Dao De Jing

Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
Dao De Jing, Lao Zi

domenica 17 aprile 2011

Un prete di nome Adamo alla corte dei Tang

Il cardinal Roger Etchegaray, nel suo volume Verso i cristiani in Cina scrive:

Lo scopo principale della mia presenza a Xi’an è compiere una sorta di pellegrinaggio alle sorgenti del cristianesimo in Cina. Per questo veniamo condotti verso la Foresta delle Stele. Nella Cina della carta e dell’inchiostro, tutti i luoghi sacri hanno la foresta delle steli, la loro biblioteca di pietre. Qui, vicino al tempio di Confucio, sono riunite più di mille steli incise sotto la dinastia dei Tang, fra le quali la stele di Si-Ngan-Fou scoperta all’inizio del XVII secolo, davanti alla quale mi soffermo a lungo, evocando le prime tracce del Vangelo in Cina.

Ma a che cosa si riferisce il cardinale? Vediamo di scoprirlo assieme.

Nel 1625 nello Shaanxi, provincia della Cina nord-occidentale, alcuni missionari gesuiti che vanno in giro nella capitale Xi’an, tentando di portare il Vangelo in quelle contrade, vengono un giorno chiamati da un funzionario che aveva sentito parlare loro di una religione dove c'era un signore che era stato messo su una croce e che appunto questi missionari veneravano.

Questo funzionario cinese da alcuni giorni ha ricevuto e ha sul tavolo un rapporto. Alcuni operai costruendo una casa, nel fare le fondamenta hanno scoperto un poderoso blocco di due metri di altezza e uno di larghezza. Su di essa c' è una lunga iscrizione in un cinese antico, che gli operai non riescono a leggere del tutto e quindi hanno chiamato l'intendente, il quale anche lui ha avuto qualche difficoltà a leggere, e immaginando che si trattasse di una cosa molto antica, aveva fatto chiamare un vecchio monaco buddista, che era noto per le sue cognizioni dei segni pittografici cinesi molto antichi, ed infatti costui riesce a leggere qualcosa dell'iscrizione; che parlano di fatti che non gli sono del tutto sconosciute, ma altri segni che sono pari a quelli cinesi antichi proprio non li capisce nemmeno lui.

Tuttavia la prima parte in cinese non è equivocabile, la scritta parla di una religione di cui il monaco nel suo monastero aveva avuto qualche vaga notizia, ma sa anche da chi l'ha appresa; chiama dunque un monaco che lui conosce e che si aggira da tempo anche lui in Cina per aver notizia delle dottrine orientali. Costui è Padre Trigauld, che vive in Asia già da una quarantina d'anni e ha perso i contatti con la sua sede principale che però non è Roma, ma Costantinopoli, anzi della scuola di Antiochia e conosce il siriaco. I due si aiutano a vicenda e riescono a leggere l'intera iscrizione.

Nella pietra, in cinese e proprio in lingua siriaca (ecco perché il cinese non capiva quei segni), si racconta di un monaco, padre Adamo, che qui aveva fondato una chiesa cristiana, con l'approvazione dell'imperatore, perché apprezzati i suoi sermoni che faceva alla gente parlando di giustizia divina e carità, non aveva avuto nulla in contrario che lui predicasse la sua religione e costruisse la sua chiesa. L'Imperatore era Taizong, il secondo imperatore della dinastia Tang, che era salito al trono nel 626 : grande mecenate e amante della cultura e considerato probabilmente il più grande sovrano della storia cinese.(per la cronaca, Taizong è stato il padre di Gaozong, marito di Wu Zetian, la prima e unica imperatrice cinese)

Taizong
Nella grande capitale imperiale, Luoyang, che contava circa un milione di abitanti, esisteva una certa tolleranza per tutte le religioni; dagli annali cinesi apprendiamo che esistevano 84 edifici buddisti, 36 taoisti, e... ben 28 erano edifici-chiese di manichei, cristiani nestoriani ed ebraiche

Quel povero monaco che era presente nel 1625 alla scoperta dell'iscrizione, credette di far bene nel mandare la notizia sia a Roma che a Costantinopoli, ma fu preso per pazzo; si disse che per voler ad ogni costo fare del protagonismo la pietra l'aveva fatta confezionare lui per eccesso di zelo, onde dimostrare ai cinesi che la sua religione era da lunga data già presente in Cina.

Invece in base alle notizie che abbiamo oggi, quel prete diceva proprio il vero.

la «Foresta delle Stele» di Beilin,( Beilin bowuguan) è la collezione di stele più antica e più ricca della Cina. Fu iniziata nel 1090 per conservare su pietra i classici della precedente dinastia Tang. Ora contiene più di 2300 tavole di pietra dei periodi Han, Wei, Sui, Tang, Song, Yuan, Ming e Qing. Le più interessanti sono le 14 stele (228 pagine) che portano i testi dei Dodici classici, scolpiti nell'837 (dinastia Tang), e di un altro classico, Il libro di Mencio, aggiunto durante il periodo Qing. Totalizzando circa 650.000 ideogrammi, costituiscono la più grande (e pesante) collezione di classici iscritti.

Museo "La foresta di stele"
In questo museo è conservata anche la cosiddetta Stele di Si-Ngan-Fou (meglio Xi’an Fu)citata nel libro. Questo blocco monolitico, alto circa tre metri, è la più antica testimonianza dell’insediamento in Cina del cristianesimo. La stele, eretta nell’anno 781 in uno dei monasteri nestoriani della regione, è coperta da 1750 caratteri cinesi e da 70 parole siriache.

Il titolo sulla pietra sormontato da una croce,ne indica con nove caratteri il contenuto:

大秦 景教 流行 中国 碑

Daqin Jǐngjiào liúxíng Zhongguo bei
In memoria della Propagazione in Cina della Religione Luminosa da Daqin


(Da Qin essendo il termine lingua cinese per i l’Impero Romano nel I° e II ° secolo d.C., e in epoche successive anche utilizzato per riferirsi alle Chiese cristiane siriache.)

Leggiamo ancora sul libro del cardinale:

Eccomi ora davanti alla toccante testimonianza che racconta di un monaco persiano giunto nell’anno 635 a Chang’an per predicarvi «la religione della luce i cui ministri portano la croce come un sigillo, viaggiano nelle quattro regioni del mondo e considerano tutti gli uomini uguali».

Fin dal 638, è inciso inoltre sulla stele, l’imperatore giudica di pubblica utilità la religione cristiana con il seguente editto: «Il vescovo Alopen ( 阿罗本: Āluóběn) del regno di Daqin, recando scritture e icone, è venuto da molto lontano e le ha presentate alla nostra capitale. Esaminatone accuratamente l’insegnamento, lo abbiamo trovato illuminante e libero da passioni. Dopo averne valutato i punti essenziali, siamo giunti alla conclusione che contengono ciò che è più importante nella vita. I loro principi sono così semplici che ci sono consegnati come pesci liberati dalla rete. Questa dottrina è salutare per ogni creatura e profittevole per tutti gli uomini. Deve quindi essere diffusa nell’impero». E, conclude l’iscrizione, «di conseguenza le autorità responsabili costruirono un monastero Daqin e ventuno preti vi furono assegnati»
Il contenuto della stele è stato composto dal monaco nestoriano, Jingjing ,

Una glossa in siriaco identifica Jingjing con Adamo, sacerdote, chorepiscopus e papash di Sinistan' (w'papash w'kurapisqupa qshisha Sinistan d'Adamo).

Anche se il termine papash (letteralmente Papa) è inusuale, e il nome siriaco per la Cina è Beth Sinaye, non Sinistan, non c'è motivo di dubitare che Adamo era il metropolita della provincia ecclesiastica nestoriana di Beth Sinaye, creato mezzo un secolo prima, durante il regno del patriarca Sliba-xkha (714-28).

I nomi di alcuni alti prelati e circa settanta monaci o sacerdoti sono elencati. I nomi dei clero appaiono sulla parte anteriore della pietra, mentre quelle dei preti e monaci sono inscritti in fila lungo i lati stretti della pietra, sia in siriaco e cinese.

Due secoli più tardi, tuttavia, alla fine della dinastia dei Tang, un decreto imperiale dell’845 sancì la proscrizione delle religioni straniere: in quella occasione la stele fu sepolta e non se ne seppe più nulla per secoli. Una missione inviata dal patriarca caldeo alla fine del X secolo non trovò più traccia di cristiani; ma, secondo quanto riportato da Marco Polo, piccole comunità cristiane sopravvissero ancora a lungo in alcune province cinesi.

Ma chi erano i nestoriani?


Nestorio
Nestorio ( 381-451) Nato a Germanicia, in Siria, studiò ad Antiochia e fu monaco del convento di Euprepio. Nel 248,fu nominato Patriarca di Costantinopoli, Durante le dispute cristologiche del V secolo, i suoi avversari gli attribuirono erroneamente la dottrina - che sostiene che alle due nature, divina e umana, di Cristo corrisponderebbero anche due persone - condannata come eretica dal Concilio di Efeso nel 431 anche se Nestorio mai la sostenne.

Nel Novecento, la scoperta di un suo scritto, il Liber Heraclidis (Libro di Eraclide), e nuovi studi intrapresi sul conflitto che lo oppose al vescovo Cirillo di Alessandria, hanno riconosciuto che la condanna di Nestorio fu ingiusta e che la sua teoria cristologica è conforme alla dottrina ortodossa stabilita nel successivo Concilio di Calcedonia del 451, per la quale nell'unica persona di Cristo sussistono due nature.

Nestorio nel 435 fu esiliato nell'oasi di El Kharga, presso Tebe, in Egitto, dove morì intorno al 51.

I suoi sostenitori,esiliati o espulsi dall’impero bizantino, costituirono una Chiesa separata, che si sviluppò in Assiria, in Caldea (la zona del medio e basso corso dei fiumi Tigri ed Eufrate) e in Persia, prevalendo sugli ortodossi e portando nel tempo la loro predicazione fino all'India ed alla Cina.

Un giorno (dopo la conquista araba) da documenti tenuti nascosti perché parlavano questi di Nestoriani, -che erano considerati immeritatamente dagli ortodossi eretici- saltò fuori che un prete di nome proprio Adamo (Aloben ?) era stato mandato in Oriente per conoscere quella gente, ma che non aveva fatto più ritorno. Costui invece era arrivato in Cina nel momento più favorevole, cioè all'inizio della dinastia Tang così permissiva, e vi aveva fondato una chiesa, e dopo questa ne erano venute molte altre, e che solo alla fine di quello stupendo periodo della dinastia, erano poi state spazzate via dal nuovo buddhismo distrutte tutte le chiese, i convertiti più in vista trucidati, molti fuggiti.

Alopen

Ma molti rimasero, come se niente fosse accaduto, mantenendo il silenzio per 800 anni sulla presenza dei cristiani in Cina. Ci sarà poi la meteora e la leggendaria personalità del "Prete Gianni" (di cui parleremo un’altra volta), ma sappiamo che più nessun prete cristiano mise più piede in Cina, e quando questo avvenne nel 1338, i primi missionari cristiani che si recarono in Oriente trovarono proprio in Cina in mezzo alle dottrine buddiste un retaggio di religione nestoriana e perfino negli annali un re che nel 1125, Yilutashi, professava la religione nestoriana.

In quel 1338 ad Avignone nuova sede Papale, furono suonate le campane a festa, perchè dalla lontana Cina padre Andrea (un altro avventuroso missionario) conduceva con sè 15 principi dignitari del Gran Khan cinese che portavano doni; già si gridò al miracolo credendo che la Cina era stata convertita; Andrea lesse il messaggio in pubblico, meno l'ultima parte, che lesse solo davanti al Papa. Ed era tutto una bolla di sapone. In Cina di Cristianesimo non ne volevano sentire parlare, nè volevano missionari di altre religioni nei propri territori. Era l'anno dell'ascesa della dinastia Ming.


Riferimenti bibliografici

Roger Etchegaray, Verso i cristiani in Cina. Visti da una rana dal fondo di un pozzo, Uomini e religioni, Mondadori, Milano, 2005, pagg.31-33.

Peter Brown, La formazione dell’Europa cristiana, Biblioteca storica, Laterza, Bari,2006, pagg.349-350.

http://en.wikipedia.org/wiki/Nestorian_S













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