La diffusione del buddhismo in Cina rappresenta, ancora
oggi, uno dei processi di acculturazione delle idee e delle credenze religiose
tra più straordinari della Storia dell'umanità. Culture elaborate e dai
profondi risvolti filosofici e spirituali, come quelle indiana, centroasiatica
e cinese, riuscirono in Cina a fondersi e a costituire un insieme di scuole
dottrinali e di culture materiali, parte delle quali sopravvive tutt'oggi
nell'area di influenza cinese e in Giappone, e da dove, nello scorso secolo,
hanno raggiunto l'Occidente.
Il Buddhismo è penetrato
in Cina agli albori dell'era cristiana, sotto la dinastia Han, giungendo, lungo
il tratto orientale della Via della Seta,
dalla Serindia, nome che deriva dalla
combinazione delle parole Seri e India ed indica propriamente la
parte dell'Asia nota anche come, Turkestan Cinese o Asia Superiore, che in quel
periodo era diventata un protettorato cinese.
Il tratto orientale della Via della Seta |
La forza militare della
dinastia Han aveva infatti permesso all'impero di espandersi a occidente nella
pianura desertica del Tarim, dove erano situate le città-stato e i principati
dei Tocari, Saci e Sogdiani nella provincia del Xinjiang-Uigur attualmente di
etnia prevalentemente uigura. In questo modo la Via della Seta veniva resa
sicura fino al Pamir, ai confini con la Battriana nell'odierno Afghanistan.
Come vedremo, in quella regione inospitale la diffusione del buddhismo fu
impressionante e modificò in modo irreversibile la vita delle popolazioni che
vivevano là: la cosa interessante è che proprio tramite le testimonianze dei
viaggio dei monaci che si muovevano avanti e indietro tra la Cina e l’India,
possiamo ricostruire la vita di quei luoghi.
(vedi anche:La Cina alla ricerca di Roma: il prode ban Chao e l'ingenuo Gan Ying)
E proprio attraverso
l’Afghanistan [pensate alla diffusione “culturale” che questa regione
rappresenta oggi] che si creò quel collegamento tra India e Cina che consentì
la diffusione del buddhismo in quella regione: non si hanno notizie certe su quando
questo avvenne ma solo leggende, la principale
delle quali vorrebbe che l'imperatore Míng Di, degli Han Orientali, (regno:
57-75 d.C.) avesse sognato un uomo d'oro. Particolarmente colpito
dall'accaduto, un suo consigliere suggerì che potesse essere un dio straniero
di nome Buddha. Míng inviò dunque alcuni ambasciatori verso Occidente, che
tornarono insieme a due monaci indiani, Kāśyapa
Mātanga e Gobharana, condotti su di un cavallo bianco. I monaci portarono con
loro testi delle scuole del buddhismo dei Nikaya, tra cui il Sutra in
quarantadue capitoli, che tradussero nel 67 d.C. a Luòyáng dove fondarono
il Monastero del Cavallo Bianco.
Qualcosa di più documentato si ha a partire dal II sec.
d.C., grazie alle cronache monastiche cinesi. Intorno al 150 giunse in Cina,
come ostaggio, An Shigao, un
principe persiano buddhista il quale avrebbe tradotto diversi sutra (le
cronache parlano di 35 testi) delle scuole del buddhismo dei Nikaya. Nel 181
giunse il persiano An Xuan, un
mercante il quale, divenuto discepolo di An Shigao, tradusse altri testi sempre
delle scuole del buddhismo dei Nikaya e predicò attivamente la dottrina
buddhista. Poi, sempre nel II secolo, è la volta di Lokaksema un vero e proprio missionario mahayana proveniente
dall’impero Kushan che tradusse moltissimi testi ma di scuole del buddhismo
mahayana. L'opera di Lokaksema fu seguita da un altro missionario kushan, Zhi Qian, un monaco poliglotta,
discendente di una famiglia che si era stabilita un secolo prima a Luoyang. Il più importante traduttore del III
sec., anche lui un kushan, fu tuttavia Dharmaraksa.
La sua famiglia si era stabilità da tempo a Dunhuang e là nacque Dharmaraksa
che entrò in un monastero buddhista a soli 8 anni. I buddhisti cinesi e gli
stranieri buddhisti residenti in Cina sentirono tuttavia la necessità di
acquisire direttamente nuovi testi religiosi, quindi Dharmaraksa accompagnò il
suo maestro, un monaco indiano conosciuto con il suo nome cinese, Zhú Gāozuò, in un viaggio verso
l'Occidente dove visitarono numerosi regni incontrando ben 36 idiomi diversi e
raccogliendo sutra buddhisti. Tornato in Cina, Dharmaraksa si occupò della loro
traduzione. Ne tradusse ben 149 prima di morire, in età molto avanzata, nel 316
d.C.
Nel corso del IV secolo,
a seguito della invasione della Cina settentrionale da parte dei popoli delle
steppe (in particolare gli Xiongnu), la corte cinese abbandonò Luoyang
spostandosi verso Sud, fondando la nuova capitale a Jiankang (oggi Nanjing) e
la nuova dinastia Jin Orientale (317-420). Nella Cina meridionale il Buddhismo
prosperò soprattutto tra le classi aristocratiche e vi furono importanti monaci
cinesi, che operarono per inserire la dottrina buddhista nella cultura
tradizionale cinese. Tra questi monaci cinesi, va menzionata l'opera di Huiyan
( 334-416), fondatore del monastero di Dōnglín ( Monastero del Bosco
Orientale), Dao’an (312-385), fondatore del monastero di Xiuanyan. Nel corso di
quegli anni venne completata la progressiva raccolta di sutra buddhisti
provenienti dall'Asia centro-orientale e quindi si cercò di raggiungere
l'India, il paese che diede i natali al Buddha Shakyamuni, per poter completare
la raccolta con nuovi testi.
Per tale ragione nel 399
partì, sempre da Jiankang, il monaco cinese Fa Xian ( 340-418) per una missione durata 14 anni (dal 399 al 412)
in India e Sri Lanka alla ricerca dei Vinaya indiani e di nuovi sutra. Il suo
viaggio è descritto nel suo Annotazioni
sui regni buddhisti, redatti dal monaco cinese Fa Xian sui suoi viaggi in india
e Ceylon alla ricerca dei libri della disciplina buddhista, in cui illustra
la storia e la geografia di numerosi paesi incontrati lungo la Via della Seta,
l’India e Ceylon. Dalle Annotazioni di
Fa Xian, che forse sono le prime informazioni che abbiamo su quelle regioni,
possiamo ricostruire come era il bacino del Tarim nel V secolo: seguiamolo nel
suo avventuroso viaggio per il tratto di Via della Seta che attraversa quelle
regioni.
Il viaggio di Fa Xian |
Partito da Chang’an, Fa Xian attraversò
la provincia del Gansu arrivando a Lanzhou: già in quella zona trovò le prime
difficoltà, in quanto, per i disordini che agitavano quella provincia, era
quasi impossibile viaggiare sulle strade principali: dovette proseguire per vie
secondarie. Tuttavia il re locale lo accolse benevolmente e lo ospitò per
qualche mese. Riprese quindi il viaggio accompagnato da alcuni monaci e si
diresse a Dunhuang, dove fece
un’altra tappa.
Le grotte di Mogao |
Probabilmente a Dunhuang
visitò le grotte di Mogao, che da
pochi anni si stavano sviluppando: si tratta di un sistema di 492 tempietti
scavati nella roccia, in una rupe lunga 1600 metri (per cui il termine con cui
sono note, cioè "grotte", può non essere il più adatto a
descriverle). La leggenda narra di un monaco buddhista chiamato Lezun che, nel
366, ebbe una visione: mille Buddha. Convinse quindi un ricco pellegrino della
Via della Seta a fondare il primo tempio che si trova qui. Col passare dei
secoli i templi crebbero fino a superare il numero di mille, e con essi vennero
costruiti ricoveri e repositori di testi sacri, e cappelle votive. Fra il IV e
il XIV i monaci di Dunhuang raccolsero numerosi manoscritti occidentali, e
molti dei pellegrini che passavano per il sito dipinsero affreschi all'interno
delle grotte, oltre a lasciare un'offerta e a pregare per propiziarsi un
viaggio tranquillo.
Gli affreschi coprono una superficie di oltre 42.000 metri
quadrati.
I monaci buddhisti
praticavano una vita austera e speravano che l'isolamento delle grotte li
avrebbe portati più facilmente all'illuminazione. I dipinti servivano come
aiuto per la meditazione, in quanto rappresentazione visiva della ricerca
dell'illuminazione. Inoltre avevano lo scopo di illustrare agli analfabeti le
storie e le credenze buddhiste. Tuttavia, nel corso dell' XI secolo le grotte
vennero murate, in quanto erano ormai diventate ricolme di vecchi manoscritti,
lacerati o perlopiù inutilizzabili. Agli inizi del XX secolo un taoista cinese
di nome Wang Yuan-Lu si autonominò guardiano di alcuni di questi templi. Egli
scoprì che dietro ad un muro vi era un corridoio, il quale portava ad una
piccola caverna ricolma di antichi manoscritti (tutti databili fra il 406 e il 1000):
antichi rotoli di canapa cinesi e tibetani, antichi dipinti su seta e carta e
molte figure di Buddha, perlopiù danneggiate. Wang si imbarcò in un ambizioso
progetto di restauro dei templi, sia per mezzo di donazioni private che di
istituzioni. Oggi le grotte di Mogao sono uno dei più importanti siti turistici
della regione, oltre che attrattiva per numerose spedizioni scientifiche, anche
se la minaccia alla conservazione del sito arriva dalla sabbia che si è
riversata sulle facciata della rupe ricoprendo con un velo le opere, dal vento
che ha eroso la roccia, dall'umidità che ha deteriorato le opere e dai terremoti
che hanno fratturato la struttura. Nel 1987 le Grotte di Mogao sono state
inserite nell'elenco dei Patrimoni dell’umanità dell'UNESCO.
Il deserto di Lop Nor |
Fa Xian fu aiutato dal prefetto
locale di Dunhuang, che fornì al gruppo
i mezzi per attraversare il deserto di Lop
Nor, [un antico lago salato, poi dissecatosi e diventato una immensa crosta
di sale di 3.000 km2. Per la cronaca i cinesi lo hanno utilizzato
nel 1959 per il primo test nucleare] Fa Xian lo descrive: « … infestato di demoni feroci e battuto da
venti caldissimi. Non si vedono uccelli volare, né animali muoversi sul
terreno: le uniche indicazioni sula via da percorrere sono le ossa risecchite
di uomini e animali che si incontrano ai bordi delle piste».
Dopo un viaggio di 17 giorni, avendo
percorso circa ottocento chilometri, il pellegrini raggiunsero il regno di Shanshan (con capitale Loulan), un territorio collinoso e
sterile. Posizionato sul ramo
meridionale della Via della Seta, che collega Dunhuang a Khotan, Sanshan fu
conteso per secoli tra i cinesi han e gli Xiongnu, in quanto territorio
strategico per il controllo del traffico delle merci tra oriente e occidente.
Fa Xian ci racconta che:
Luolan |
«Gli abiti
degli abitanti sono grossolani ma simili a quelli indossati nella nostra terra
di Han. Il re segue la nostra legge[buddhismo], e nella regione si trovano più
di 4000 monaci Theravada [hinayana]. Le persone comuni di questo e di altri
reami in questa regione seguono, come i monaci,
le regole di vita indiane, anche se in modo più blando. Così i
viaggiatori che si muovono verso occidente, trovano le stesse regole in tutti i
reami, a parte la diversità delle lingue locali. I monaci tuttavia, che hanno
abbandonato la vita mondana e lasciato le loro famiglie, sono tutti studiosi
dei Libri Sacri indiani e conoscitori della lingua indiana[sanscrito]».
Il bacino del Tarim |
Qui si fermarono per un mese e
quindi ripresero il cammino verso nord-est, raggiungendo, dopo un paio si
settimane, il regno di Karashahr sul bordo settentrionale del Tarim: qui
trovarono delle comunità di monaci di più di 4000 persone, tutti seguaci della scuola Hinayana. Questi monaci erano di
osservanza molto stretta e i monaci cinesi non erano preparati a seguire le
loro regole: Fa Xian riuscì a rimanere per un paio di mesi in uno di quei
monasteri, aiutato dal sovrintendente Fu Gongsun che lo aveva preso in
simpatia. Tuttavia la gente del luogo trascurando i doveri di correttezza e di
giustizia trattò gli stranieri in maniera così avara che alcuni compagni di Fa
Xian se ne tornarono verso Turfan con la speranza di ottenere là i mezzi per
proseguire il loro cammino. Turfan è stato per lungo tempo il centro di una
oasi fertile ( l’acqua era ottenuta attraverso un ingegnoso sistema di canali,
detto karez, che raccoglieva l’acqua dai monti e la convogliava verso la città
tramite una fitta rete di canali sotterranei) ed un importante centro
commerciale. Sede di un antico regno chiamato Gushi, fu conquistata dai cinesi
nel 60 d.C. ma durante la dinastia Han passò di mano varie volte tra cinesi e
Xiongnu. Dopo la caduta degli Han la regione diventò un regno vassallo della
Cina, governato da popolazioni uigure.
Fa Xian riuscì invece, grazie alla
liberalità di Fu Gongsun, ad avere i mezzi per proseguire, con la restante
compagnia, in direzione sud-ovest. Trovarono però quella regione totalmente
deserta: le difficoltà che trovarono nell’attraversarla furono al limite della
capacità umana ma per fortuna, dopo più di un mese di marcia riuscirono a
raggiungere Khotan.
L’antico reame di Khotan
è stato uno dei primi stati buddhisti al mondo ed ha rappresentato un
ponte culturale attraverso cui la cultura e l’insegnamento buddhista fu
trasmesso dall’India alla Cina. L’oasi di Khotan ha una posizione geografica
strategica trovandosi alla congiunzione tra un antico ramo della Via della Seta
(quello che corre lungo il lato sud del bacino del Tarim, tra Dunhuang e
Kashgar) con una delle antiche vie che portavano a sud verso il Tibet e
l’India. Ecco come lo descrive Fa Xian:
Un tempio a Khotan |
«Khotan è un
regno piacevole e prosperoso, molto popolato. Gli abitanti seguono la nostra
legge e amano divertirsi riunendosi per ascoltare e cantare le loro musiche
religiose. Ci sono miriadi di monaci, la maggior parte di scuola mahayana.
Tutti ricevono il loro cibo dai magazzini comuni. Le case della gente sono
separate l’une dalle altre ed ogni famiglia ha un piccolo stupa davanti alla
porta di casa. Nei monasteri ci sono delle foresterie che ospitano i monaci
viaggianti, che sono riforniti per tutte le loro necessità. I monaci sono
chiamati a mangiare dal suono di una campana: quando entrano nel refettorio,
il loro comportamento è ispirato ad una
gravità riverente, prendo posto in modo ordinato il tutto in un perfetto
silenzio. Non si sente alcun rumore dalle loro ciotole o da altri utensili
durante il pasto e se qualcuno di questi uomini puri ha bisogno di cibo, non
può chiamare gli inservienti ma solo fare dei segnali con le mani…».
Alcuni compagni di Fa Xian partirono
in anticipo, mentre Fa Xian rimase là con il resto del gruppo per altri tre
mesi, perché voleva vedere le processioni delle immagini. Ed ecco come le
descrive:
Il re di Khotan |
«In quel
reame ci sono quattro grandi monasteri, senza contare quelli più piccoli. A partire
dal primo giorno del quarto mese dell’anno, i monaci spazzano e lavano le
strade all’interno della città ripulendo anche i vicoli e strade secondarie.
Davanti alla porta della città allestiscono una grande tenda, magnificamente
adornata in tutti i modi possibili, dove il re e la regina, con le cortigiane
in abiti sfarzosi, prendono temporanea residenza. I monaci del monastero
Gomati, di tradizione mahayana, tenuti in grande reverenza da parte del re,
hanno la precedenza su tutti gli altri nella processione: a distanza di un paio
di chilometri dalla città, allestiscono un grande carro che trasporta le
immagini sacre in una configurazione che richiama la sala grande del monastero.
Le sette sostanze preziose (cioè oro, argento, lapislazzuli, quarzi, rubini,
diamanti e agate) sono tutte presenti
sul carro assieme a drappi di seta e baldacchini tutto intorno. L’immagine
principale del Buddha è sistemata nel centro del carro, con due Bodhisattva che
lo scortano, mentre quelle dei Deva [esseri soprannaturali] tutte impreziosite
da oro ed argento sono disposte appese ai fianchi in guisa di corteo. Quando il
carro arriva in prossimità della porta della città, il re si toglie la corona e
si cambia d’abito indossando un semplice saio e portando fiori ed incenso, esce
dalla sua tenda per rendere omaggio alle immagini sacre, circondato da due ali
di cortigiani. Prostrato a terra ai piedi del carro sacro sparge i fiori e
brucia l’incenso. Il carro poi entra in città, accompagnato dalla regina e
dalle dame di corte che spargono ogni tipo di fiore al suo passaggio. Nei
giorni successivi il rito si ripete: ogni monastero infatti prepara il proprio
carro sacro ed effettua la processione, finché al quattordicesimo giorno, il
rito termina ed il re ritorna nel suo palazzo».
Terminato il rito delle processioni,
Fa Xian riprese il cammino verso l’India. A partire da Khotan, raggiunse
Tashkurgan, vicino a Kashgar, dove i due rami della Via della Seta che
aggiravano il deserto di Taklamakan si ricongiungevano per poi proseguire ad
ovest verso il Mediterraneo e a sud verso l’India. In quest’ultima direzione, le
difficoltà del viaggio cambiavano totalmente: non più zone calde e desertiche
come quelle incontrate nel bacino del Tarim, ma altissime ed impervie montagne
da attraversare. Per arrivare in India bisognava infatti superare il passo del
Karakorum, alto oltre 5.500 m. che collega Yarkand a Leh nel Ladakh. Fa Xian
così commenta quella fatica: «la neve le
ricopre tutto l’anno e in quelle rigide zone si possono incontrare draghi
velenosi che ,se provocati, sputano dei venti velenosi dalle loro fauci e
provocano tormente di neve o tempeste di sabbia: solo uno su diecimila si salva
quando incontra questi pericoli. La gente del luogo chiama questa catena “
Monti Nevosi” ». Oggi, come si può vedere dalla cartina, c’è una comoda
autostrada che collega il Xinjiang all’India (anche se, per motivi climatici,
il passo è aperto “solo” da maggio ad ottobre!).
Dopo un altro mese di viaggio
raggiunsero Skardu [ nel Ladak] dove Fa Xian ritrovò i suoi compagni di viaggio
che erano partiti prima. Di qui si mossero verso l’India Settentrionale e dopo
un altro mese di cammino, Fa Xian e i suoi compagni arrivarono in India, nel
Punjab: e qui lasciamo il nostro pellegrino alla ricerca dei libri sacri
buddhisti.
Dopo 14 anni Fa Xian
tornò in Cina via mare non senza gravi difficoltà dovute a vari naufragi.
Riuscì comunque a portare con sé molti testi buddhisti ed immagini sacre e
passò il resto della sua vita a tradurre e commentare le scritture che aveva
raccolto.
Sitografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_Buddhismo_cinese
http://depts.washington.edu/silkroad/texts/faxian.html
Buongiorno,
RispondiEliminaSono un operatore da un'agenzia di viaggi a Uzbekistan. Vorrei chiedersi, posso prendere qualche informazione sul Via della Seta, da vostro sito. Certamente, con fonto. Grazie.
Quasi tutto il materiale dei miei post proviene da fonti pubbliche: il "valore aggiunto", se mai, deriva dal collegare cose che sembrano non avere relazione. Quindi non c'è nessun problema!
EliminaL'unica cosa gradita sarà la citazione del blog!
saluti!