Un altro termine «reinventato» da Confucio è ren usato nei testi antichi per indicare la magnanimità di un grande personaggio. Il carattere 仁 ren è composto dal radicale «uomo» e dal segno «due» l'uomo cioè diventa tale solo nella relazione con l'altro: ren è quindi «la sollecitudine che gli uomini hanno gli uni per gli altri dato che vivono insieme». Benché Confucio parli costantemente di ren egli si rifiuta di fornirne una definizione esplicita e in quanto tale limitativa: più che un ideale da realizzare si tratta di un polo verso cui tendere all'infinito.
Il Maestro disse: «Non oso certo affermare di avere raggiunto il ren, e tanto meno la saggezza suprema. Tutto ciò che posso dire è che vi tendo con tutta l'anima, senza stancarmi mai di insegnare» (Dialoghi VII,33)
Al tempo stesso, peraltro, egli lo dichiara assai prossimo:
« ren è davvero inaccessibile? Desideralo con fervore, ed eccolo in te» (Dialoghi VII,29)
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