosciuto di questi “giri” è
quello delle “quattro montagne celebri” del buddhismo cinese (si da ming shan) tutte
dedicate ai dei bodhisattva, cioè a quegli esseri illuminati che hanno
rinunciato alla loro liberazione per la salvezza di tutti:
Il
Monte Emei (峨嵋山 Éméi Shān) nella provincia di Sichuan
(3099 metri), consacrato al culto di
Samantabhadra (Puxian)
Il
Monte Jiuhua, (九华山 Jiǔhuá
Shān) nella provincia di Anhui (1342 metri), casa madre del sovrano dei morti che è Ksitigarbha (Dizang)
Il
Monte Putuo, (普陀山 Pǔtúo Shān) nella provincia di Zhejiang
(297 metri), centro dei devoti di
Avalokitesvara (Guanyin)
Il Monte Wutai, (五台山 Wǔtái Shān) nella provincia di Shanxi (3058 metri) dove è venerato Manjusri (Wenshu)
Secondo
la tradizione taoista, le Montagne Sacre contengono l’energia tellurica
simboleggiata dal dragone che corre sottoterra: gli antichi cinesi ritenevano che materia ed energia (qi) fossero fondamentalmente
la stessa cosa e con la loro forma spinta verso il cielo le montagne erano
l’esempio più evidente di energia convertita in materia. Centrale nel culto taoista
delle montagne era la credenza che ci fossero cinque vette sacre, nel nord,
sud, est ovest e centro della Cina, collegate direttamente al paradiso. Grazie
alla loro speciale energia si pensava che le montagne nutrissero erbe e funghi
magici usati per elisir dell’immortalità. Inoltre erano considerate luoghi
ideale per il ritiro e la meditazione.
Le montagne,
inoltre, servivano anche come dimora per divinità ed esseri immortali. Una delle
divinità anticamente più famosa era la Regina Madre dell'Ovest: si pensava
dimorasse in una montagna sacra chiamata Kunlun nell'estremo ovest del paese.
La credenza tramanda che la Regina Madre apparisse a diversi imperatori per
insegnare loro l’arte della longevità. Per questo era venerata a tutti i
livelli della società come una matriarca divina. Altri immortali, inoltre,
erano associati con le montagne: per questo molti importanti templi di culto
furono edificati nelle montagne sacre. Il culto di questi immortali, inclusa la
Regina Madre, continua in alcune comunità cinesi anche ai giorni nostri.
In
Cina sono cinque le montagne considerate sacre dal taoismo:
Il
Monte Song (嵩山 Sōng Shān). Noto anche
come Picco del Centro (中岳Zhōng
Yuè), nella provincia dello Henan, alto 1500m.
Il
Monte Tai (泰山Tài
Shān), noto anche come Picco dell'Est (东岳 Dōng
Yuè), nella provincia dello Shandong, alto circa 2000m
Il
Monte Heng (衡山 Héng Shān), noto anche come Picco del
Sud (南岳;
Nán Yuè), nella provincia dello Hunan), alto 1469m.
l
Monte Hua (华山 Huá Shān), noto anche come Picco dell’Ovest (西岳; Xī
Yuè ), nella provincia del Shaanxialto 2154m.
Il
Monte Heng
(恒山
Héng Shān) noto anche come Picco
del Nord (北岳; Běi Yuè), nella
provincia del Shanxi,alto 2017m.
Un’
altra montagna mitica del taoismo è il monte
Kunlun
(a nord dell’ altopiano del Tibet) considerato il luogo dove è possibile
accedere per gradi ai più alti livelli di spiritualità, secondo «una vera e
propria “scala d’ascesi” in tre fasi, che, partendo dalla conquista
dell’immortalità, porta l’individuo allo stato di “divinità”(shen).» Prima ancora di
questo, il Monte Kunlun simboleggerebbe «il punto che segna il passaggio dal
Caos Primordiale all’ordine». Interessante come una delle ipotesi etimologiche
avanzate dagli specialisti faccia derivare il nome Kunlun dal termine cinese hunlun, che
«annovera tra i suoi significati anche quelli di “completezza”, “perfetta
rotondità” e “sfericità”. Infatti anche la Montagna cosmica dell’Induismo
presenta aspetti che rinviano alla nozione di Uovo Cosmico (Brahmāņda), le cui due metà,
secondo il mito cosmogonico, vanno a formare rispettivamente il cielo e la
terra.
Sitografia
http://www.padrebergamaschi.com/Bonardi/uomo_montagna.html
è possibile re-bloggare l'articolo?
RispondiEliminagradirei sapere dove...
Elimina!giojgoj
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RispondiEliminacetamente! chiedo solo di citare la fonte
Eliminaciao! articolo molto interessante. Devo fare una tesina per l'università per un corso che si occupa della comparazione impero romano - cina. Pensavo proprio di portare come tema i luoghi sacri nella natura. Sapresti consigliarmi della bibliografia per quanto riguarda la questione dei monti?
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