Il cinese è la più antica lingua viva: non sappiamo
esattamente quanto sia antica, tuttavia reperti archeologici che risalgono al
1500 a.C. testimoniano che la lingua cinese scritta è vecchia di oltre 3500
anni. Le prime iscrizioni furono trovate come incisioni su ossa di animali o
carapaci di tartarughe e risalgono al periodo della Dinastia Shang 商(1766 -1123 a.C.). Sono state
trovate iscrizioni per più di 4500 caratteri (di cui ne sono stati identificati
solo 900): questa scrittura e stata denominata 甲骨文(jiǎ gú wén) cioè "scrittura
delle ossa e dei carapaci".
Secondo una delle leggende più accreditate l’invenzione
della scrittura cinese va attribuita a Cāng Jíe, un ministro
dell'imperatore Huáng Dì (il
mitico Imperatore Giallo). Cang Jie
era di aspetto molto singolare: aveva infatti quattro occhi (ed alcuni dicono
che fossero sei). L’imperatore Giallo gli aveva affidato l’amministrazione di
questioni molto importanti, ad esempio la contabilità del bestiame e del cibo,
il calcolo dei tempi per le offerte alle divinità, il censimento della
popolazione.
Come fare, allora? Cang Jie,
persona di grande intelligenza, pensò di incidere dei segni sul bambù o sul
legno con un coltello, sostituendo così il metodo delle cordicelle annodate.
Tuttavia, occorreva molto tempo per incidere con un coltello la sagoma del
bestiame o delle vettovaglie sul bambù o sul legno. Cang Jie dovette spremersi
le meningi per trovare un metodo di registrazione più pratico.
Un giorno andò a cacciare insieme
ad alcuni uomini della sua tribù e vide per terra le impronte lasciate da ogni
genere di animali. L’impronta di ciascun animale è diversa dalle altre e un cacciatore
esperto riesce subito a distinguere qual è l’impronta di un cervo, quale quella
di una capra, quale quella di una tigre. Ad un tratto, Cang Jie ebbe
un’illuminazione: perché non rappresentare gli animali usando simboli semplici
come le loro impronte? Secondo lo stesso principio, anche tutto il resto poteva
essere rappresentato con dei semplici segni! Contentissimo, si mise subito a
studiare quali simboli potessero raffigurare ogni forma del reale. Osservò con
attenzione gli oggetti intorno a lui, esaminò la forma del sole, della luna,
delle stelle, la forma descritta da fiumi e montagne salendo e scendendo
all’orizzonte; inoltre, scrutò
attentamente gli arabeschi sul carapace delle tartarughe, le impronte lasciate
dagli uccelli e altri disegni della natura. Trovò un simbolo adatto per ogni
animale e per ogni oggetto attorno a sé. Fu così che l’umanità diede
inizio alla civiltà, usando la scrittura
per illuminare la realtà. Mentre i nuovi oggetti diventavano sempre più
numerosi e la realtà si faceva sempre più variegata e complessa, Cang Jie provò
a combinare i simboli già creati per esprimere concetti più articolati. Fu così
che compose le prime forme della scrittura cinese. Quando Cang Jie tentò di
applicare i caratteri che aveva creato al proprio lavoro di registrazione, il
risultato fu straordinario: tutto era amministrato in modo più veloce e più
preciso. Quando Cang Jie spiegò nel dettaglio all’Imperatore Giallo la sua
creazione, questi fu molto soddisfatto ed ebbe parole di grande elogio per lui.
Cang Jie fece dono all’Imperatore della scrittura che aveva creato e il sovrano
lo incaricò di trasmettere a tutti i suoi caratteri e il metodo che egli
utilizzava. Poco a poco, tutti iniziarono ad utilizzare la scrittura.
Questa la leggenda: in realtà per molto tempo non ci sono
state regole riguardo alla scrittura dei caratteri, che venivano scritti in
molte forme diverse: durante la Dinastia Zhou 周 (1066-256 a.C.) ogni regno aveva la
libertà di scrivere alla propria maniera.
Nei secoli la scrittura cinese ha subito molte
trasformazioni: ne ricordiamo alcune.
Lo Stile Sigillare (zhuànshū 篆書) è il più antico degli
stili: esso trova il suo apogeo nella dinastia Qin (221-206 a.C.). Deriva da un
adattamento calligrafico dei caratteri arcaici, volto a dare loro una forma
adatta ad essere incisa sul bronzo o sulla pietra.
Fu l'imperatore Qin
Shi Huang che standardizzò pesi,
misure e scrittura. Venne sviluppato un nuovo modo di scrivere detto Stile dei Funzionari (隸書 lì shū) che consisteva nel combinare delle forme base, i cosiddetti
radicali, all'interno di un immaginario contenitore quadrato di
dimensioni sempre uguali. Per scrivere caratteri complessi, contenenti cioè
molti radicali, era necessario ridurre in scala le rappresentazioni dei
radicali stessi in modo da farli stare sempre nella stessa forma. (es: 部 deriva dalla compressione di 立﹐口 e 阝nello stesso spazio).
Alla evoluzione della
lingua scritta ha contribuito moltissimo l'invenzione della carta, verso il 200
d.C. ed il successivo uso di pennello ed inchiostro per scrivere e dipingere. Sotto la dinastia degli
Han, nel corso del III secolo d.C. appare lo stile regolare (楷書 kǎishū ) considerato come un
miglioramento ed una razionalizzazione dello stile dei funzionari. È la
scrittura standardizzata (正楷 zhèngkǎi), che raggiunge il suo
apogeo sotto i Táng nel VII-VIII secolo, in cui i calligrafi fissano
definitivamente la struttura e la tecnica del tratto. Il bisogno di una
scrittura semplice, il più leggibile possibile, molto regolare, rispondeva alle
necessità di accentramento del potere. Questa scrittura, vettore
dell'amministrazione, ha dunque partecipato, attraverso la sua stabilità,
all'egemonia del potere imperiale, a tal punto che fino alle semplificazioni
del 1958 e del 1964 adottate nella Repubblica Popolare Cinese, non era mai
stata ritoccata né modificata.
Sempre in quel periodo
viene introdotto anche lo stile corrente
(行書 xíngshū). È una
"deformazione" per semplificazione del tratto del regolare dove i
caratteri “corrono” e quindi la scrittura è più rapida. È per queste ragioni
che è il più utilizzato ai giorni nostri per la scrittura manoscritta della
vita quotidiana. Tuttavia non è ignorato dalla calligrafia, tutt'altro, e
neanche è considerato come una forma imbastardita del regolare: in calligrafia,
infatti, possiede propri vincoli distinti. Tracciato dalla punta del pennello o
con uno stilo, esso risulta molto leggibile, rapido da scrivere e facilmente
decifrabile. Non necessita obbligatoriamente di un apprendimento separato dal
regolare perché è una grafia quasi corsiva, le riduzioni subite dai caratteri
risultano logiche: sono stilizzazioni delle unità fondamentali che nascono
naturalmente dal pennello o dallo stilo quando questo non lascia più il foglio
per un nuovo tratto, le quali si riuniscono dunque più spesso che nel regolare.
Allo stesso modo, gli inizi dei tratti sono più semplici e diretti (la punta
del pennello non pratica i ritorni all'indietro caratteristici del regolare).
Ultimo degli stili calligrafici, denominato anche
"corsivo" o "scrittura folle", lo stile d'erba (草書 cǎoshū) è senza dubbio il più sorprendente. Il suo nome può essere
interpretato in vari modi: sia che è una scrittura agitata come l'erba (è uno
dei sensi di 草 cǎo) nel vento, sia che è destinata ad usi effimeri, come la
brutta copia (un altro senso possibile di 草), alla maniera della paglia. Lungi dall'essere una forma stenografica
nata dalla precedente, è un tipo di scrittura interamente a sé stante. Il
tratto dei caratteri – i quali appaiono fortemente deformati, sembrando formati
senza vincoli apparenti, sono spesso legati tra loro e si allontanano
frequentemente dal quadrato virtuale – si basa su forme tachigrafiche
prese in prestito dagli stili precedenti. Esistono, inoltre, numerosissime
varianti, secondo le epoche e i calligrafi. La lettura e la scrittura di questo
stile sono quindi riservate ai calligrafi e agli specialisti eruditi.
Lo stile d'erba si caratterizza principalmente per un tratto
molto codificato dei caratteri, che sono abbreviati e ridotti alla loro forma
fondamentale e non sono più riconoscibili all'occhio profano. Le riduzioni
procedono sia da una semplificazione naturale del tratto, il pennello lasciando
solo raramente il foglio, sia da grafie stenografiche convenzionali a volte
molto antiche, le quali hanno potuto dare origine ad alcuni dei caratteri
semplificati della Repubblica popolare cinese. Il calligrafo che lavora nello
stile d'erba, tuttavia, non traccia per forza i caratteri più velocemente che
negli altri stili: la rapidità è suggerita e descritta ma non ricercata di per
sé. Questo stile, in effetti, è ora utilizzato molto raramente per le brutte
copie: richiede una tale conoscenza della scrittura cinese e della sua storia,
e una tale maestria tecnica che è riservato principalmente all'arte. Di fatto,
benché corsivo, lo stile d'erba si traccia più spesso con grande attenzione. Al
di là del suo ruolo semantico, il tratto del carattere cinese appare come un
elemento plastico, parte di una nuova arte visiva: non si può più parlare di
scrittura, allora, ma di calligrafia 書法 (shū fǎ ).
Con lo stile delle erbe, il meno leggibile in quanto più veloce, la calligrafia
diviene arte pura ed assume definitivamente un carattere estetico.
Nel secolo scorso queste
rappresentazioni subirono un ulteriore processo di stilizzazione e
semplificazione che ha portato agli attuali sinogrammi. Sebbene la
semplificazione dei caratteri sia associata alla Repubblica popolare cinese, il
processo di semplificazione della scrittura ha inizio prima del 1949. Negli ’30
e ‘40 la discussione sulla semplificazione dei caratteri ebbe luogo col governo
del Kuomintang (il partito popolare
nazionale) e un gran numero di intellettuali e scrittori cinesi sostennero che
la semplificazione avrebbe aiutato l'alfabetizzazione. La Repubblica popolare
cinese diffuse ufficialmente la semplificazione dei caratteri in due fasi, una
nel 1956 e l'altra nel 1964.
Il processo di apprendimento della scrittura cinese è lungo
e occupa tutto il ciclo che da noi corrisponde alle elementari e medie (ben
otto anni!) e è basato sulla memorizzazione meccanica ottenuta scrivendo e
riscrivendo i caratteri.
Fino al XX secolo, la scrittura dei caratteri cinesi richiedeva un pennello e
dell'inchiostro. Nei primi anni del XX secolo, quando la penna è diventata il
nuovo strumento di scrittura in Cina e in Giappone, i critici hanno iniziato a
lamentarsi dato che, secondo loro, senza il pennello, l'espressività nella
scrittura sarebbe andata persa con il passare del tempo.
In questi ultimi anni sta succedendo un fatto nuovo che
desta non poche preoccupazioni:
consiste nel fatto che molti cinesi si
dimentichino come scrivere un carattere a loro precedentemente noto e la colpa
viene spesso attribuita all'uso sempre più frequente di computer e cellulari che permettono di
inserire i caratteri nei testi usufruendo solo della trascrizione fonetica
(pinyin), senza quindi conoscere la loro forma. Le persone affette da questo
fenomeno di amnesia sono ancora capaci di leggere i testi scritti in cinese o
giapponese, dato che, visualmente, riconoscono ancora i simboli difficili della
loro lingua, ma non sono più in grado di scriverli senza l'aiuto di un metodo
di input su dispositivi elettronici, non ricordando più i singoli tratti che li
compongono.
Negli anni ottanta, le
macchine da scrivere elettroniche e, più tardi, anche i computer, diventano un
modo alternativo di scrivere la lingua cinese e giapponese. Ed ecco che il buon
Cang Jie è tornato alla ribalta nella difesa della scrittura tradizionale.
Cangjie
è proprio il nome di un popolare metodo di input cinese basato sulla forma del
carattere: ad ogni lettera della tastiera occidentale viene infatti associata
una forma base (un componente) del carattere cinese e quindi digitando una
sequenza di lettere si ricompone il carattere desiderato. Tuttavia, i sistemi
che utilizzano solo la pronuncia fonetica dei simboli sono molto più usati,
dato che non richiedono la conoscenza dell'aspetto del carattere e sono anche
più facili da usare. In Cina, oltre il 97% della popolazione che possiede un
computer scrive i testi attraverso un sistema di inserimento fonetico.
Con
l'avvento del Web nel 1991 e con la conseguente diffusione dell'uso del sistema
delle email, chat su Internet e forum di discussione, la gente ha iniziato a
comunicare quotidianamente in cinese e giapponese usando i computer. Oggi, il
numero dei computer è aumentato, così come l'utilizzo degli SMS, soprattutto
fra i giovani, e ciò significa che una grande parte del popolazione si serve
dei sistemi di input e non è più abituata a scrivere a mano quotidianamente.
Nel 2010, un sondaggio di Dayang Net ha stabilito che il 43% dei partecipanti
ha affermato di usare molto i computer per lavoro, e che scrive a mano solo per
rispondere a questionari oppure per firmare dei documenti…come andrà a finire?
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