Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

sabato 26 giugno 2010

Gli sciamani, l'arte divinatoria e il culto dei morti

Lo sciamanesimo e l’arte divinatoria
Tutti i tratti che la leggenda attribuisce ai mitici sovrani Fu Xi e Fu Yu li caratterizzano come sciamani: tra i poteri sciamanici sono infatti tradizionalmente inclusi le seguenti facoltà: il volo verso il cielo, il viaggio sottoterra, la danza della forza, l’estasi e l’improvvisa rivelazione, il potere di conversare con gli animali, il potere sugli elementi, il potere taumaturgico, la conoscenza delle virtù delle piante. In effetti nella antica società cinese c’era una classe di persone chiamate wu le cui capacità assomigliavano a quelle generalmente attribuite agli sciamani.
Le più antiche testimonianze scritte in mostro possesso risalgono all'inizio del II millennio a.C. e consistono in iscrizioni a carattere divinatorio, ritrovate su ossa scapolari di ovini e di bovini e su gusci di tartaruga. La divinazione cinese si esprime con oracoli assai chiari, pieni di buonsenso, del tipo «pioverà, non pioverà», «il raccolto sarà buono» etc. Il carattere aleatorio della divinazione non si traduce in un linguaggio sibillino, che richieda per essere interpretato la mediazione dello sciamano o dell'indovino, ma nella semplice alternativa del «si-no». Molte interrogazioni oracolari si presentano in forme di coppie di proposizioni parallele, l'una positiva e l'altra negativa:«il re deve allearsi a quella tribù», «il re non deve allearsi a quella tribù». l'uomo propone una semplice alternativa e le potenze divine non hanno altra scelta che rispondere sì o no. Non si ha qui alcun bisogno, per comunicare con il soprannaturale, di entrare in trance o di sospendere in qualunque modo il processo abituale del pensiero cosciente.
Contrariamente a società come la nostra, dove la divinazione è un fenomeno marginale, se non aberrante, nella società cinese antica costituisce una procedura normale nella pratica del diritto, della medicina e della vita quotidiana. Nel dodicesimo secolo a.C. durante la prima fase della dinastia Zhou, i re e i nobili si servivano di sciamani in qualità di consiglieri, indovini e guaritori. Lo sciamanesimo divenne una istituzione e gli sciamani avevano il compito di esercitare i loro poteri a vantaggio della comunità. I compiti principali degli sciamani erano:

· invocazione degli spiriti: lo sciamano danzando entrava in uno stato di trance, offrendo così il proprio corpo come dimora temporanea allo spirito.
· interpretazione dei sogni: i sogni, considerati portatori di presagi inviati dagli spiriti, venivano interpretati dagli sciamani
· lettura dei presagi: dall’osservazione dei mutamenti che avvenivano nel corso degli eventi, gli sciamani riuscivano a predire il corso degli venti
· preghiera per la pioggia: lo sciamano faceva danze e canti rituali per persuadere le forze sacre ad inviare la pioggia
· guarigione: gli antichi cinesi credevano che le malattie fossero provocate dagli assalti degli spiriti maligni. Era logico che la guarigione fosse aiutata dallo sciamano che sapeva affrontare sia gli spiriti buoni che quelli cattivi
· divinazione celeste: si credeva che se ci fosse stata armonia nei cieli ci sarebbe stata pace, prosperità e armonia anche sulla terra. La chiave per raggiungere prosperità e pace era seguire La Via Celeste (Dao): gli sciamani quindi erano chiamati a corte per osservare i cieli ed interpretarne gli eventi.

Il culto degli antenati

Questo ruolo centrale della pratica divinatoria nella civiltà della Cina antica va messo in rapporto all'importanza del culto degli antenati, a cui era rivolta in larga parte la religione. Si rendevano culti e sacrifici a diverse potenze della natura, come il Fiume Giallo, la Terra, i Venti, i punti cardinali, determinate montagne, ma la parte più cospicua dei sacrifici e degli atti divinatori era dedicata agli antenati reali, il cui culto appare notevolmente organizzato, in contrasto con la molteplicità incoerente dei culti riservati alle divinità naturali. Gli antenati sono percepiti come spiriti che dimorano nel mondo dei morti e dunque sono in grado di assicurare una mediazione con le potenze soprannaturali, ma al tempo stesso, in quanto membri di una comunità familiare, continuano ad esercitare un ruolo in seno a tale comunità. Il culto ancestrale sotto gli Shang è una prerogativa regale: non soltanto il re è l'unico ad avere il privilegio di rendere un culto ai propri antenati, ma anche, fungendo da sacerdote per tutti, presiede al culto reso ad antenati che sono tanto i suoi che quelli di tutta la comunità. ne consegue l'inesistenza di una classe di sacerdoti indipendenti, che è fenomeno sintomatico della assunzione della gestione religiosa da parte della politica. L'idea che il dio unico abbia la sua controparte nel sovrano universale in seno all'ordine umano rimarrà alla base del prassi e del pensiero politico in Cina fino al XX secolo.

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