Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

sabato 5 novembre 2011

La Cina alla ricerca di Roma: il prode Ban Chao e l'ingenuo Gan Ying


Ban Chao
Uno delle migliaia di chengyu cinesi [frasi idiomatiche, motti, proverbi, entrati nel linguaggio comune] recita: 投筆從戎 [pronuncia: tóu bǐ cóng róng] che vuol dire «Getta il pennello e arruolati». Questa frase allude ad una situazione in cui bisogna abbandonare la vita tranquilla di chi se ne sta chiuso nel suo studio a scrivere, per realizzare sé stessi e le proprie ambizioni tramite una vita attiva ed avventurosa.


Il chengyu si riferisce alla persona di Ban Chao: Chao era nato a Pingling ( l’odierna Xianyang nella provincia dello Shaanxi) nel 32 d.C. Suo padre, Ban Biao, era un storico ufficiale presso l’imperatore ed anche suo fratello, Ban Hu, aveva scritto un libro sulla dinastia Han Occidentale.

[vedi anche: Chengyu: pillole di saggezza cinese]


Zhang Qian
A 30 anni, Ban Chao faceva lo scrivano per il governo locale : Ma a lui non interessava “scrivere” la storia, lui voleva “fare” la storia! Uno dei miti di Ban Chao era il grande Zhang Qian e sognava di compiere delle grandi imprese. Un giorno, mentre copiava dei documenti, pensò ai suoi progetti grandiosi e si agitò talmente da gettare il pennello a terra con uno scatto, dicendo tra sé e sé dopo aver tirato un sospiro: « Un uomo valoroso non ha altro scopo che seguire le orme di Zhang Qian e fare qualcosa per diventare qualcuno in un paese straniero. Come potrei sprecare la mia vita scrivendo?»


[vedi anche: L'incredibile Zhang Qian, che cercando i Yuezhi, trovò la Via della Seta]

E fu così che 73 si arruolò nell’esercito sotto il generale Dou Gu per combattere contro gli Xiongnu. Ben presto fu promosso per l’eroismo dimostrato in battaglia, ma anche per la sua intelligenza e le sue doti nel trattare con i nemici. Il suo motto era: «Se non entri nella tana della tigre, come potrai catturare i suoi piccoli?»

L’imperatore He Di ammirato dal suo talento in campo, lo promosse ben presto generale lo inviò in missione diplomatica nelle regioni occidentali. Ban Chao operò inizialmente nella regione del Tarim combattendo varie popolazioni locali; riuscì a fare quello che a Zhang Qian non era stato possibile: collaborò militarmente con i Yuezhi ( o Kushan), contro incursioni nomadiche dei Sogdiani nell'84 d.C., quando questi ultimi stavano cercando di appoggiare una rivolta del re di Kashgar. Attorno all'85, aiutarono il generale cinese anche in un attacco su Turfan, ad est del Bacino di Tarim. Purtroppo però le cose cambiarono rapidamente: in riconoscimento del loro aiuto ai cinesi, i Kushan richiesero, vedendosela negata, una principessa Han, anche dopo che inviarono dei doni alla corte cinese. Per rappresaglia, marciarono su Ban Chao nell'86 con una forza di 70.000 uomini, ma esausti per la spedizione, vennero infine sconfitti dalla più piccola forza cinese. I Yuezhi si ritirarono e pagarono un tributo all'Impero Cinese durante il regno dell'imperatore He Di .

Ban Chao operò per 30 anni nell’Asia Centrale, sedando numerose ribellioni e stabilendo relazioni diplomatiche con più di 50 stati della regione, che hanno garantito una durevole pace ed armonia lungo la Via della Seta. Nel 91 Ban Chao aveva pacificato le Regioni Occidentali dell’impero ed era stato insignito del titolo di «Grande Protettore delle Regioni Occidentali»

Uno degli episodi più curiosi della vita di Ban Chao fu il tentativo di contattare addirittura l’Impero Romano: allo scopo di stabilire relazioni commerciali dirette con Roma: l’impresa purtroppo non ebbe successo, ma vediamo come è andata.

Nel 97 d.C. Ban Chao attraversò le montagne del Pamir con un esercito di 70.000 uomini in una campagna contro gli Xiongnu [gli Unni] spingendosi a ovest fino al Mar Caspio e all'Ucraina. Giunto fin sulle sponde del Lago d’Aral, il generale decise di inviare un suo ufficiale, Gan Ying, a esplorare il regno persiano e l’Estremo Occidente, cioè l’impero romano di cui i Cinesi avevano conoscenza indiretta. L’emissario partì e, come ci raccontano le cronache cinesi ufficiali del periodo Han, giunse nei pressi del Mar Nero. Qui, deciso a proseguire il viaggio per portare a termine la missione, interrogò i marinai persiani sulla lunghezza della traversata, i quali gli risposero:

«Il mare è vasto e grande, con i venti in favore è possibile attraversarlo in tre mesi, ma se incontrerete la bonaccia può darsi che impiegherete due anni. È per questo che chi si imbarca porta a bordo provviste per tre anni. Per di più c’è qualcosa in questo mare che riesce a rendere un uomo cosí malato di nostalgia, che molti hanno perduto la vita in questo modo. Se l’ambasciatore Gan vuole dimenticarsi la famiglia e la patria, può imbarcarsi».

Gan Ying

Spaventato da queste parole, Gan Ying decise di riprendere la strada del ritorno senza rendersi conto che i Parti avevano deliberatamente esagerato i pericoli della traversata proprio per evitare che l’emissario continuasse il proprio viaggio: era infatti nell’interesse dei mercanti del Vicino Oriente, intermediari delle transazioni commerciali tra l’Asia e il Mediterraneo, che la Cina e l’Impero Romano non entrassero in contatto diretto, anche perché Roma era, a quel tempo, uno dei principali mercati d’esportazione delle sete cinesi.

Gan Ying riportò comunque notizie dell'Impero romano che deve aver ricavato da fonti persiane: egli situava Roma nell'ovest del mare:

«Il suo territorio copre diverse migliaia di lǐ [un li corrisponde a circa 500m], è composto da circa 400 città fortificate. Ha assoggettato molte decine di piccoli stati. Le mura delle città sono di pietra. Hanno istituito una rete di stazioni di posta... Ci sono pini e cipressi ».


Gan Ying descriva anche il sistema “democratico”, l'aspetto fisico e le ricchezze:

«Per quanto riguarda il re, non è una figura permanente ma viene scelto fra gli uomini più degni... La gente è alta e di fattezze regolari. Assomigliano ai cinesi ed è per questo che questa terra è chiamata «Da Qin» [che significa "Grande Cina"]... Il suolo fornisce grandi quantità d'oro, argento e rari gioielli, compreso un gioiello che splende di notte... Hanno tessuti con inserti in oro per formare arazzi e damaschi multicolori e fabbricano vestiti dipinti d'oro e un vestito-lavato-nel-fuoco ».

Infine Gan Ying determina correttamente Roma come il polo principale, posto al terminale occidentale della Via della seta:

«È da questa terra che arrivano tutti i vari e meravigliosi oggetti degli stati stranieri »

E così, per l’ingenuità di Gan Ying sfumò una occasione storica: una eventuale corrispondenza tra Roma e l'Impero cinese avrebbe potuto sconvolgere completamente gli equilibri geopolitici mondiali. Le immense distanze dell'Asia centrale scongiuravano ogni possibile minaccia militare reciproca tra le due superpotenze, che, d'altro canto erano accomunate dall'interesse di eliminare ogni intermediario nella più importante via commerciale dell'antichità, cioè la Via della seta.


Fonti:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ban_Chao
http://en.wikipedia.org/wiki/Ban_Chao
http://en.wikipedia.org/wiki/Gan_Ying
http://en.wikipedia.org/wiki/Sino-Roman_relations

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