In Cina, l’iconografia popolare connessa con le festività o con le tradizioni è molto diffuse. I maggiori centri di produzione di queste immagini popolari sono Yangliuqing (un sobborgo a ovest di Tianjin) nel nord della Cina e Suzhou ( la famosa “Venezia d’Oriente”) nel sud-est, vicino a Shanghai.
In particolare, Yangliuqing è ampiamente noto in tutto il paese per la illustrazione di storie famose nella tradizione. Durante il regno dell'imperatore Shundi della dinastia Yuan (1271-1368), un artista popolare che era specializzato in incisione, andò a rifugiarsi nella città di Yangliuqing. Grande fu la sua gioia quando si rese conto che la zona era ricca di foreste giuggiolo, in quanto il giuggiolo cinese è il miglior materiale per incisioni. In seguito, seguendo le orme del maestro, la gente del paese ha seguito il suo esempio, sviluppando una scuola di arte popolare. Nel 13° anno del regno di Yongle della dinastia Ming (1415), quando fu inaugurato il Grande Canale, carta fine e acquerelli prodotta nel sud della Cina furono trasportati a Yangliuqing, dando nuova vita all'arte dell'incisione e della stampa in città. Durante la dinastia Qing (1644-1911), a Yangliuqing operavano circa 100 laboratori di pittura e più di 3.000 persone erano sono impegnati nella creazione delle immagini augurali per il Capodanno. La città divenne poi nota a livello nazionale come per questo tipo di iconografia: si diceva che in ciascuna famiglia di Yangliuqing c’era almeno uno bravo a dipingere. In particolare divennero famose la famiglia Qi, che eccelleva nella pittura di racconti storici, e la famiglia Dai, che si era invece specializzata nella rappresentazione di drammi popolari.
Questi quadretti sono realizzati principalmente con tecniche combinate di stampa su blocchi di legno e pittura a mano. Ingegnose ed originali per la composizione, con tratti freschi e lisci, forme vivide e realistiche queste opere utilizzano come spunti di base antiche bellezze, dei bei bambini, richiamano tradizioni popolari o storie da opere classiche, miti e leggende.
Dopo la seconda guerra dell'oppio (1856-1860), Yangliuqing ha subito un periodo declino: solo nel 1926, Huo Yutang, discendente della famiglia di Huo Yuchenghao (una delle più famose famiglie di artisti) fondò il più grande laboratorio di pittura in Yangliuqing, ridando vita ad una tradizione secolare.
Uno dei temi cari all’iconografia popolare è quello della “pietà filiale” , tema trattato in uno dei cosiddetti “classici confuciani”, “Classico della Pietà Filiale” (Xiao Jing). L’argomento centrale dell’opera è la virtù dell’ «devozione» o «pietà filiale», che va intesa come il sentimento, misto di affetto e di rispetto, che il figlio deve nutrire nei confronti dei genitori. A questo sentimento è strettamente congiunto quel dovere di sottomissione e reverenza che l’inferiore è tenuto ad avere nei riguardi del superiore. Il figlio deve rispettare il padre, la moglie il marito, il suddito il sovrano: queste relazioni sono basate su un rapporto gerarchico e la «obbedienza» è la virtù più importante: Il figlio, rispetto ai genitori ha cinque doveri: procurare loro l’alloggio, provvedere al loro sostentamento, curarli durante le malattie, osservare il lutto alla loro morte, fare sacrifici regolarmente ai loro spiriti.
Ed è proprio questo l’argomento di molte illustrazioni dell’arte popolare di Yongliuqing. Vediamone alcune:
La didascalia dice:
“Jiang Ge, vissuto ai tempi della dinastia Han, era un giovane molto devoto alla madre. Erano tempi molto turbolenti e Jiang Ge sfuggiva ai pericoli portando la madre sulle spalle.Una volta incontrò dei banditi che lo volevano uccidere ma lui si lamentò piangendo, che se la madre fosse rimasta sola, nessuno si sarebbe occupato di lei. I banditi si commossero e lo lasciarono libero, perché potesse in futuro fare sacrifici alla madre, dopo la sua morte. Così Jiang Ge poté continuare a fare il suo meglio per contrastare ogni avversità, tutte le volte che la madre aveva bisogno.”
La didascalia dice:
"Min Sun, discepolo di Confucio, di indole molto devota, aveva perso la madre da piccolo.
La sua matrigna confezionava abiti di cotone per i suoi figli mentre per lui usava la lanugine dell’amento. Ungiorno, mentre stava tirando il carro del padre, sentì freddo e cominciò a tremare ed il carro si rovesciò. Quando il padre si accorse dei maltrattamenti della matrigna di Min Sun, aveva deciso di divorziare. Lui, piangendo, lo dissuase dicendo: “Se la mamma resta, io soffrirò il freddo ma se la mamma va via, tre bambini non avranno vestiti”. Quando la matrigna lo seppe, ne fu commossa e da quella volta trattò lui e i suoi figli allo stesso modo."
La didascalia dice:
"Jiang Shi, vissuto nel periodo della dinastia Han, era molto devoto alla madre. Sua moglie Pang Shi conosceva bene il marito ed era assieme a lui devota alla suocera. Alla madre piaceva bere l'acqua di un fiume, che distava dalla casa circa 3/4 Km: ebbene Pang Shi andava tutti i giorni a prendere l'acqua per la suocera. Inoltre a lei piaceva mangiare il pesce sminuzzato: entrambi tutti i giorni le cuocevano questo cibo. Un giorno, vicino alla casa, iniziò a sgorgare una sorgente d'acqua che aveva lo stesso sapore di quella del fiume. Non solo, ma ogni giorno una coppia di carpe saltava fuori dalla sorgente, consentendo loro di servire la madre senza dovere andare lontano … e tutto ciò grazie alla loro pietà filiale."
E’ impressionante il candore e l’ingenuità di queste storie! Questo è, a mio giudizio, uno dei misteri della psicologia cinese: non si riesce a capire come un popolo così sensibile e delicato nei sentimenti familiari sia poi capace delle durezze che tutto il mondo rimprovera alla Cina …
Lo Xiao Jing è un testo che può aiutare il lettore occidentale a capire alcuni tratti caratteristici della civiltà cinese, quali ancora oggi si manifestano. L’emigrazione dei cinesi, per esempio, si distingue per la tendenza molto marcata a ricreare, anche nei paesi stranieri, i vincoli della comunità di origine. Questo spirito, che secondo la nostra mentalità potrebbe essere definito “campanilistico”, se non “mafioso”, trova invece spiegazione proprio nella “pietà filiale”, che consente la conservazione di quell’organico sistema familiare, solidale e gerarchico, che affonda le sue radici nella tradizione confuciana.
Tuttavia in Cina si stanno verificando grandi cambiamenti sociali che mettono in seria crisi questo principio millenario: alla fine del 2009 si contano 167 milioni di anziani (quasi tre volte la popolazione italiana), in cui più dell'11% supera gli 80 anni. A questo vanno aggiunti i circa 32 milioni di anziani disabili o con handicap vari. Più del 50% delle coppie anziane (che spesso rimangono nelle campagne, nelle città più piccole, nelle zone dell'interno) vivono sole, lontane dai propri figli. La migrazione interna dei giovani sta frantumando le famiglie e il problema dell’assistenza agli anziani sta diventando una grande criticità in un paese abituato tradizionalmente a risolverla nel privato. Una parte importante del 12° piano quinquennale sarà costituito dai sussidi alla popolazione anziana: il piano propone la continuazione ,nelle campagne, del sistema delle "5 garanzie" (五保,che i riguardano i basilari bisogni degli anziani) per anziani e disabili a basso reddito, e nelle città, di assistenza per gli anziani dei "tre no" (无三,cioè per gli anziani senza parenti, senza lavoro, senza possibilità di lavorare). Saranno disposti servizi gratuiti, a prezzo ridotto, sviluppo completo dei servizi di assistenza sociale, miglioramento dei servizi di pensione sociale nelle città e nei quartieri, organizzazioni di servizi per assistenza domiciliare agli anziani, la costituzione di centri generali di assistenza sociale a livello distrettuale, organizzazioni di servizi assistenziali anche a livello comunale, la disposizioni di 30 letti nuovi ogni 1000 anziani. In generale, manca in Cina un'adeguata preparazione del personale specializzato nell'assistenza degli anziani: infatti, di fronte ad una domanda colossale, al momento ci sono in tutto il paese solo alcune decine di migliaia di addetti con una qualifica professionale. Il vice-ministro Dou Yupei ha posto l'accento sul miglioramento del livello di specializzazione, visto come inseparabile dallo sviluppo delle scuole superiori, tecniche, professionali, infermieristiche e dei vari settori nella medicina. Un altro passo sarà quello di promuovere, organizzare, sviluppare ed istituzionalizzare i servizi di volontariato che riguardano l'assistenza ad anziani e disabili.
E qui ritorna l’attualità del grande Confucio: Il “Progetto Confucio” data dal 2002, quando il governo cinese ha deciso di diffondere la lingua e la cultura cinesi nel mondo. Gli istituti Confucio – oggi presenti in più di 36 nazioni - servono non solo per apprendere la lingua e la cultura, ma anche per avere "una visione più chiara della Cina moderna". Grazie all'importanza della Cina nel mondo, gli studenti stranieri di lingua cinese crescono sempre più: secondo l’agenzia Nuova Cina nel mondo vi sono circa 30 milioni di stranieri che studiano cinese ed anche in Italia, nelle università di lingue, i corsi di cinese stanno avendo un boom di iscrizioni. Il progetto del governo cinese vuole promuovere non solo lo studio all'estero, ma anche diffondere le idee del grande filosofo in patria. Il desiderio di mostrare un volto noto alla cultura mondiale, la crisi della moralità e dei valori spirituali nel paese, la ricerca di identità ha fatto puntare tutto sul filosofo del V secolo a.C., sulla moralità da lui predicata, soprattutto la pietà filiale, l'obbedienza alle autorità, il sacrificarsi per il clan. La nemesi è che sia proprio il governo comunista a riportare in luce un filosofo che Mao ha tentato in tutti i modi di distruggere e che la Rivoluzione Culturale ha giudicato un simbolo della "arretratezza feudale".
Ma si sa, “è del saggio cambiare opinione…”
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