Nella
Cina antica gli imperatori facevano grande affidamento alle profezie ed alla
divinazione per avere aiuti nel prendere decisioni su materie che spaziavano
dalle questioni di governo alla interpretazione dei loro sogni. Poiché si credeva che
l’imperatore avesse ricevuto il suo mandato a governare direttamente dal Cielo,
l’astrologia e la divinazione divennero rapidamente delle scienze strategiche.
La responsabilità principale del potere politico era quella di mantenere la
Terra in armonia con il Cielo: ecco che lo studio del cielo diventava un mezzo
importante per “scrutare” la volontà del Cielo ed interpretare i segnali
positivi e negativi che dall’alto venivano inviati in risposta all’operato
dell’imperatore. Si credeva infatti che i segni celesti avvertissero che tale o
talaltro evento, di solito calamità naturali, si sarebbe presto compiuto e
venivano considerati come una ricompensa o un castigo del Cielo per le azioni dell’uomo sulla terra.
Un
tecnica di divinazione abbastanza diffusa consisteva nell’esporre al calore del
fuoco dei carapaci di tartaruga e nell’interpretare le forme delle
fratture che si creavano in quei
materiali dopo la bruciatura: la notizia dell’ultima ora, riportata da
Xinhuanet, è che, secondo Hou Yanfeng, un ricercatore di un laboratorio archeologico
presso la Amministrazione Provinciale della Eredità Culturale nello Henan,
certe sequenze di fratture nei gusci di tartaruga, sono “controllabili”: questo
induce a pensare che, essendo gli imperatori all’epoca, capi dei sacerdoti che
si occupavano di divinazione, utilizzassero queste “divinazioni controllate” a
scopi personali per influenzare in modo adeguato la pubblica opinione.
E
qui sorge la domanda da cento milioni: «la divinazione è una cosa seria o una
grande bufala?».
Ma
andiamo per ordine: la divinazione
è la pratica o la presunta capacità di ottenere informazioni, ritenute
inaccessibili, da fonti soprannaturali; tale pratica si esprime spesso
attraverso un rituale, solitamente in un contesto religioso, e può basarsi
sull'interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi oppure manifestarsi
attraverso una rivelazione. Ci sono sia pratiche di predizione del futuro di
una persona, più quotidiane e a titolo individuale, sia pratiche con
caratteristiche formali e sociali. La divinazione risponde a una delle esigenze
umane primitive: dissipare l'incertezza del futuro e conoscere l'ignoto; la
funzione sociale della divinazione si basa su due presupposti: che
l'informazione cercata sia a disposizione di qualche entità o forza
soprannaturale e che questa informazione possa essere trasferita nel mondo
naturale.
Un
individuo, un gruppo o una comunità si rivolge a un indovino in un momento di
crisi allo scopo di ottenere, in modo soprannaturale, delle indicazioni
ritenute adatte a superarla. La crisi può essere un evento fortuito (una
malattia, un disastro, una guerra...), l'inizio di un'attività (una battuta di
caccia, la fondazione di una città...), un periodo considerato sensibile
(l'inizio dell'anno, una ricorrenza particolare...) e così via. Talvolta le
occasioni di consultazione sono regolate o stabilite da norme religiose; la
ritualità di alcune forme di divinazione, presente in molte culture, serve per
conoscere i mezzi che garantiscano, secondo le credenze religiose locali, un
appoggio soprannaturale nel portare a termine un'impresa.
Presso
alcune culture, il responso può assumere
il valore di norma religiosa, in particolare quelli ottenuti in occasioni
istituzionali o quelli relativi a personalità di grande rilevanza come per
esempio il monarca. Laddove vi sia una religione di Stato il responso può
assumere risvolti importanti anche nella vita sociale. Quando la consultazione
è di carattere individuale, spesso la norma religiosa prevede, oltre alla consegna
del responso, anche la prescrizione di un rito che il consultante deve compiere
per poter risolvere la crisi; questo rito serve per prendere contatto con gli
agenti soprannaturali (che, a seconda delle credenze religiose, possono essere
entità come divinità, spiriti o antenati oppure forze come la stregoneria o la
magia) che secondo l'indovino hanno causato la crisi e ha lo scopo di offrire
al consultante dei mezzi tradizionali per superare il senso di impotenza e di
isolamento e quindi reintegrarsi nella comunità.
Nelle
culture primitive spesso si richiede che l'indovino sia isolato dal culto e
dalla vita comunitaria, questo per garantirne l'autonomia nella produzione del
responso. A seconda del ruolo che la divinazione svolge per una particolare cultura,
la figura dell'indovino può confondersi con quella del guaritore, dello
stregone o dello sciamano, soprattutto nelle religioni primitive, oppure
esserne chiaramente distinta in quelle più avanzate.
Nei
tempi antichi la divinazione ha rappresentato un'evoluzione di conoscenza in un
momento in cui scienza e magia non erano distinguibili; solo in tempi recenti,
dopo uno sviluppo di quasi tre millenni, vengono viste come completamente
antitetiche. La stessa scienza agli albori o nei primi momenti di indagine non
negava l'affinità ad una forma di magia: nel XVI secolo si chiamavano
"magia naturale" le discipline che poi sarebbero diventate
"scientifiche". Prima dell'avvento del metodo scientifico qualunque
tipo di previsione ricadeva nell'ambito della divinazione: solo con lo sviluppo
delle scienze è stato possibile prevedere alcuni eventi in modo più o meno
preciso, ad esempio le eclissi, il clima e le eruzioni vulcaniche. Oggi questa
non è più considerata divinazione in quanto queste previsioni si basano su
osservazioni empiriche e sono spiegate da teorie che fanno riferimento
esclusivamente a fenomeni naturali, mentre la divinazione presume l'influenza
del destino o di forze soprannaturali. Ciò che distingue le predizioni
divinatorie dalle previsioni scientifiche è l'assenza di una causalità
dimostrabile tra il segno interpretato e il risultato previsto, un legame che i
sostenitori suppongono esistere a livello mistico (intuitivo-religioso). Per
questo motivo la divinazione, in varie epoche e culture, è stata talvolta
considerata una forma di superstizione e oggi la comunità scientifica
occidentale la considera, in alcune sue forme, una pseudoscienza.
La
contestazione alla divinazione è molto antica; una voce contrastante è
sicuramente quella di Marco Tullio Cicerone che, nel suo De divinatione,
parla della divinazione come un'arte inaffidabile e fallace. Secondo l'oratore
latino non sarebbe possibile prevedere il futuro interpretando i segni tuttavia,
in quanto strumento politico, la divinazione rappresentava un utile mezzo per
mantenere il controllo dello Stato e l'equilibrio delle istituzioni.
E
a proposito dell’uso politico della divinazione, ecco un caso interessante di
manipolazione che assomiglia a quello cinese: per Maya del periodo classico, la
continuità dell’autorità di governo era espressa direttamente dal
cielo-creatore attraverso le particolarità percepibili dei cicli planetari
visibili all’uomo. I presagi, parole pronunciate dalla bocca del cielo, erano
prescrizioni che servivano da motivazioni e da potenziali per l’azione umana.
Se le cose non andavano come dovevano, ci sarebbero state altre predizioni: per
coloro che erano destinati a riceverli, i presagi erano simili a miracoli.
Uno
dei pianeti molto studiati è stato Venere, che è detta “l’astro del mattino”
perché spesso compare all’orizzonte prima della nascita del Sole, ma in realtà
alterna la sua presenza anche la sera, subito dopo il tramonto. Le periodiche
scomparse di Venere all’orizzonte venivano associate alla curiosità naturale
sull’aldilà: dove vanno il Sole, la Luna e le stelle quando hanno oltrepassato
l’orizzonte occidentale? Quale viaggio compiono tra la scomparsa occidentale e
la ricomparsa ad oriente? Nelle cosmologie antiche aveva un ruolo di rilevo il
mondo ignoto, spesso ritenuto il luogo delle anime defunte, il lato occulto
della natura umana per sempre nascosto ai nostri occhi. La spettacolare
comparsa e scomparsa di Venere è quindi la metafora ideale della morte e
resurrezione e quindi carica di un alto valore simbolico.
I
periodi di comparsa e scomparsa di Venere sembravano totalmente irregolari ma
gli astronomi Maya, dopo lunghe osservazioni, avevano stabilito che il pianeta
aveva due periodi uguali di comparsa intervallati da due periodi ineguali di
scomparsa: presente per 263 giorni, assente per 8, di nuovo presente per altri
263 e assente per 50 e così via. Questo ciclo di 584 giorni, che si potrebbe
chiamare anno venusiano, si fonde perfettamente con la durata del nostro anno
solare di 365 giorni con un rapporto di 5 a 8. Ciò significa che un qualsiasi
aspetto visibile di Venere, rapportato temporalmente alla posizione del Sole si
ripeterà esattamente dopo otto anni.
L’astronomia
dell’antichità era rivolta alla conoscenza del futuro, cioè alla capacità di
prevedere con buon anticipo quale posizione avrebbero assunto le potenti forze
celesti annunciatrici delle cose, in modo che la gente potesse prepararsi agli
eventi. Poiché il momento della comparsa e la posizione di Venere
sull’orizzonte variano in modo regolare secondo la stagione, gli individui in
possesso di tali conoscenze potevano prevedere esattamente dopo quanto tempo Venere
sarebbe riapparso e dove. La conoscenza è potere.
Ed
ecco che i re facevano abilmente coincidere determinate occasioni pubbliche con
la apparizione o la sparizione di Venere: in un tempio era stata costruita un
finestra a fessura che serviva a registrare il momento della ricomparsa di Venere.
Possiamo immaginare il momento in cui il pianeta veniva avvistato nella
finestra, mentre il popolo lì radunato guardava intimorito il proprio re,
seduto su un trono dinnanzi al tempio, evocare, con il proprio sacrificio, la
ricomparsa dell’astro. Come per i cinesi e per molti altri popoli, l’astronomia
Maya serviva a divulgare il concetto dell’origine divina dei regnanti e
dimostrava il potere, la regolarità e l’affidabilità del governo.
Una
commistione tra matematica e divinazione c’è sempre stata, se è vero che lo scriba
Ahmes, nel redigere il papiro che porta il suo nome (noto anche come Papiro
Rhind, dal nome dello scopritore) nel 1650 a.C., assicurava che,
impossessandosi delle conoscenze rivelate in quel papiro, il lettore sarebbe
stato in grado di conoscere tutti i segreti, più o meno arcani, della natura.
Ed è noto che certe pratiche esoteriche di tribù primitive altro non erano che
complessi riti nei quali certi aspetti della matematica erano preminenti.
Sono
infiniti i trucchi matematici che i
sedicenti maghi o illusionisti utilizzano nel loro mestiere: Per brevità, riporto solo un esempio di “magia
matematica” o meglio di un trucco che, a prima vista, potrebbe apparire
divinatorio, mentre altro non è se non l’applicazione di un preciso calcolo.
Prendiamo
n persone scelte a caso in un dato ambiente: la probabilità che 2 di esse siano
nate lo stesso giorno varia ovviamente al variare di n. Se n aumenta, la
probabilità tende ad aumentare; ma come, quanto? È sorprendente. In termini di “scommesse”
o di divinazione, se amate il rischio, potete già scommettere che, scelte 23
persone a caso, è più facile che 2 siano nate lo stesso giorno che non nate
tutte in giorni diversi; ma se volete andare sul sicuro (o quasi), sceglietene
30, ed allora perdere la scommessa o sbagliare la divinazione sarebbe proprio
scalogna! In un ambiente come una platea di teatro o una sala di conferenza da
2-300 presenze, una scelta di un blocco di 50 persone dà a voi la certezza e al
pubblico l’illusione di una magia.
Ma
l’elemento che a mio giudizio conta di più in materia di divinazione è la componente psicologica: se chiedete a un sensitivo come
mai lui o i suoi colleghi non svelano mai gli importanti avvenimenti che
accadranno in un prossimo futuro di cui sostengono di essere a conoscenza, essi
spesso dicono di non averlo fatto prima per non turbare il "naturale corso
degli eventi". Orbene, viene da chiedersi a che serve allora conoscere in
anticipo il futuro se non lo si può cambiare, ma soprattutto qual è il criterio
in base al quale divulgano o meno una presunta premonizione. Dopo un'analisi
nemmeno troppo approfondita, chiunque può concludere che tale criterio è quello
che meglio salvaguarda la loro categoria. Essi scelgono di svelare, infatti,
eventi di scarsa o nulla importanza, ma anche eventi di rilevanza planetaria,
che accadranno però in un futuro talmente remoto che nessuno dei presenti potrà
essere più lì a confermare o smentire il profeta di turno. Uno per tutti, cito il metodo
abilmente consolidato dal buon vecchio Nostradamus che sapeva bene come dire
senza dire: facendo affermazioni vaghe e
lontanamente oscure si ottiene il doppio risultato di stupire la platea e di
confondere le idee, pronunciando divinazioni molto confuse, variamente
interpretabili e quindi difficilmente confutabili, ci si assicura
l’impunibilità e un certo grado di successo. Eppure
tantissime persone, ogni giorno, in tutto il mondo, si affidano a sensitivi,
chiaroveggenti e maghi di vario tipo per conoscere il proprio futuro o
risolvere problemi di salute, lavoro, amore e quant'altro. Come fanno, dunque,
i maghi, a irretire ancora tanta gente, quando la logica e la statistica hanno
da tempo dimostrato l'infondatezza delle loro presunte facoltà paranormali?
Lo
psicologo Ray Hyman ha individuato il metodo, una sorta di tecnica cioè, che i
presunti sensitivi usano nelle loro prestazioni "paranormali", che
non aveva niente a che fare con poteri,
ma che era invece di natura più squisitamente psicologica. Hyman ha chiamato
questo metodo "cold reading",
cioè "lettura a freddo". Esso consiste in pratica nell'attenta
osservazione del soggetto designato come "cliente" del mago, nella
"lettura" del suo "linguaggio non verbale", che permette al
sensitivo di estrarre abilmente delle informazioni sulla vita del soggetto
stesso, che può dunque essere successivamente raggirato, convincendolo di
avergli detto cose che non avrebbe potuto sapere!
Una buona chiacchierata preliminare
per distendere l’atmosfera e conciliare l’evento medianico può servire
egregiamente per carpire informazioni da azioni, parole, opere e omissioni,
nelle occasioni di stress, quando il soggetto è al cospetto di molte persone ci
sono migliaia di piccoli segnali che parlano di lui e ne rivelano vizi, difetti
e debolezze, a cui attaccarsi per agire. Molto
conta l’ spirito di osservazione: se il veggente è in grado di cogliere il
linguaggio segreto del corpo, può valutare il soggetto osservando i suoi
vestiti, i gioielli che porta, i suoi manierismi e il linguaggio.
Spesso
il mago atteggia un accento straniero e dichiara che a causa di difficoltà
linguistiche e di comunicazione, potrebbe non sempre rendere perfettamente
l'idea di ciò che intende dire. In questi casi, il soggetto si dovrà sforzare
di adattare
la lettura alla sua vita. Con questa trovata si raggiungono due importanti
obiettivi - in primo luogo si crea un alibi nel caso in cui la lettura non funzionasse.
In secondo luogo, il soggetto si
sforzerà di adattare le informazioni generiche che gli sono state fornite alle
sue specifiche circostanze di vita.
L'uso
di oggetti di scena è fondamentale e permette di raggiungere due importanti
obiettivi: in primo luogo, dà atmosfera
alla lettura. In secondo luogo (e soprattutto), dà il tempo di formulare la
prossima domanda/affermazione: invece di stare semplicemente lì seduti,
pensando a qualcosa da dire, il veggente studia
intensamente le carte/sfera di cristallo ecc. Bisognerà poi guardarsi dalla
capacità di drammatizzazione del medium che, un po’ come certi medici di
campagna, tenderà a fare semplicissimi e banali osservazioni con un tono
altisonante, come se stesse elargendo rivelazioni incredibili di enorme
spessore, tanto basta di solito ai soggetti più impressionabili per cadere
nella trappola.
In assoluto una delle tecniche
preferite è quella del fishing:
si tratta di un semplice sotterfugio per riuscire a far parlare il soggetto di
sé stesso. Il mago riformula quanto il soggetto gli ha detto e glielo ripropone.
Un modo di fare fishing consiste nel formulare ogni affermazione come se fosse
una domanda, quindi attendere la riposta. Se la risposta o la reazione è
positiva, si cambia la domanda appena fatta in un'affermazione. Spesso il
soggetto reagirà rispondendo alla domanda implicita e magari aggiungendo
qualcos'altro. Più tardi, il soggetto dimenticherà di essere stato egli stesso
la fonte dell'informazione! Formulando le affermazioni sotto forma di domande, il
mago costringe il soggetto anche a cercare di recuperare nella sua memoria
esempi specifici che si adattino alle sue affermazioni generiche. Osservando
attentamente le reazioni del soggetto alle sue affermazioni il veggente è subito
in grado di capire se sta centrando l’obiettivo.
Da lì in poi è tutto in discesa,
basterà che l’indovino sappia ascoltare, non visto, (alcuni sanno anche leggere
sulle labbra) e potrà poi utilizzare informazioni come manifestazioni
paranormale di divinazione, intuito, lettura del pensiero e forse anche
previsione del futuro. Il bravo lettore, come il
medico di famiglia, si comporta sempre come se sapesse molto di più. Una volta
che il soggetto sia convinto che il mago ha delle informazioni in più che non
avrebbe potuto sapere (attraverso normali
canali) il soggetto penserà che lui sappia tutto! A questo punto, il soggetto
si aprirà e si fiderà.
Nel
corso di una seduta il consultante smanierà per parlare degli avvenimenti che
man mano emergeranno nella discussione. Il bravo lettore lascia che il cliente
parli a volontà. Un'altra funzione importante del saper ascoltare è data dal
fatto che la maggior parte dei soggetti che chiedono i servizi di un mago in
realtà vogliono solo qualcuno che ascolti i loro problemi. Inoltre, molti
soggetti hanno già preso delle decisioni riguardo alle scelte che faranno.
Vogliono solo essere appoggiati nell'attuazione di tali decisioni.
In definitiva, come in tutti i
trucchi dei prestigiatori, l’occhio vede quel che vuol vedere e la mente crede
quel che il cuore desidera: la regola aurea per un vate è
quella di:
«dire
sempre al consultante ciò che vuole sentirsi dire!».
Fonti
Anthony
Aveni, Conversando con i pianeti,
Dedalo Ed., Bari, 1994