Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

martedì 25 ottobre 2011

L'incredibile Zhang Qian, che cercando i Yuezhi, trovò la Via della Seta


Il bacino del Tarim
Alla fine del 1980, nel remoto deserto Taklamakan, nel bacino del Tarim (oggi provincia cinese dello Xinjiang) vennero rivenute delle mummie perfettamente conservate di 3000 anni che avevano lunghi capelli biondo-rossicci, caratteri europei e nessuna caratteristica dell’odierno popolo cinese, tanto che gli archeologi pensano che possono essere stati i cittadini di un’antica civiltà sconosciuta che esisteva nel crocevia tra l’Asia e l’Europa.

Molte delle mummie sono state trovate in buone condizioni, grazie alla secchezza del deserto che ha indotto il disseccamento dei cadaveri. Le mummie condividono molte caratteristiche tipiche dei Caucasici, e molti di loro hanno i capelli fisicamente intatti, hanno colori che vanno dal biondo al rosso al marrone e, in generale, lunghi, riccio e intrecciati. I loro costumi e vesti indicano una comune origine indo-europea neolitica: ad esempio l’uomo di Charchan indossava una tunica rossa e gambali di tartan. Il tessuto trovato con le mummie e uno dei primi tessuti europei e sono simili ai prodotti tessili trovati sui corpi nelle miniere di sale in Austria di circa 1300 a.C. Recentemente un team di ricercatori americani e cinesi ha confermato grazie alla sequenza dei dati del DNA, che le mummie hanno caratteristiche della zona del sud della Russia e dell’Europa occidentale.
L'uomo di Charchan

Gli studiosi in materia hanno elaborato diverse ipotesi sulla origine di queste popolazioni: l'opinione dominante è che fossero Indoeuropei, e potrebbe trattarsi del popolo noto come Tocari nelle fonti classiche, o di un popolo affine. Di questi Tocari non è chiara né la lingua né l'appartenenza etnica. È stato ipotizzato che fossero popolazioni iraniche dell'Asia Centrale affini agli Sciti, ma è anche possibile fossero di origine proto-turca. È verosimile che questi indoeuropei occidentali siano stati i fondatori e primi abitatori delle città-oasi nel deserto di Taklamakan, in Uigur, tra cui si possono citare: Turfan, Kucha, Aksu, Karashahr, Cherchen.



I cinesi chiamavano Yuezhi gli abitanti del bacino del Tarim: diverse fonti storiche in lingua cinese, infatti, fanno cenno all'esistenza di un «popolo bianco dai lunghi capelli» che viveva oltre i confini nord-occidentali della Cina. La prima testimonianza cinese del popolo Yuezhi risale al 645 a.C. per opera del letterato Guan Zhong che nel suo Guan Zi (Scritti del Maestro Guan), fa menzione di un popolo Yuzhi (禺氏) , un popolo del nord-ovest, esportatore di giada, estratta dalle montagne di Yuzhi nella provincia di Gansu. Il commercio della giada dal Bacino del Tarim è documentato sin dall'antichità, anche con il supporto di specifici ritrovamenti archeologici. Secondo il sinologo sovietico Yury Zuev intorno al III secolo a.C. i Yuezhi conquistarono le terre dei Tocari presso le sorgenti del Fiume Giallo. Sempre secondo Zuev le cronache cinesi dell'epoca si riferiscono a questo popolo i Yuezhi Maggiori (Da Yuezhi), in contrapposizione agli Yuezhi Minori (Xiao Yuezhi) con cui indicava il popolo Tocari. Le due popolazioni venivano poi considerate un tutt'uno con il nome appunto di Yuezhi.


Zhang Qian

Fino a qui niente di straordinario:storie di scoperte archeologiche, di teorie sulle origini dei popoli. Ma ecco la incredibile storia di Zhang Qian: nel 138 a.C l'imperatore Wudi della dinastia Han , inviò nelle regioni a nord-ovest, oltre i confini dell’impero, un oscuro funzionario di nome Zhang Qian con cento uomini di scorta alla ricerca del popolo degli Yuezhi al fine di stipulare un'alleanza militare contro i comuni nemici Xiongnu.

Da sempre i cinesi erano minacciati a nord da una popolazione formata da tribù nomadi, gli Xiongnu, che antichissimi resoconti storici cinesi riferiscono discendere dalla prima dinastia cinese, la mitica dinastia Xia. Il loro territorio si estendeva dalla Siberia meridionale, la moderna Mongolia, la Manciuria occidentale e le odierne province cinesi di Gansu e Xinjiang. Questi nomadi erano considerati così pericolosi e distruttivi, che la dinastia Qin iniziò la costruzione della Grande Muraglia per proteggere la Cina dai loro attacchi. Le relazioni fra le prime dinastie cinesi e gli Xiongnu erano complesse, con ripetuti periodi di confronti militari e intrighi alternati a scambi di tributi, commercio e matrimoni combinati a scopo politico. Alcuni storici ipotizzano che gli Unni che invasero l’Europa ne IV secolo d.C. siano parte degli Xiongnu migrati verso ovest dopo la definiva sottomissione delle tribù orientali da parte dei cinesi.



Ovviamente anche gli Yuezhi erano in conflitto continuo con gli Xiongnu: gli Yuezhi praticavano frequentemente lo scambio di ostaggi con i loro nemici. una volta ebbero l’occasione di detenere prigioniero Modu Shanyu, figlio del capo tribù degli Xiongnu. Il padre di Modu decise di sferrare un attacco a sorpresa contro i Yuezhi, che cercarono quindi di ucciderlo per rappresaglia. Modu riuscì fortunosamente a fuggire e tornato in patria uccise suo padre e divenne leader del suo popolo.

In questa veste, intorno al 177 a.C., Modu guidò una poderosa spedizione per invadere il territorio degli Yuezhi nella regione di Gansu, ottenendo importanti successi militari. Fu così che si vantò con l'imperatore cinese Han che «grazie al valore in combattimento dei suoi uomini e alla forza dei suoi cavalli, era riuscito a scacciare gli Yuezhi dalle loro terre, massacrando o costringendo alla sottomissione gran parte delle loro tribù». Il figlio di Modu, Jizhu, riuscì a sua volta ad uccidere il sovrano Yuezhi e, secondo le leggi delle tribù nomadi, ricavò un boccale dal teschio del suo nemico.

Secondo fonti della tradizione storica cinese, da allora una parte del popolo Yuezhi fu sottomesso al dominio degli Xiongnu, mentre una vasta porzione del popolo Yuezhi riuscì a migrare dalla regione di origine verso nord-ovest, insediandosi prima nella valle del fiume Ili subito a nord della catena montuosa dei Tian Shan[ I Monti Celesti] , dove si scontrarono con il popolo dei Sai (o Saci). Secondo il classico della storiografia cinese, Han Shu: «Il popolo Yuezhi attaccò il re del popolo Sai che fuggì molto lontano verso sud, cosicché gli Yuezhi occuparono le sue terre.»

Dopo il 155 a.C la popolazione nomade dei Wusun, nemica degli Yuezhi, si alleò con gli Xiongnu, per scacciare gli antichi nemici ancora più a sud. Fu così che il popolo Yuezhi fu costretto a un nuovo esodo verso le terre della civiltà Dayuan, nella Valle di Fergana, insediandosi lungo la riva settentrionale dell'Osso, nella regione di Transoxiana, fra l'odierno Tagikistan e l'Uzbekistan, poco a nord del regno ellenistico greco-battriano

Nelle cronache cinesi Shi Ji (Memorie Storiche) dello storico Sima Qian, risalente al II-I secolo a.C. Nello Shi Ji si narra che:

«Gli Yuezhi originariamente vivevano nella regione che si trova tra i Monti Qilian e la città di Dunhuang, tuttavia dopo essere stati sconfitti dal popolo degli Xiongnu essi migrarono lontano a occidente, oltre le regioni abitate dagli Dayuan, dove essi attaccarono e conquistarono il popolo Daxia e la loro terra e posero la corte del loro sovrano lungo la sponda settentrionale del fiume Amu Darya. Una piccola parte di questo popolo, tra coloro che non furono in grado di intraprendere il lungo viaggio verso occidente, si rifugiarono fra le popolazioni barbare dei Qiang e vengono detti Yuezhi minori.»

Nel 124 a.C. gli Yuezhi furono impegnati in un conflitto con i Parti, nel quale venne ferito e ucciso il sovrano Artabano I di Partia. Subito dopo questo conflitto, forse per le continue incursioni dei loro nemici da nord, o forse per le rinnovate ostilità dei Parti gli Yuezhi si spostarono ulteriormente a sud verso la Battria.

Questa regione era stata conquistata intorno al 330 a.C. dalle truppe di Alessandro Magno, che vi aveva fondato un regno ellenico. Dopo la sua morte (323 a.C.), il potere effettivo era passato nelle mani dei suoi generali, che si erano divisi le sue immense conquiste. La Persia era stata suddivisa tra vari satrapi macedoni, tra i quali era emersa presto la figura di Seleuco, satrapo di Babilonia, che aveva regnato con il titolo persiano di «Gran Re» su un impero che si estendeva dall'Afghanistan al Mar Egeo.

Durante quegli anni l'attenzione dei Seleucidi era stata concentrata a occidente per le ripetute guerre con L’ Egitto tolemaico e un'invasione di Galli in Asia Minore. Ne avevano approfittato i satrapi delle province più orientali per rendersi indipendenti: Diodoto aveva fondato il regno della Battria, che tuttavia sopravvisse poco a causa dell'invasione degli Yuezhi. La tradizione vuole che la città greca di Alessandria sull’Osso sia stata rasa al suolo dai Yuezhi durante la loro conquista.

E fu proprio durante la loro permanenza in Transoxiana, che i Yuezhi ricevettero l'ambasciata cinese guidata dell'inviato imperiale Zhang Qian: ma come mai l’ambasciatore cinese arrivò solo allora?

il viaggio di Zhang Qian
Ricordate? Zhang Qian, funzionario imperiale, aveva lasciato la capitale Chang’an nel 136 a.C. con cento uomini di scorta con la missione di tentare un’alleanza con i Yuezhi per contrastare i Xiongnu. Purtroppo, attraversando il territorio dei Xiongnu, era stato fatto prigioniero e trattenuto come schiavo per quasi dieci anni. In quel periodo tuttavia era riuscito a guadagnare la fiducia del capo tribù ed aveva anche sposato una donna Xiongnu che gli aveva dato un figlio maschio. Ma il fedele Zhang Qian non aveva mai dimenticato la missione che l’imperatore gli aveva affidato: capitatagli una occasione propizia, fuggì con la moglie e il figlio e attraversando il bacino del Tarim costeggiando i monti Kunlun aveva inseguito gli spostamenti dei Yuezhi e finalmente era giunto ai loro territori dopo ben dodici anni dall’inizio del suo viaggio.

Ma la cosa più beffarda fu che la missione diplomatica si rivelò un insuccesso: l'alleanza con i cinesi venne rifiutata in quanto i Yuezhi, essendosi spostati molto ad ovest, non erano più interessati a contrastare i Xiongnu. Tuttavia la missione di Zhang Qian non fu priva di conseguenze [serendipità …]. L'inviato imperiale ebbe tempo per studiare a fondo la cultura del popolo Yuezhi, del quale fece un dettagliato resoconto nel suo scritto Shiji, considerato un documento fondamentale per la conoscenza della situazione dell'Asia Centrale in questa epoca storica. Zhang Qian trascorse circa un anno ospite degli Yuezhi e fece diverse escursioni in Battria. Nel suo scritto ci rivela che:

«Gli Yuezhi Maggiori vivono a circa 2.000 o 3.000 "li" (circa 1.247 kilometri) a ovest di Dayuan, a nord del fiume Gui (l'Osso). Essi confinano a sud con i Daxia, a ovest con gli Anxi (i Parti), e a nord con i Kangju. Sono una nazione di nomadi, e si spostano da un pascolo all'altro con il loro bestiame, ed hanno costumi molto simili a quelli degli Xiongnu. Il loro esercito è composto da circa 100.000 o 200.000 arcieri.»

Organizzati in cinque tribù principali, ognuna di esse era guidata da un capo tribù detto yabgu.
Sempre grazie alla testimonianza scritta di Zhang Qian, abbiamo anche una descrizione del regno greco-battriano dopo la conquista da parte degli Yuezhi. Scrive il diplomatico cinese:

« Daxia si trova a circa 2.000 li a sud-ovest di Dayuan, a sud del fiume Gui. La sua popolazione è dedita alla coltivazione ed hanno città e abitazioni. I loro costumi sono come quelli dei Dayuan. Essi non hanno un sovrano ma piuttosto piccoli regnanti che governano le varie città. La popolazione non è addestrata a combattere e non ama la guerra, ma è molto abile nel commercio. Dopo che i Yuezhi Maggiori si spostarono a occidente e attaccarono questo popolo, tutta la loro terra è finita nelle mani degli invasori. La popolazione è numerosa, circa 1.000.000 di persone, e la loro capitale è la città di Lanshi (la moderna Balk) dove si trova un grande mercato dove è possibile comprare ogni sorta di mercanzia.»



Ripresa la via del ritorno, Zhang Qian fu nuovamente catturato dai Xiongnu, ma anche questa volta gli fu risparmiata la vita perché fu apprezzato il suo senso del dovere e la compostezza dimostrata di fronte alla morte. Due anni dopo, nel 115 a.C. approfittando della morte del capo dei Xiongnu e dei disordini che si erano creati tra le tribù, Zhang Qian riuscì nuovamente a fuggire ed a tornare in Cina, dove fu accolto con grandi onori, insignito del titolo di «Grande Messaggero» e nominato ministro. Un anno dopo il suo ritorno in patria, Zhang Qian morì.


Zhang Qian
Zhang Qian quindi è stato il primo diplomatico ufficiale di riportare informazioni affidabili su Asia Centrale alla corte imperiale cinese, e ha giocato un importante ruolo pionieristico nella colonizzazione cinese e la conquista della regione ora conosciuta come Xinjiang. Oggi Zhang Qian è considerato un eroe nazionale e riverito per il ruolo fondamentale ha giocato in apertura della Cina verso il mondo degli scambi commerciali.

La sua missione ha portato i cinesi a contatto con gli avamposti orientali della cultura ellenistica; questi contatti portarono immediatamente all'invio di diverse ambasciate da parte della Cina: con il successivo controllo stabilito dall’impero Han sull’Asia Centrale con l’assoggettamento dei Xiongnu venne favorito lo sviluppo dei traffici con l’Occidente che si svolgevano lungo quella che diventò poi la «Via della Seta».


Ma Il contributo dei Yuezhi allo sviluppo dei contatti tra Oriente ed Occidente non finisce qui: nel secolo successivo, la tribù Yuezhi del Guishuang (貴霜) ottenne la supremazia sugli altri, e unificò la regione formando una solida confederazione. Il nome Guishuang fu adottato ad occidente e modificato in Kushan o Kusana per designare la confederazione, per quanto i cinesi continuassero a chiamarli Yuezhi.

Ottenendo gradualmente il controllo dell'area dalle tribù indo-scitiche, i Kusana si espansero a sud nella regione tradizionalmente nota come Gandhara, un'area che copre principalmente il Potohwar pakistano ma che si stende anche in un arco che include la valle di Kabul e parte di Kandahar in Afghanistan. Fondarono capitali gemelle nei pressi delle odierne Kabul e Peshawar allora note come Kapisa e Pushklavati.


I Kusana fecero loro molti elementi della cultura ellenica della regione della Battriana, in cui si erano insediati. Adattarono l'alfabeto greco (spesso alterandolo) per rispondere alle esigenze del loro linguaggio (sviluppando la lettera Þ "sh", come in "Kushan") e ben presto cominciarono a coniare monete di foggia greca. Poi gradualmente iniziarono ad adottare anche la cultura indiana come gli altri gruppi nomadi che avevano invaso l'India. Il primo grande imperatore Kusana sembra avesse adottato lo Sivaismo, come indicato dalla sue monete. I successivi imperatori incarnarono un'ampia varietà di dei Indiani o dell'Asia Centrale, così come Buddha.

All'apice della dinastia i Kushan controllavano un territorio che si estendeva dal Mare di Aral, attraverso gli odierni Uzbekistan, Afghanistan e Pakistan, fino all'India Settentrionale.

L'unità non stringente e la relativa pace di un tale vasto territorio incoraggiarono i commerci a lunga distanza, portò le sete cinesi a Roma e creò file di centri urbani fiorenti. Il dominio dei Kushan collegò le rotte commerciali marine dell'Oceano Indiano con quella della Via della Seta, attraverso la valle dell’Indo. Fiorirono anche gli scambi culturali, incoraggiando lo sviluppo del Buddhismo greco, una fusione di elementi culturali ellenistici e buddhisti, che si sarebbe espanso nell'Asia centrale e settentrionale come buddhismo Mahayana.

I Kusana furono infine un elemento di cerniera tra l’Impero Romano e quello cinese. Diverse fonti romane descrivono la visita di ambasciatori dei re di Bactria e India, durante il II secolo, riferendosi probabilmente ai Kushan. Elio Spartiano, parlando dell'imperatore Adriano (117-138 d.C.) nella sua Historia Augusta scrive:

«Reges Bactrianorum legatos ad eum, amicitiae petendae causa, supplices miserunt»
«I re dei Bactriani gli inviarono ambasciatori supplici, per ottenere la sua amicizia»

Anche nel 138, secondo Sesto Aurelio Vittore (Epitome‚ XV, 4),Antonino Pio, successore di Adriano, ricevette ambasciatori indiani, bactriani (Kushan).

La cronaca storica cinese dell'Hou Hanshu descrive inoltre lo scambio di merci tra l'India nord-occidentale e l'Impero Romano dell'epoca:

«Ad ovest (Tiazhu, India nord-occidentale) comunica con Da Qin (l'Impero romano). Cose preziose dal Da Qin si possono trovare qui, così come fini vesti in cotone, eccellenti tappeti di lana, profumi di ogni sorta, pani dolci, pepe, zenzero e sale nero.»

Durante i I e il II secolo, l'Impero Kushan si espanse militarmente verso nord e occupò parti del Bacino del Tarim, loro luogo di origine, mettendole al centro del redditizio commercio centro-asiatico con l'Impero Romano. Viene riportato che collaborarono militarmente con i cinesi, contro incursioni nomadiche, in particolare quando collaborarono con il generale cinese Ban Chao contro i Sogdiani nell'84 d.C., quando questi ultimi stavano cercando di appoggiare una rivolta del re di Kashgar. Attorno all'85, aiutarono il generale cinese anche in un attacco su Turfan, ad est del Bacino di Tarim. In riconoscimento del loro aiuto ai cinesi, i Kushan richiesero, vedendosela negata, una principessa Han, anche dopo che inviarono dei doni alla corte cinese. Per rappresaglia, marciarono su Ban Chao nell'86 con una forza di 70.000 uomini, ma esausti per la spedizione, vennero infine sconfitti dalla più piccola forza cinese. I Yuezhi si ritirarono e pagarono un tributo all'Impero Cinese durante il regno dell'imperatore Han He (89–106 d.C.). Più tardi, attorno al 116, i Kushan fondarono un regno incentrato su Kashgar, prendendo inoltre il controllo di Khotan e Yarkand, che erano dipendenze cinesi nel Bacino del Tarim.

Seguendo queste interazioni, gli scambi culturali aumentarono ulteriormente, e i missionari buddhisti kushan come Lokaksema, Zhigian e Dharmaraksa, divennero attivi nelle città capitali cinesi di Luoyang e talvolta di Nanjing, dove si distinsero particolarmente per i loro lavori di traduzione delle scritture Hinayana e Mahayana in Cina, contribuendo enormemente alla diffusione del Buddhismo sulla Via della Seta.

A partire da Chang’an attraversava il corridoio del Gansu e a Dunhuang si divideva in due strade: una si volgeva verso nord-ovest e costeggiava il bordo settentrionale del bacino del Tarim, toccando Turfan, Karashahr, Kucha e Kashgar, quindi raggiungeva il Fergana, attraversando i monti del Pamir e si dirigeva verso il mediterraneo passando per Merv, Ctesifonte e Palmira. L’altra volgeva verso sud-ovest e costeggiava il bordo meridionale del bacino del Tarim, toccando Shanshan (Loulan), Kotan e Yarkand, quindi attraversava i monti del Pamir e giungeva a Bactra (Balkh); di qui partivano due percorsi, uno diretto verso l’India, l’altro diretto verso il Mediterraneo

E  come tutte le parabole umane,a partire dal III secolo l'Impero Kushan iniziò a frammentarsi in vari sottoregni fino a che i resti dell’ impero Kushan vennero definitivamente spazzati via dall’invasione degli Unno Bianchi nel V secolo e successivamente dall’espansione dell’Islam … ma intanto avevano cambiato in modo irreversibile le relazioni Oriente-Occidente.

Fonti:

http://ilfattostorico.com/2010/03/16/le-mummie-del-bacino-del-tarim/
http://salinguerra.wordpress.com/2009/08/11/le-mummie-di-tarim/
http://en.wikipedia.org/wiki/Zhang_Qian
http://monkeytree.org/silkroad/zhangqian.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Xiongnu
http://it.wikipedia.org/wiki/Yuezhi
http://it.wikipedia.org/wiki/Dinastia_Han

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